Intervista al produttore, musicista e ingegnere del suono, Francesco Donadello che venerdì 9 febbraio terrà una masterclass al Cisa
Parlando con Francesco Donadello emerge chiaramente una cosa: l’arte non è un solitario ma, al contrario, un gioco di squadra e le opere meglio riuscite sono quelle in cui meglio si è riusciti a dialogare tra le tante professionalità coinvolte. Tra cui quelle, appunto di Francesco Donadello, produttore, musicista e ingegnere del suono che il Cisa ha invitato a tenere una masterclass aperta al pubblico che si terrà venerdì 9 febbraio alle 18.30, nella Sala 3 del PalaCinema a Locarno.
Donadello – citiamo dal comunicato stampa del Cisa – ha con artiste e artisti quali Ludovico Einaudi, Katy Perry, Rick Rubin, Johann Johannsson, Modeselektor & Thom Yorke, Moderat, Beirut, Efterklang e Liima, David Sylvian e Blonde Redhead e ha inoltre prodotto le colonne sonore della serie tv ‘Chernobyl’ (Grammy 2020) e del film ‘Joker’ (Oscar 2020).
Francesco Donadello, il suo lavoro non è tra i più visibili. Se mi concede la domanda un po’ ingenua, osso chiederle di spiegare che cosa fa di preciso?
Ricopro più ruoli, dipende dai progetti in cui sono coinvolte e da come mi coinvolgono in questi progetti. In termini tecnici sono un tecnico del suono o fonico o – se si vuole usare questa parola – Tonmeister e produttore musicale.
In termini meno tecnici, fondamentalmente aiuto gli artisti e i compositori a sviluppare le loro idee nel miglior modo possibile o comunque creo anche delle situazioni che portano questi artisti o compositori a sviluppare la propria creatività.
Questa dimensione collettiva nel cinema è ben evidenziata dagli interminabili titoli di coda con tutte le persone che hanno lavorato al film; nella musica forse tende a sfuggire…
Anche in ambito musicale c’è un lavoro di squadra ben definito, anche se forse nel cinema bene o male si seguono sempre o quasi sempre gli stessi binari, mentre in musica dipende tantissimo dai generi musicali. Se si parla di musica classica è una cosa, se si parla di hip hop un’altra, se di rock, musica popolare eccetera. Cambia il tipo di contributo sia in base al tipo di musica, sia in base alle esigenze degli artisti, perché ci sono artisti che si appoggiano molto di più a tecnici, produttori, musicisti esterni eccetera, mentre altri artisti sanno come portare avanti la produzione del loro disco per conto proprio e si rivolgono a un produttore o a un fonico specializzato solo alla fine.
Quando ha capito che questo era il suo lavoro?
Faccio questo mestiere da sempre: è da quando avevo 15 anni che continuo a registrare gruppi e artisti. Negli anni sono stato, da musicista, sul palco con diversi artisti e in verità quella di non stare proprio “in prima linea” è una scelta. Ci vuole un'attitudine di un certo tipo che può essere molto impegnativa e può anche presentare degli “effetti collaterali”, legati alla pressione sociale, che non voglio avere nella mia vita.
Mi piace molto di più la parte creativa che si svolge nello studio di registrazione, dove si sviluppano le idee. Portare quelle idee in giro su un palco è tutto un altro mondo, magari con molta più energia ma mi interessa molto di più essere presente nel momento in cui c’è proprio il concepimento dell'idea. Quando si realizza questa cosa bellissima che è la creatività e che è una cosa ancora un po’ misteriosa. Da dove viene, questa creatività?
Come abbiamo accennato, sicuramente non viene dalla singola persona isolata dagli altri…
Sì, secondo me la creatività è sempre il risultato di un confronto che può essere sia diretto, lavorando con degli altri artisti, sia indiretto come può accade con un'ispirazione. Poi l’intuizione di creatività può ovviamente succedere mentre una persona si trova da sola in una stanza, ma è comunque una conseguenza di altri eventi che questa persona ha vissuto.
Tornando all’ambito cinematografico, c’è stato un cambiamento nella musica da film negli ultimi anni?
Sì, direi che c’è stata un’evoluzione. Se andiamo indietro nel tempo troviamo colonne sonore basate fondamentalmente su orchestre e quindi chi scriveva musica film era di sicuro un compositore di estrazione classica come John Williams o Ennio Morricone o altri compositori di questo tipo. Ma non è solo questo: la registrazione avveniva in uno studio grande dove trovavano posto tutti i musicisti assieme e molto spesso si faceva una registrazione unica di quello che era il brano che andava a finire nella colonna sonora.
Oggi questo è molto diverso perché, anche se si continuano a usare molto le orchestre – io ne registro diverse per molte produzioni – c’è un grande lavoro di ricerca e di elaborazione del suono in studio prima di registrare l’orchestra. E molto colonne sonore non hanno più l'orchestra ma un approccio più da musica elettronica o con elementi diciamo pop, magari con batteria e chitarre. O addirittura cose ancora più astratte e sperimentali, come è capitato con molte colonne sonore alle quali ho lavorato e in cui c’era sempre una commistione tra strumenti tradizionali e strumenti “processati”, andando in una dimensione in cui è difficile capire qual era lo strumento di partenza: non è un violino, non è un'orchestra, non è una batteria, non è una chitarra, è una cosa un po’ più astratta e misteriosa.
A proposito di strumenti: per ‘Joker’ di Todd Phillips abbiamo il violoncello di Hildur Guðnadóttir, scelta un po’ insolita.
Il violoncello è uno strumento molto rilevante nella musica classica, magari non come il violino ma abbiamo ad esempio molti concerti per violoncello. Nella musica da film è forse stato usato meno di altri strumenti solisti ma in ‘Joker’ lo troviamo perché è lo stumento di Hildur. Come compositrice lavora ovviamente con orchestre e altri strumenti, ma lei come musicista lavora con la voce e il violoncello e molte delle sue composizioni partono da idee basate o sul violoncello o sulla voce.
In ‘Joker’ abbiamo questo violoncello suonato in maniera molto particolare, molto carismatica che viene messo in evidenza nella scena in cui Joker balla in bagno. Isolare uno strumento, metterlo in primo piano, dà una caratteristica secondo me molto forte a quella scena. La stessa melodia suonata da un’orchestra sarebbe stata meno evidente, meno forte.
E in ‘Chernobyl’?
La colonna sonora di ‘Chernobyl’ non è suonata da strumenti classici, a parte un brano in cui ci sono violoncello e pianoforte.
Tutta la colonna sonora è stata registrata in una centrale nucleare gemella di quella di Chernobyl che si trova in Lettonia. Questi suoni sono stati riprocessati e usati, insieme alla voce di Hildur, per comporre la colonna sonora con l’idea di avere una connessione il più intima possibile tra l’ambiente visivo e le musiche.
Che cosa spera di dare ai partecipanti della masterclass di venerdì?
Penso che molti degli studenti, più che a lavorare nell’ambito della produzione sonora e musicale, siano interessati a fare i registi o i montatori. Per cui certo scenderò nei dettagli di alcune produzioni alle quali ho collaborato, ma vorrei anche fare dei discorsi più ampi che magari siano d’ispirazione sulle dinamiche che si possono instaurare tra un regista, un montatore e un compositore. Dinamiche che possono essere tecniche ma anche creative. Insomma, dare qualche a questi ragazzi per la prima volta che si dovranno rapportare con un compositore.