Valeva la pena prendere i biglietti un anno prima, e attendere ore l’inizio dello show? Alla fine della prima data la risposta è sì. Stasera si replica
Zurigo, 9 luglio. Dopo ore di attesa sotto a un caldo infernale – gestito al meglio dal personale del Letzigrund di Zurigo – ha inizio il 113esimo concerto del tour da record della cantante americana Taylor Swift, per la prima volta in Svizzera. Dopo l’esibizione dei Paramore, che con la voce incredibile di Hayley Williams riescono ad aumentare l’energia del pubblico scalpitante (e vestito a tema per la serata), arriva il momento tanto atteso. A pochi secondi dalle 19, lo schermo gigante mostra l’orologio che dà il via all’Eras Tour. Sulle note di ‘Miss Americana & The Heartbreak Prince’, dal primo album ‘Lover’, appaiono sul palco ballerini che sventolano petali di fiori giganti e, come per magia, compare Taylor Swift. Il pubblico esplode, e i braccialetti luminosi distribuiti all’entrata si colorano di rosa.
Comincia così un concerto di quasi tre ore e mezza, nel quale la cantante presenta i diciotto anni della sua carriera, e dieci dei suoi undici album, che sono chiamati ere per un motivo: Swift è innanzitutto una storyteller. Con ogni album è riuscita a creare un universo, con delle sue regole, colori, narrazioni. Il primo album, che ha come titolo il suo nome, è uscito quando la cantante era solo una ragazza di 17 anni appassionata di musica country, come tante altre. Eppure, già nei primissimi testi acerbi, traspaiono una grande sensibilità e un’ironia sottile non sempre facile da cogliere al primo ascolto.
Cosa ha reso così speciale questa ragazza della Pennsylvania, permettendole di passare dai concerti a scuola al riempire stadi di tutto il mondo per due anni consecutivi? Taylor Swift non è solo una cantautrice, è un fenomeno sociale difficile da comprendere per chi non la ascolta, per chi magari si è fermato alle sue hit di una decina d’anni fa come ‘Shake it off’, ignaro del suo percorso. Sicuramente è riuscita a creare una community unita, quella degli swifties, che si scambia braccialetti dell’amicizia ai concerti e s'identifica con questo o quell’album. Ecco il potere della musica di Taylor: i suoi testi raccontano emozioni e storie universali, rendendo impossibile non trovare almeno una canzone (o un centinaio) con cui identificarsi. Un altro punto di forza, che smentisce quelli per cui “le sue canzoni sono tutte uguali”, è il suo aver esplorato tutti i meandri possibili del pop. Non solo: Taylor ha collaborato con compositori come Jack Antonoff e Aaron Dessner e vanta featuring con artisti di ogni genere, da Kendrick Lamar a Lana Del Rey. Inoltre, una volta scaduti i diritti della sua vecchia casa discografica (con la quale ha avuto una disputa), ha cominciato a ri-registrare i suoi vecchi album, con nuovi arrangiamenti e canzoni inedite. Questo le ha permesso di rientrare in possesso del suo materiale musicale, e della sua identità.
Nell’Eras Tour, il percorso artistico di Taylor emerge in tutto il suo splendore. Le ere si susseguono per la durata del concerto, e Taylor non perde un colpo. A ogni cambio, corrispondono nuovi scintillanti costumi di scena, scenografie, e soprattutto, una nuova energia, a cui il pubblico risponde. Dopo i tramonti di ‘Lover’ è il turno di ‘Fearless’, secondo album dal quale la cantante e la sua fedelissima band ci regalano un’esibizione country, fresca e divertente, con successi come ‘Love Story’ e ‘You Belong With Me’. Il divertimento continua con ‘Red’, album con il quale la cantante aggiunge, al country delle origini, canzoni pop da cantare a squarciagola, come ‘We Are Never Getting Back Together’ e la strappalacrime ‘All Too Well’ (dieci minuti di durata).
C’è appena il tempo di riprendersi e schermo e braccialetti diventano viola. Questo significa una cosa sola: stiamo per entrare nell’era meno rappresentata nel tour (a eccezione del suo album di debutto, assente): ‘Speak Now’. Taylor appare sul palco con un abito da principessa e fa piangere il pubblico sulla meravigliosa ‘Enchanted’. Si arriva ora a una transizione inaspettata: dal romanticismo assoluto si passa alle atmosfere rock di ‘Reputation’, e lo stadio si anima di urla e scaglie di serpente, simbolo dell’album e di una sua controversia personale. Bastano pochi minuti e, grazie al lavoro dello staff della cantante, il palco si trasforma in un bosco incantato. È il momento degli appassionati di storie d’amore sofferte e dell’estetica connotata da plaid a scacchi e raduni di streghe: il momento di ‘Folklore’ ed ‘Evermore’. Nuova era, nuovo outfit, vecchie hit amate da tutti: diamo il benvenuto a ‘1989’, l’album che l’ha consacrata come regina del pop, ricco di canzoni iconiche come ‘Style’ e ‘Blank Space’, che il pubblico balla allo sfinimento.
Le ore passano, e la stanchezza inizia a farsi sentire. Ma Taylor Swift sta per farci entrare nella sua ultima era, quella dell’album uscito quest’anno, ‘The Tortured Poets Department’. Vestita di bianco, la cantante urla il suo dolore insieme ai presenti, trasportandoci in un vortice di emozioni che sono descritte in ogni canzone di quello che è il suo album più maturo e introspettivo. Dopo aver cantato con quanta forza possibile, durante le canzoni acustiche a sorpresa – appuntamento fisso nell’Eras Tour – il pubblico si lascia cullare da una Taylor meno star e più cantautrice. Siamo giunti all’ultimo album, ‘Midnights’, uscito nel 2022, dalle sonorità synth pop e connotato da un’estetica vagamente anni 70. Taylor compare in mezzo a nuvole lilla sulla musica di Lavender Haze, e mostra il suo lato vendicativo durante la performance infuocata di ‘Vigilante Shit’.
Eccoci alla fine del concerto. Sulle note allegre di ‘Karma’ esplodono fuochi d’artificio e piovono coriandoli, per un ultimo saluto di Taylor e i suoi musicisti e ballerini al pubblico zurighese. Valeva la pena prendere i biglietti con un anno in anticipo, e aspettare ore l’inizio dello show? A giudicare dai visi stravolti e sorridenti del pubblico, sembrerebbe proprio di sì. Resta solo quella sensazione con un retrogusto amaro di quando un party atteso da tempo giunge alla fine, descritta molto bene da Taylor in persona nella sua canzone ‘New Year’s Day’: “There’s glitter on the floor after the party…”.