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Storie di teatro, teatro della storia

Presentata la stagione 2024/25 del Teatro di Locarno, nel segno della contemporaneità tanto cara a Paolo Crivellaro, suo direttore artistico

Un estratto dal cartellone
19 giugno 2024
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Il luogo d’incontro è il confermato dehors del Casinò, “con gli uccellini e le cascate del Niagara” (Paolo Crivellaro, direttore artistico). Gli uccellini sono gli uccellini che cinguettano e le cascate del Niagara la fontana che in modalità Las Vegas segna rumorosamente il luogo deputato al gioco, anche sede del Teatro di Locarno che annuncia la stagione teatrale 2024/25, date e orari noti non prima di settembre. Prima che Crivellaro illustri i contenuti artistici, il presidente dell’Associazione Amici del Teatro di Locarno, Diego Erba, evade i numeri. È dalla buona stagione conclusa, dall’aumento degli abbonati (oltre 430) e dalla crescita di circa il 10 percento degli spettatori paganti che partiamo. “La ripresa post Covid c’è, è abbastanza impegnativa, riprendere l’abitudine a frequentare le sale non è cosa facile” dice Erba, felice del dato di occupazione della sala, attestato su un roseo 72 per cento.

Meno rosea è la questione legata alla ristrutturazione del teatro, punto d’arrivo della strenua difesa della struttura dalle ipotesi di demolizione messa in atto dall’associazione. “Lo sforzo di salvaguardare questo luogo ci ha dato ragione, il bando di concorso pubblicato sul sito dovrebbe portare tra alcuni anni a interventi sostanziali, ma per la nostra associazione si crea un interrogativo: cosa faremo durante i lavori?”. C’è tempo, secondo Erba, “due o tre anni per valutare alternative da offrire ai locarnesi in ambito teatrale”, dato il peccato originale dell’assenza di un’alternativa ‘alla Fevi’ e dato il territorio che non offre posti sufficientemente capienti per ‘parcheggiare’ spettacoli e abbonati. “Dovremo riconsiderare il contenuto, trovare offerte culturali che non implichino grosse strutture sceniche, così che l’associazione continui a vivere, pena il rischio che, cambiando il contenuto, lo spettatore possa rinunciare all’abbonamento”. L’altra nota dolente è finanziaria: “Per la seconda volta la stagione si chiude in modo deficitario, riusciamo a compensare il deficit attingendo dalle nostre riserve, e anche questo pozzo, come tutti i pozzi, si esaurirà. Confidiamo – chiude il presidente – che con la nuova gestione si possano ottenere contributi più sostanziosi”.

Chi è di scena (parte prima)

Nel giorno di Scozia-Svizzera, Paolo Crivellaro usa parole calcistiche. “Dodici anni fa, su invito di Diego Erba, mi sono seduto in panchina per allenare questa realtà. Fino al 2010, il Teatro di Locarno ha avuto una posizione privilegiata. Ereditando questo ben di dio avevo qualche perplessità, per il mio essere legato a un teatro contemporaneo, che parli al presente, provando io poca simpatia per il cabaret, le commedie brillanti e i grandi nomi arrivati al teatro per popolarità televisiva o cinematografica. In questi dodici anni, però, ho incontrato un pubblico che ha sempre ben risposto, numericamente e per attenzione”. È in nome della contemporaneità, in nome della storia, quella che serve a comprendere il presente, che ancora si muove la stagione alle porte, una storia che fa da filo conduttore ai titoli. È storia anche quella che porta in scena Paolo Jannacci ‘In viaggio con Enzo’, le canzoni del papà (e non solo) per uno spettacolo – novità – offerto dal Casinò di Locarno (ingresso libero, posti non numerati, prenotazione obbligatoria, agevolazioni per gli abbonati). Jannacci in quartetto arriverà in ottobre, a un anno giusto dal concerto nel vicino Jazz Cat Club di Ascona. Lungo la strada tornerà anche “questo musical vivente a base di attualità e contemporaneità” chiamato Oblivion, di casa a Locarno, ora con il loro ‘Tuttorial’, un frullatore di musica, letteratura, attualità e storia.

Chi è di scena (parte seconda)

Altri ritorni. ‘Sette a Tebe’, adattamento e regia di Gabriele Vacis, è una tappa ulteriore della trilogia dedicata a Eschilo dal grande regista, che conferma il gruppo di giovani attori (23-26 anni) spinti dal fuoco sacro della recitazione che già ardeva in ‘Antigone e i suoi fratelli’, visto qui lo scorso anno. È a tutti gli effetti ‘teatro civile’ quello di Giuliana Musso, che in ‘Dentro (una storia vera, se volete)’ porta in scena una storia vera di abuso su minori, e quello di Ambra Angiolini, diretta da Giorgio Gallione in ‘Oliva Denaro’, dall’omonimo romanzo di Viola Ardone sulla storia di Franca Viola, la giovane siciliana che a metà anni Sessanta si ribellò al matrimonio riparatore dopo aver subito una violenza sessuale. Come non parlare di attualità dicendo di ‘Farà giorno’, una storia italiana che attraversa tre generazioni mettendo a confronto un partigiano deluso, una ex brigatista rossa divenuta volontaria e un “fascistello” poco convinto del suo credo politico.

Teatro al femminile è quello di ‘Boston Marriage’ di David Mamet, un incontro tra dame che vuole in scena Maria Paiato, Mariangela Granelli e Ludovica D’Auria. ‘Pignasecca e Pignaverde’ è Tullio Solenghi di nuovo al cospetto di Gilberto Govi, a dare un seguito ai ‘Maneggi per maritare una figlia’, visto qui, con una pièce sulla nota (o presunta) tirchieria dei genovesi. ‘La grande magia’ è Natalino Balasso e Michele Di Mauro che portano in scena l’Eduardo accusato di ‘pirandellismo’, come ricorda Crivellaro, “problema risolto dalle molte versioni teatrali di uno spettacolo che mette a confronto verità e menzogna”. Per gentile concessione del direttore artistico al teatro brillante, ma solo perché convinto dal ritmo e dalla recitazione, arrivano a Locarno ‘L’anatra all’arancia’ con Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli e ‘La strana coppia’, un Neil Simon alla maniera di due figli d’arte, Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia.

Una domanda

Della stagione 2024/25 resta da dire dell’abbonamento a prezzo bloccato di 320 franchi, del 25 per cento di sconto riservato ai nuovi abbonati, del coinvolgimento dei giovani spettatori tramite i già sperimentati concorsi di critica teatrale, recensioni ora estese agli abbonati, che potranno anch’essi scrivere pensieri e parole da pubblicarsi su www.teatrodilocarno.ch.

Tre postille. 1. La digitalizzazione di tutti i manifesti degli spettacoli dal 1990, che il sito ospiterà così da far brillare gli occhi davanti ai tanti spettacoli tenutisi nel teatro cittadino, grafica d’autore che non sarà più archivio per pochi intimi. 2. La serata dedicata alla storia del Teatro di Locarno, programmata per la primavera del 2025. 3. L’amica del Teatro di Locarno, tra i molti amici presenti all’incontro di presentazione, che ha preso la parola e si è detta preoccupata per quel che accadrà durante i lavori di ristrutturazione e di quanto fa, in generale, la Città per il teatro che ne porta il nome. Avrebbe tanto voluto parlare col capodicastero Cultura, in verità non annunciato alla conferenza. Nome noto alla redazione, l’amica del Teatro ci chiede di farci tramite di una domanda: “Una città che non ha un teatro di proprietà, può dirsi una città?”.


Paolo Crivellaro