Gli autori dei raggiri finiti in carcere in Italia operavano anche nel cantone. Di 28mila franchi il bottino complessivo
Sono due le truffe agli anziani messe a segno in Canton Ticino dal sodalizio criminale sgominato dalla Squadra mobile di Novara diretta da Valeria Dulbecco, con la collaborazione della Polizia giudiziaria del Canton Ticino, nell'ambito dell'operazione 'Cara Nonna' ('Droga Babciu', in lingua polacca). Altri sei tentativi di raggiro che avevano come obiettivo il cantone sono invece falliti grazie alla prontezza delle vittime, che non sono cadute nella trappola.
I fatti risalgono al febbraio e al luglio dello scorso anno. I malviventi, italiani di origine rom di etnia polacca, sono entrati in azione in quei mesi, riuscendo, come detto in due casi, nel loro intento. Oltre 28mila franchi il bottino complessivo delle due truffe, una delle quali messa in atto (a febbraio) ad Agno, dove i truffatori sono riusciti a farsi consegnare 20mila franchi da una anziana pensionata. Il secondo imbroglio (a luglio) è stato realizzato a luglio in un Comune poco distante da Ponte Tresa.
L'attività criminale dei truffatori è stata condizionata dalle misure restrittive introdotte sia in Italia che in Svizzera. Quando alle frontiere i controlli sono diventati più stringenti, infatti, le truffe si sono concentrate quasi esclusivamente in provincia di Novara, mentre prima il perimetro d'azione si era allargato sino alle province di Vercelli e Como (tre tentativi, tutti falliti) e, appunto, al Ticino. L'inchiesta, iniziata nel marzo dello scorso anno dopo la denuncia di una ottantenne, ha consentito agli investigatori piemontesi di ricostruire il 'modus operandi' attuato dall'associazione a delinquere.
Il lavoro degli inquirenti, però, non è ancora terminato, come ha affermato a 'laRegione' il capo della mobile Valeria Dulbecco. C'è un interrogativo al quale non è stata data una risposta: chi indicava ai truffatori le vittime? Truffatori che nel corso delle telefonate hanno dimostrato di conoscere molto (soprattutto la parentela) degli anziani presi di mira.
«Nel corso delle intercettazioni è emersa la cattiveria, la spietatezza e la cinica determinazione dei telefonisti che chiamavano dalla Polonia e che effettuavano decine e decine di chiamate in danno delle vittime, finché non trovavano la persona che eseguiva quanto loro chiedevano - sottolinea Valeria Dulbecco -. I criminali si sono rivelati totalmente insensibili al fatto che con le loro parole creavano nelle anziane vittime un profondo terrore, causato dalle minacce di ripercussioni che mettevano a rischio l'incolumità dei loro cari».