Il titolo è parte del suo nome. L'album, una finestra sul suo mondo interiore, è in uscita il 12 settembre per Livana Music
«C’è questa storia che mia zia, la mia maestra delle elementari, mi leggeva quando ero piccola. Si chiama ‘L'unicorno e il mare’. Parla di un unicorno, un fifone che ha paura dell’acqua, ma che trova il coraggio di attraversare il mare per salvare la figlia di Nettuno. Alla fine, l’unicorno si sacrifica e il dio, grato per il suo gesto, lo trasforma in un narvalo. Per me, il narvalo rappresenta forza e coraggio, ma anche una timidezza in cui mi riconosco».
Così Chiara Dubey, cantautrice svizzera, ci introduce al suo nuovo progetto musicale, il secondo album ‘Chandani’, in uscita il 12 settembre per Livana Music. Il titolo dell'album non è certo uno di quelli che si pescano dal cappello a caso. «‘Chandani’ è il mio secondo nome, significa ‘Chiaro di luna’ in hindi. È un nome che è sempre stato sul mio passaporto, ma che non ho mai usato. Ho deciso di usarlo ora perché rappresenta una parte di me che sto iniziando a scoprire, una parte di me che ho sempre avuto e che voglio mettere in luce», spiega.
C’è qualcosa di profondamente simbolico in questa scelta, come se Chiara Dubey stesse rivelando una nuova parte di sé, un coming out artistico che flirta con mito e realtà, muovendosi con disinvoltura tra i confini nebulosi di vulnerabilità e forza. Chi si aspetta un disco da Billboard è fuori strada: Dubey non è qui per compiacere le masse, ma per seguire la sua strada. In ‘Chandani’ mette in gioco tutte le sue influenze, spaziando dall'elettronica alla musica classica moderna, passando per il minimalismo. «Amo Jon Hopkins, i Sigur Rós, Aurora, Woodkid. Penso che la mia musica rifletta un po‘ tutte queste influenze», racconta, lasciando intravedere un mosaico sonoro variegato, che mescola stili e atmosfere.
Chiara descrive ‘Chandani’ come un album autobiografico. Ogni brano è una finestra sul suo mondo interiore, un mondo fatto di contrasti e introspezione. Il pezzo di apertura, ‘Breathe In, Out’, si affida esclusivamente alla sua voce, niente strumenti, solo l’intimità di una confessione mormorata a sé stessa. «Ho voluto che l'apertura dell'album fosse molto semplice, solo voce senza strumenti. È quasi una confessione, come se parlassi a me stessa dicendo: ‘I've come a long way after all’. Questo brano rappresenta un po’ il cuore dell'album». E se l’apertura del disco è minimalista, la chiusura, ‘This is Just the Beginning’, offre un colpo di scena semantico. Un finale che è anche un inizio, perché Chiara Dubey ama giocare con le aspettative come un gatto con una palla di filo. «Nel mio ambiente c'è sempre questa pressione legata all'età. Ma io mi ripeto che non voglio conformarmi alle tempistiche di nessuno, e se decido che inizio da qui, allora è qui che inizio».
Il suo futuro è appena cominciato, ma affonda le radici nel suo passato. Cresciuta in Svizzera con un padre indiano e una madre ticinese, la cantautrice ha riscoperto, in questo viaggio di auto-scoperta e creazione artistica, quanto la famiglia sia l’asse attorno al quale gira tutto il suo cosmo personale. «Senza di loro non ci sarebbe niente di tutto questo. Loro sono la mia spina dorsale». Ma non aspettatevi, nemmeno qui, le tipiche sonorità bollywoodiane o jodel svizzero: il suo stile è tutto fuorché tradizionale. «Il mio approccio è molto frammentato e internazionale. Ho sempre preso ispirazione da quello che mi piace». Eppure, l'India non è mai troppo lontana. In una delle tracce, ‘Amma’, si cimenta con l’hindi, una lingua in cui non è fluente, ma che ha imparato con l'aiuto di suo padre: «Questa canzone è dedicata a mia nonna indiana, che non ho mai veramente conosciuto a causa della barriera linguistica, ma con cui ho sempre sentito un forte legame. Il testo dice: ‘Non ti conosco, ma ti voglio bene. Sei il mio riflesso e ti porterò sempre con me’».
Dopo due anni di travaglio creativo, Chiara Dubey è pronta a portare ‘Chandani’ in tour. Due date sono già confermate in Svizzera: il 19 ottobre a Bellinzona, al Teatro Sociale, e il 10 novembre a Zurigo, al Kulturhaus Helferei. Concerti che uniranno archi, synth, introspezione e vocoder, che riporteranno i nati negli anni Novanta a quei suoni nostalgici alla Imogen Heap.
Guardando al futuro, la cantante ticinese è determinata a non farsi limitare da confini geografici o aspettative sociali. «Non voglio essere limitata alla Svizzera, anche se è la mia casa. È un punto di partenza, ma l'obiettivo è internazionale». Con ‘Chandani’, da ottobre disponibile anche in vinile, Chiara Dubey è pronta a tuffarsi in acque inesplorate, navigando verso nuove correnti e avventure, senza mai perdere di vista la sua rotta.