Confine

A Como il 65 per cento di morti in più degli ultimi 5 anni

Oltreconfine si tirano le somme sulle conseguenze della pandemia. L'analisi dell'Istituto nazionale di statistica

(Ti-Press)
5 maggio 2020
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Sono trecentoquaranta i comaschi deceduti nel mese di marzo e che, senza il Covid-19, probabilmente non sarebbero finiti nella lista dei morti. La drammatica contabilità della pandemia è stata diffusa lunedì per la prima volta dall’Istat. L'istituto di ricerca consegna una fotografia chiara e inequivocabile: una ecatombe senza precedente, che trova conferma nei dati forniti dall'anagrafe del Comune di Como. E qui si fanno largo gli interrogativi sul numero dei decessi conseguenza del coronavirus nel capoluogo lariano.

L’istantanea consegnata dall’Istat dice che a Como l’aumento dei morti registrato a marzo è del 64,2 per cento rispetto allo stesso periodo dei cinque anni precedenti. Dal 20 febbraio, data del primo caso accertato in Lombardia, alla fine del mese, in provincia di Como sono morte 1'008 persone  a fronte di una media di 668 degli anni precedenti. A gennaio e febbraio, per rendere ancora meglio l’idea, i decessi nella provincia erano calati del 6 per cento rispetto al quinquennio precedente.

Da Palazzo Cernezzi si viene a sapere che a Como i decessi rispetto a un anno fa nei mesi di marzo e aprile sono stati il doppio. A marzo di quest'anno i morti sono stati 181 a fronte delle 87 persone decedute nello stesse mese del 2019. L'incremento è stato, quindi, del 108 per cento. Centosessantotto i lutti in aprile, quando l'anno scorso erano stati 91. L'84 per cento in più. Senza dimenticare che dietro le statistiche ci sono persone e storie, affetti e grandi dolori.

Stando ai dati di Regione Lombardia a Como i decessi per Covid-19, dall'inizio dell'epidemia, sono stati 91 (419 in provincia). Poco più della metà dei decessi registrati dall'ufficio anagrafe di Palazzo Cernezzi. Abbastanza quindi per far sorgere interrogativi. E una prima risposta va ricercata nei decessi avvenuti nelle case di riposo. Nella 'strage' degli anziani.