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Como, un rosario ‘per il ragazzo sfortunato che sta in carcere’

Alla messa di suffragio per don Roberto Malgesini ha partecipato l'elemosiniere di Papa Francesco, che ha incontrato anche i genitori del sacerdote ucciso

Il cardinale Konrad Krajewski ieri a Como (Vatican News)
20 settembre 2020
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Una corona del rosario “anche per questo ragazzo sfortunato che sta in carcere”: il 53enne tunisino che martedì mattina in piazza San Rocco a Como, con tre coltellate, ha ucciso don Roberto Malgesini, il prete di strada, il sacerdote degli ultimi, il martire della carità. A portare a Como dal Vaticano i rosari del papa è stato l'elemosiniere del Santo Padre, il cardinale Konrad Krajewski, che ieri mattina ha celebrato con il vescovo di Como monsignor Oscar Cantoni la messa di suffragio di don Roberto Malgesini.

Il cardinale ha portato dal Vaticano i rosari del papa per i volontari e le persone che erano assistite da don Roberto. “Ho portato i rosari per tutti i volontari e i bisognosi di don Roberto e anche per questo ragazzo sfortunato che sta in carcere – ha detto il cardinale –. Chiedo alle autorità militari di portarlo a lui perché io non posso andare. Ho invece un rosario particolare di perla per i genitori di don Roberto, che non potevano venire qui”. Ieri pomeriggio, in forma privata, il cardinale polacco, si è recato a Ponte di Valtellina dove oltre a consegnare la corona di rosario ha baciato le mani dei genitori di don Roberto “in nome del Santo Padre”.

“Caro don Oscar – ha detto il cardinale al vescovo – sono sicuro che da te verranno tanti sacerdoti e laici che vorranno riprendere l’opera evangelica di don Roberto perché questa strada è il vero Vangelo in atto. Se per caso non si presenterà nessuno verrò io”. Come in una staffetta, il testimone caduto dalle mani di don Roberto è già stata raccolto. È cresciuto il numero dei volontari, fra cui sacerdoti e suore, oltre che laici, che il mattino si danno appuntamento per distribuire la colazione ai tanti senza tetto di Como. Durante l'omelia il cardinale Konrard Krajewski ha detto: “Don Roberto è morto, quindi vive. L’amore non muore mai neppure con la morte. La pagina del vangelo che don Roberto ci ricorda oggi, la pagina che non si può strappare mai ci ricorda: non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i suoi amici. I poveri erano i suoi amici. Non si può essere cristiani fino in fondo se questa pagina non è fatta nostra. Perché questo è capitato a don Roberto e non a me e non a voi? Non lo so sono le strade del Signore. Lui nella sua vita ha incorporato la preghiera di Gesù, la semplice preghiera che noi diciamo ogni giorno, Padre nostro sia fatta la tua volontà non la mia. Sia santificato il tuo nome, non il mio. Venga il tuo regno, non il mio. Noi sacerdoti dobbiamo vivere il tuo Vangelo, diffondere la fragranza di Gesù dovunque andiamo. Servire i poveri per rappresentare Gesù stesso”.