laR+ La recensione

Per l’Osi in Auditorio come un grimett al sô

Due concerti indimenticabili, nella serata del ritorno di Heinz Holliger

Lo scorso 16 novembre allo Stelio Molo
(OSI / Gabriele Corti)
18 novembre 2024
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È tornato Heinz Holliger nella veste di direttore e solista di corno inglese e la sala non si è proprio svuotata, ma ha lamentato parecchi posti vuoti e un accresciuto numero di capelli bianchi, per un’offerta musicale cospicua: due secoli di musica in sei brani poco connessi tra loro, opportunamente suddivisi in due concerti di giovedì e sabato. Li ho seguiti con interesse e qualche ansia come il grimett di Delio Tessa, il vecchietto che su una panchina al sole vede sfilare un corteo di animali che vanno al macello.

Poco meno di settant’anni fa, a Zurigo, ascoltai dal vivo Holliger, solista di oboe affascinante. Poco meno di trent’anni fa lo ascoltai sul podio di direttore alla Philharmonie di Berlino. Il primo ascolto non si scorda mai, ma ne seguirono innumerevoli altri e mi sembra d’aver ritrovato nell’ottantacinquenne musicista, che non nasconde i segni dell’età, le peculiarità di sempre: un suono intrigante, talvolta dolce talvolta aspro; un gesto aleatorio, che ti chiede di decifrare quale mano dà il tempo, quale fa l’espressione.

Serberò il programma di sala, bello, essenziale per seguire i due concerti, un grato ricordo per chi li ha seguiti, una citazione dovuta degli eccellenti musicisti protagonisti.

Giovedì il programma ha offerto Due movimenti per sette strumenti a fiato (1957-58) di Klaus Huber, Sei Lieder su poesie di Christian Morgenstern (1956-57) nella versione per soprano e orchestra di Heinz Holliger del 2003, interpretati dalla soprano Christina Daleska. In chiusura la Sinfonia n. 9 di Franz Schubert.

Sabato la Serenata per tredici strumenti a fiato (1881) di Richard Strauss, poi tre brani di Anton Josef Reicha (1817-18) interpretati da Bruno Grossi, flauto, Heinz Holliger, corno inglese, Paolo Beltramini, clarinetto, Zora Slokar, corno, Enrico Bassi, fagotto. Gran finale con la Serenata per dieci strumenti a fiato, violoncello e contrabbasso op. 44 di Antonin Dvorak, che è del 1878.

Due concerti intriganti, splendidi, indimenticabili.