Buon lavoro del regista Jacopo Gassmann e di tutto il cast per ‘The City’ di Martin Crimp, al suo debutto martedì a Lugano
‘The City’ di Martin Crimp è un testo straordinariamente ricco e denso. Si parla di violenza fisica e psicologica capace di rendere triste la speranza, di guerra che trasforma “piazze, negozi, parchi, centri ricreativi e scuole in un mucchio di cenere grigiastra” – Crimp lo scrisse nel 2008 e non c’è stato bisogno di modificare una virgola per far andare la mente del pubblico verso i conflitti di questo inizio 2024 –, del dolore e della liberazione della morte di persone care, dell’egoismo che la società spinge a mettere nelle relazioni umane, della frustrazione provocata da un linguaggio che sa essere al contempo creativo e banale e altro ancora che è certamente sfuggito al recensore. Perché ‘The City’ è anche un testo aperto alle interpretazioni che il pubblico, chiamato a mettersi in gioco in prima persona, riesce a trovare riflettendo anche sulle proprie esperienze.
‘The City’ è un testo ricco e denso, ma al contempo è uno spettacolo brillante, ironico e – almeno per chi accetta di mettersi in gioco – persino piacevole, come si è potuto vedere martedì e mercoledì sera al Lac di Lugano che ha coprodotto la prima messa in scena in italiano del testo di Crimp, con la regia di Jacopo Gassmann. Il merito di questa unione di apparenti opposti va innanzitutto a Martin Crimp, drammaturgo britannico che ha messo a frutto le lezioni di Beckett e Pinter sul potere dell’assurdo e del paradosso, inserendo con sapienza dialoghi ferocemente divertenti che fanno da contrappunto a monologhi e scene più complesse. Crimp, ispirandosi alle due riflessioni dello scrittore Peter Handke sul rapporto tra traduzione e creazione e del sociologo Richard Sennett sulle difficoltà della classe media, ha immaginato una coppia della borghesia europea che, nel suo appartamento con giardino, discute stancamente della propria giornata: lui, Chris, impiegato in una grande azienda ha avuto un problema con il badge del lavoro; lei, Clair, traduttrice, ha casualmente incontrato in stazione un importante scrittore che aveva perso la figlia. Ma qualcosa non va, in quel dialogo e la vicenda si arricchisce di nuovi particolari – una riduzione del personale nell’azienda di Chris, un congresso a Lisbona alla quale Clair partecipa insieme allo scrittore incontrato in stazione, la vicina di casa, infermiera che lavora di notte e vorrebbe riposare di giorno, che si lamenta del chiasso dei figli di Chris e Clair, la figlia della coppia costretta dal padre a fare cose di cui non ha voglia – accompagnano il pubblico fino alla inaspettata conclusione.
Ma la riuscita dello spettacolo che, dopo il Lac, inizierà una tournée nei teatri italiani coproduttori non è dovuta solo al testo di Crimp. C’è l’interessante lavoro registico di Jacopo Gassmann che ha lavorato molto bene sulla dimensione onirica di ‘The City’: tutto, sulla scena, è in bilico tra realtà e finzione, dalla recitazione alla scenografia volutamente indefinita alle transizioni tra una scena e l’altra, affidate alle luci e ai suoni (opera di Zeno Gabaglio, la cui competenza quanto a suoni teatrali è sempre più notevole). Le già citate scenografie, di Gregorio Zurla che si è occupato anche dei costumi, si presentano come una serie di grandi pagine bianche da riempire: tre grandi cornici dalla profondità sfalsata da una prospettiva distorta e con dei veli che, grazie anche alle interessanti luci di Gianni Staropoli, mostrano, nascondono e rendono eterei i vari spazi che Crimp vuole solo accennati. Infine, la riuscita di ‘The City’ si deve al notevole lavoro attoriale: tutto il cast, inclusa la giovane Lea Lucioli nel ruolo della ragazzina, al suo debutto in scena, ha saputo mettersi al servizio dello spettacolo dando la giusta consistenza ai personaggi nelle loro varie incarnazioni e mutamenti. Christian La Rosa è un eccellente Chris, Lucrezia Guidone una notevole Clair mentre Olga Rossi è una brava Jenny, personaggio difficile al quale viene affidato il monologo sulla guerra al quale si è accennato all’inizio.
Era facile perdere l’orientamento nella complessa città di Crimp, ma Jacopo Gassmann ha saputo essere un’ottima guida.