laR+ La recensione

‘Drive-Away Dolls’, come Marian e Jamie

È nelle sale il film di Ethan, fratello Coen senza Joel, un divertente road movie che alleggerisce i temi Lgbtq+

In sala
11 marzo 2024
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Per la prima volta alla regia senza la collaborazione del fratello Joel, Ethan Coen dirige una divertente e spensierata commedia, ‘Drive-Away Dolls’, già definito road movie lesbico da molte testate giornalistiche americane. Il genere, ispirato negli anni 30 probabilmente dalle vicissitudini di Bonnie e Clyde e introdotto nel cinema da ‘Accadde una notte’ di Capra, ha avuto una considerevole fortuna, si basti pensare al successo planetario di film come ‘Thelma e Louise’, ‘Easy Rider’ e la sua nota ispirazione made in Italy, ‘Il sorpasso’ di Dino Risi; anche in questo caso, infatti, proprio come Bruno Cortona trascinava Roberto Mariani grazie al suo carisma, le due protagoniste Jamie e Marian sono legate da una particolare alchimia, qui tra l'amicizia e l'amore, che genera un crescente rapporto di codipendenza. Con evidenti richiami a ‘Fargo’, ma soprattutto a ‘Non è un paese per vecchi’, con cui condivide svariati aspetti di sceneggiatura ribaltandone però completamente il tono violento e cupo originale, ‘Drive-Away Dolls’ risulta quindi una formula vincente nella sua capacità di intrattenere senza voler prendersi troppo sul serio, mantenendo una messa in scena che, seppur non perfetta, risulta dinamica, frizzante e certamente in grado di divertire.

Marian è una donna giovane e sessualmente repressa, che vuole andare a trovare la zia, da Filadelfia a Talahassee, noleggiando un’auto. A lei si unisce l'esuberante Jamie, alla ricerca dell'avventura dopo la rottura della sua relazione con la severa poliziotta Sukie. Per errore, le due viaggiano a bordo di un’auto riservata a dei criminali, contenente una testa umana nonché una valigetta dal misterioso contenuto, quindi Jamie è decisa a far divertire Marian, durante il viaggio, facendo sosta in locali frequentati da lesbiche per farle rompere la sua pluriennale astinenza sessuale. Braccate da due sicari poco svegli, le due intraprendono una gita che le metterà di fronte alla loro reciproca identità, avvicinando e mutando i loro caratteri diametralmente opposti.

Commedia semplice, lineare e rilassata, ‘Drive-Away Dolls’ vive soprattutto grazie al rapporto che si instaura tra le due protagoniste, interpretate in maniera estremamente convincente da Margaret Qualley e Geraldine Viswanathan: la briosa ed energica Jamie prende la mano di Marian e la accompagna all'interno della sua visione delle cose, in cui interpreta la vita come un gioco divertente ed euforico. Dal canto suo, Marian non riesce a slegarsi dal coinvolgimento sentimentale, quindi non approva il sesso occasionale, nonostante traspaia in lei una lieve gelosia nei confronti del coraggio sociale di Jamie.

Fin dalla prima scena viene dichiarata l'accezione demenziale della trama e le situazioni richiamano alla lontana la pantomima, dove ogni situazione, anche quella più violenta, si risolve nello smorzamento della tensione, qui totalmente tramutata in qualcosa di buffo e ilare. Questa spensieratezza permette allo spettatore di soprassedere alcune componenti non totalmente riuscite, come le transizioni di montaggio, a tratti visivamente kitsch, oppure più concretamente gli intermezzi allucinogeni: in tre momenti distinti si esce dalla storia per entrare in un ambiente delirante e psichedelico, non esattamente giustificato dalla narrazione e che quindi risulta un po’ debole, mettendo lo spettatore in pausa fuori dagli eventi che hanno luogo, distraendolo.

Nonostante non vi sia una particolare ambizione nel voler veicolare un profondo messaggio specifico, una componente evidente e funzionante risiede nella chiara volontà di alleggerire il discorso sui temi Lgbtq+; si sa, al giorno d'oggi più che mai, quanto la sessualità, l'orientamento e l'identità di genere siano una sorta di argomenti tabù, ma ‘Drive-Away Dolls’ riesce perfettamente a distaccarsi dal voler fare una morale, ormai piuttosto consolidata, e sgravare l'argomento dai suoi aspetti prolissi, dando la possibilità a chi guarda di affrontarli con una piacevole leggerezza.