La nuova stagione del Paravento, anche e soprattutto casa degli indipendenti, raccontata dal suo direttore artistico, Miguel Cienfuegos
Si comincia dalla memoria per andare oltre il 27 gennaio, riflessione universale sull’Olocausto e insieme data d’inizio della stagione inverno-primavera 2024 del Teatro Paravento di Locarno, la cui programmazione tocca il concetto – la memoria, anche quella teatrale – altre volte durante l’anno. Proprio il 27 gennaio, e quando sennò, va in scena ‘Yossl Rakover si rivolge a Dio’, spettacolo di Zvi Kolitz, di e con Roberto Albin, nel quale un combattente del ghetto di Varsavia nel 1943, si inalbera contro Dio reo di eccesso di crudeltà nei confronti del popolo ebreo. «“Se noi siamo il popolo eletto, come mai ci procuri tutte queste sofferenze?”, si chiede il protagonista. Si potrebbe pensare a un testo che riguardi la sofferenza dei soli ebrei, ma leggendo questo libro di non troppe pagine si scopre che la sofferenza ha una certa universalità. Quella di Gaza ne è la dimostrazione».
Della stagione del ‘suo’ Paravento parliamo con Miguel Cienfuegos, direttore artistico, partendo dal primo spettacolo in scaletta, che nel rispetto della costante di questo luogo – l’incontro – sarà ‘teatro’ anche dopo l’ultimo applauso: «D’accordo con Roberto (Albin, ndr), cercheremo di capire se ci potrà essere uno scambio di opinioni, utile soprattutto in un momento così caldo come quello che stiamo vivendo. Il testo dello spettacolo si compone anche di altri estratti, per esempio Brecht, che contribuiscono a un discorso più generale sulla pace e sulla guerra».
‘Yossl Rakover si rivolge a Dio’, nella programmazione del Paravento, è stato deciso ben prima del riacutizzarsi del conflitto israelo-palestinese. Si dice, in fondo, che gli artisti siano in grado di anticipare gli eventi: «Così dicono. Anche il nuovo spettacolo della nostra compagnia (atteso a novembre, dunque non incluso in questo cartellone, ndr) parlerà di guerra, soprattutto dal punto di vista femminile. Speriamo di non anticipare nulla…». Cienfuegos sorride e precisa: «In verità, parleremo più di pacifismo che di guerra, dunque se proprio dobbiamo anticipare qualcosa, speriamo di anticipare la pace». Quanto alla memoria: «Negli ultimi tempi il tema ricorre spesso a teatro, e non si tratta solo di memoria legata alle questioni politiche e sociali. Penso allo spettacolo di Emanuele Santoro su Primo Carnera (‘Carnera. Vita da Primo’, ndr), o alla pièce italiana su Abele Bikila, il maratoneta che corse a piedi nudi alle Olimpiadi di Roma del 1960 (‘Bikila’, di Davide Fabbrocino, ndr). Il tema ricorre spesso, lo vedo negli spettacoli che ospitiamo qui a Locarno e quelli visti dentro e fuori la Svizzera, si lavora sul recupero di questi passaggi di vita, delle grandi figure dell’umanità, dei grandi momenti storici. E non so dire se questa voglia di memoria sia frutto della preoccupazione che viviamo».
Il Paravento riapre i battenti forte dei suoi punti fermi. Il primo riguarda la tradizione, ed è un consolidarsi: «Credo di poter definire questo teatro una meta per il Ticino e anche per il Nord Italia. Da quando ha cominciato ad avere una programmazione più fitta e regolare, dunque dal 2009-2010, il Paravento è passato a essere la casa delle compagnie indipendenti, in particolare. Grandi istituzioni culturali a parte, che hanno evidentemente ‘un altro giro’, in Ticino le sale non sono numerose». Motivo di orgoglio al quale se ne aggiunge un secondo: «Si tende spesso a pensare alla nostra come a una sala in cui ci si diverte e basta, perdendo di vista il ruolo che ricollega il Paravento al luogo teatrale per eccellenza, nel quale accadono cose che vanno al di là del divertimento. Pur essendo piccolo, il nostro è comunque un luogo istituzionale deputato alla rappresentazione di spettacoli, funzione oggi importantissima».
Un secondo punto fermo trova, a suo modo, pieno completamento nel CineClub (“Si potrebbe chiamare ‘Buona visione social Club Paravento’, recita la comunicazione ufficiale). La breve rassegna di questa stagione porta il titolo di ‘Music All!’, parafrasando ‘Music Hall’, trattandosi di tributo al Musical. «Riprendo il discorso della memoria – prosegue Cienfuegos – per dire che i film scelti sono proprio la memoria di opere che hanno marcato un’epoca». Opere al termine delle quali, come da tradizione, «seguiranno gli incontri nei quali discutere e mangiare o bere insieme qualcosa», inseguendo quello scopo di socializzazione che va oltre la visione: «Penso che la programmazione di un teatro di prossimità come il nostro debba essere luogo d’incontro più di altri teatri, ancor più in un momento di isolamento quale quello odierno, nel quale si comunica con la tecnologia e la vicinanza sociale viene a cadere ».
Miguel è felice per l’arrivo di Riccardo Tesi con il suo Elastic Trio (3 febbraio), maestro del folk contemporaneo dunque depositario di memoria musicale; è felice per il ritorno di Ferruccio Cainero con il suo ‘Acqua’ (4 febbraio) e per il Teatro delle Radici, «che raramente giunge con le sue produzioni fino al Locarnese, e sarà da noi con due spettacoli» (il 24 febbraio con ‘Graffio sul bianco’ e il 9 marzo con ‘Fessure’). Con il suddetto Santoro (‘Diversodachi?’, l’1 e 2 marzo) e la produzione Scintille ‘Gli insospettabili’ (2 febbraio, a completare la rosa dei primi appuntamenti), il programma completo è su www.teatroparavento.ch.
Un’ultima parola è ‘in lingua’: «Il 12 aprile ospiteremo un teatro di cabaret in svizzero-tedesco. Insistiamo nell’apertura verso altre lingue e contesti. È un sentimento internazionale, è voglia di scambio. A pensarci bene, la distanza tra il teatro del Ticino e quello della Svizzera interna è enorme, ne sappiamo meno di quello che arriva dal Nord Italia…».