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‘Blitz’, l’ennesimo ma necessario film di guerra

Il Festival si è concluso premiando ‘On Becoming a Guinea Fowl’ di Rungano Nyon e ‘Black Box Diaries’ di Shiori Itō

Saoirse Ronan
(Apple)
14 ottobre 2024
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Presentato in prima internazionale allo Zurich Film Festival, ‘Blitz’ di Steve McQueen è un film intenso sui bombardamenti di Londra durante la Seconda guerra mondiale e al contempo è una celebrazione della maestosità dell’arte cinematografica, in grado di trasmetterne tutta la forza e la passione. In barba allo streaming e all’home cinema, ‘Blitz’ dà il meglio di sé sul grande schermo, entrando nella testa di chi lo guarda e trasmettendo, istante dopo istante, l’ansia e il fermento causati dalla costante minaccia aerea.

Steve McQueen, nel suo doppio ruolo di sceneggiatore e regista, ci dimostra che purtroppo di questo ennesimo film di guerra c’era bisogno, presentandoci la follia generata da morte e distruzione attraverso gli occhi di un bambino e di sua madre. Seguire George che, invece di sfollare in campagna, salta dal treno per tornare a casa, è un’avventura appassionante, che a tratti sopraffà gli spettatori, a partire già dalla prima scena, quando i pompieri, chiamati a spegnere gli incendi causati dalle bombe, non solo non riescono a domare il fuoco, ma nemmeno l’acqua: la pressione è troppa e l’estintore si ribella come un capriccioso e possente serpente. Dall’inizio alla fine, in questa storia c’è tanto da vedere, tanto da sentire, mentre ci si lascia incantare dalla fantastica regia che passa dal minuscolo all’enorme e poi di nuovo dall’enorme al minuscolo, regalandoci maestose visioni aeree, primi piani di una bomba, quasi viva nel suo letale intento, o di una piuma, in un intricato gioco di prospettive. E così diventa facilissimo fare un tifo accanito per George, che si perde dentro una Londra (ricostruita nei minimi particolari, bellissima) che diventa labirinto di buio e fuoco, di luci e rimbombi, di case che crollano, di volontari che spalano macerie e di gente che di giorno vive una vita quasi normale, mentre di notte combatte contro le autorità per avere il diritto di cercare rifugio nella metropolitana. Sul suo cammino George incontra dapprima il nigeriano Ife, guida e protettore, che lo porta a scoprire quella parte africana e coloniale di sé che lo rende speciale ma anche estremamente fragile. In seguito il piccolo si imbatte in un gruppo di sciacalli di stampo dickensiano che lo obbligano a rubare ai morti: mirabile la scena del jazz club che, una volta bombardato, si trasforma in una specie di grottesco museo delle cere. Incantevole risulta infine la figura della madre di George, giovane donna nubile con la passione del canto che si mantiene lavorando in una fabbrica di armi e che, per aver amato il padre di George, si ritrova a sfidare i pregiudizi. Il risultato è una spettacolare storia narrata in modo convenzionale ma non banale, con una morale ben chiara e un cast di attori di talento, fra i quali spiccano Saoirse Ronan nel ruolo di Rita, madre di George, ed Elliott Heffernan, capace di infondere nel piccolo George un’aura di dolcezza e determinazione che rendono il personaggio un vero ponte fra culture.

Il palmarès

Lo Zurich Film Festival si è concluso domenica dopo la consegna, avvenuta sabato, dell’Occhio d’oro a ‘On Becoming a Guinea Fowl’ di Rungano Nyoni (nella categoria lungometraggi) e a ‘Black Box Diaries’ di Shiori Itō (nella categoria documentari). Il film della regista Nyoni, che parla dei segreti di una famiglia zambiana della classe media, è stato definito dalla giuria “una commedia surreale, drammatica e piena di sorprese sulle bugie che raccontiamo a noi stessi”. Il documentario di Shiori Itō, nel quale la regista si mette a nudo scontrandosi contro pregiudizi e reticenze per cercare di consegnare alla giustizia l’uomo – un importante giornalista legato al governo – che l’ha violentata, ha invece stupito e commosso la giuria “per la resilienza, l’onestà e il coraggio” dimostrati. Secondo il giudizio dello Zurich Film Festival, “questo film ha il potere di cambiare la violenza sistematica contro le donne in tutto il mondo”. Ce lo auguriamo anche noi, di tutto cuore.

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