Lo scorso marzo l’oro ha vissuto un vero e proprio rally (+10%) infrangendo nuovi record. L’oro è spesso usato come elemento di diversificazione e stabilizzazione del portfolio da parte degli investitori, ed è quindi molto ricercato in periodi di incertezza geopolitica come quello attuale. Vi sono però anche ulteriori fattori che trascinano il prezzo verso l’alto.
I cambiamenti delle aspettative sui mercati riguardanti i futuri tagli dei tassi da parte dalla Federal Reserve hanno spinto il corso del metallo giallo. Esiste una relazione inversa tra il prezzo dell’oro e l’evoluzione dei tassi statunitensi: infatti, il suo corso ne risente quando i tassi aumentano, siccome gli investimenti in altre classi come le obbligazioni diventano più redditizi, dato che il rendimento dell’oro è rappresentato solamente dall’aumento del suo prezzo, non offrendo dividendi o cedole. In caso di tassi in diminuzione, o semplicemente questa prospettiva, l’oro diventa relativamente più interessante, spingendo gli investitori a spostare i capitali da classi di investimento che perdono attrattività come le obbligazioni.
Un altro fattore che determina il prezzo è la domanda di oro fisico, influenzata negli scorsi anni in gran parte dagli acquisti di alcune banche centrali di economie emergenti come la Cina, l’India e la Turchia, ma anche di Paesi europei (Polonia, Ungheria), le quali hanno notevolmente rimpinguato le loro riserve del nobile metallo. Oltre al desiderio di diversificare le proprie riserve e creare fiducia nella stabilità della propria valuta, in alcuni casi vi sono motivazioni geopolitiche, con il desiderio di ridurre l’egemonia del dollaro americano, anche alla luce delle problematiche legate al debito pubblico americano.