Un Lac gremito nonostante la nevicata assiste e applaude l'eterna giovinezza di due monumenti della musica. Stravinskij, Schumann e Bizet tirati a lucido
La musica ha sconfitto la neve. Strade imbiancate, alcune difficoltà nel raggiungere Lugano e più banalmente la tentazione del proprio caldo salotto non hanno impedito in alcun modo al Lac di riempirsi per assistere alla cristallizzazione del tempo e l’eterna giovinezza di Charles Dutoit e Martha Argerich in concerto assieme all’Orchestra della Svizzera italiana.
88 anni lui, 83 anni lei – molti dei quali passati insieme sia nella vita privata, sia sul palco – che si traducono nella freschezza e nella leggerezza con cui è stato affrontato il programma previsto giovedì sera. A partire dal clou della serata, il celebre Concerto in La minore per pianoforte e orchestra di Robert Schumann nel quale si è rispecchiata, e moltissimo, tutta la personalità di Argerich. Scritto tra il 1841 e il 1845, all’inizio sotto forma di Fantasia (il primo movimento) e poi, su consiglio della appena sposata Clara – pianista notevole che lo suonò alla Prima a Lipsia nel 1846 – arricchitosi di un Intermezzo e un Finale per diventare uno dei (tantissimi) apici di Schumann, il Concerto per pianoforte è già di per sé uno dei momenti più densi del Romanticismo musicale. L’interpretazione di Argerich è stata viva, sentimentale, appassionata, leggera e in alcuni tratti sembrava quasi di essere su una nuvola, passeggera ed estiva nell’Intermezzo o più massiccia e governata dalle correnti nel movimentato finale dove, tra virtuosismo e talento, sono Artisti con la A maiuscola come Martha Argerich che riescono a spiegare il significato dell’arte anche a orecchie inesperte e così – l’auspicio è sempre quello – folgorarle. Le nove volte in cui è stata richiamata sul palco dagli applausi della sala sono concreto risultato dell’effetto suscitato.
Charles Dutoit, nel resto del programma, ha curato il giardino di casa di cui ha granitica esperienza portando in entrata il balletto “Jeu de cartes” di Igor Stravinskij e, come ultima parte, la Sinfonia in Do di Georges Bizet. Con Stravinskij il rischio è doppio: da un lato, rappresentare la musica di un balletto, per giunta giocoso, senza ballo porta per forza di cose molta più attenzione all’esecuzione musicale e la precisione, soprattutto a livello ritmico, dell’Osi è stata all’altezza e Dutoit particolarmente sicuro nella gestione dell’incedere delle varie parti. Dall’altro, la complessità di scrittura richiede soprattutto a livello di prove una padronanza della materia più che eccezionale: così è stato, la partita a poker giocata dalle carte nelle tre mani del balletto è stata vinta dall’Osi.
Gioco, scherzo, leggerezza e un clima primaverile mentre fuori scende la neve sono stati invece i protagonisti della Sinfonia in Do maggiore o Sinfonia numero 1 di Bizet, che ha una storia tutta da raccontare. Scritta nell’autunno 1855 nel giro di un mese all’età di 17 anni quando era studente del Conservatorio di Parigi, non venne mai eseguita con Bizet in vita. Anzi, il compositore francese non la menzionò mai in alcuna corrispondenza o memoria. Un lavoro studentesco, né più né meno? Neanche per idea. Che grande, immensa perdita sarebbe stata se prima sua moglie alla sua morte non avesse passato la partitura a Reynaldo Hahn il quale, a sua volta, lo trasferì assieme ad altri manoscritti alla biblioteca del Conservatorio dove fu trovata nel 1933 e, in seguito, riscoperta per la sua prima rappresentazione a Basilea nel 1935. È una sinfonia leggera, concisa, coloratissima e che porta con sé i profumi e le sensazioni lasciate da un primaverile invito alla danza in un campo. La maestria di Dutoit è stata tutta nel non rallentare il gioco e nel conservare intatta la fresca fanciullezza di questa incredibile pagina di Bizet.
Più in generale l’Osi ha regalato una prova compatta e precisa – molti applausi per l’oboe di Marco Schiavon e il clarinetto di Paolo Beltramini –, seguendo alla lettera un Maestro noto per pretendere tantissimo dall’orchestra e che da questa ha trovato una pronta risposta. Lo stesso programma è in cartellone per questa sera, dove l’Orchestra della Svizzera italiana sempre con Charles Dutoit sul podio e sempre con Martha Argerich al pianoforte, suonerà allo Stadtcasino di Basilea.