laR+ Aspettando Minotauro/2

Oltre il labirinto di specchi, oltre il testo, oltre il teatro

Altri dettagli sul Sociale trasformato in arena, che dal 18 al 21 gennaio ospita l'opera di Dürrenmatt vista da Saltamacchia e Picchetti

Una coproduzione Teatro Sociale Bellinzona e LaTâche21
(Chromophobia studio - Lione)
15 dicembre 2023
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Eravamo rimasti più o meno qui: “Mi piacerebbe mettere in scena il Minotauro: vuoi farlo con me?”. La domanda è di Margherita Saltamacchia e risale all’estate del 2021; a rispondere “sì” è stato Marzio Picchetti. Recuperiamo il filo del discorso con l’attrice e regista e con il light designer e direttore di produzione del ‘Minotauro’ in arrivo al Teatro Sociale di Bellinzona, dal 18 al 21 gennaio. Di Jess Gardolin, chiamata a danzare la ‘ballata’ – perché questa è la forma che lo scrittore svizzero conferì al mito greco nel suo libro del 1985 – abbiamo detto; anche di Anahì Traversi abbiamo detto, in scena con Saltamacchia a completare il doppio riflesso della creatura e a narrare la storia. Torniamo allora alla genesi e completiamola.

Visivamente parlando

«Tra giugno e luglio del 2022 io e Margherita ci domandavamo che ruolo avesse il nostro fare teatro di fronte agli accadimenti della vita», racconta Picchetti. «Abbiamo condiviso una crisi esistenziale e il momento assai forte ha permesso la creazione di un legame. Conoscendo il testo, avendo portato in scena tanti episodi di Dürrenmatt a Londra durante i miei studi, l’idea mi ha risvegliato. Ho chiesto di poter partecipare all’intera creazione, fornendo il pieno delle mie capacità visuali e narrative».

Picchetti ha ‘illuminato’ la Compagnia Finzi Pasca, il San Carlo di Napoli, la Stadtoper di Amburgo, la Fête des Vignerons, l’Osi e altro; in era digitale, i suoi riferimenti visivi vanno indietro di più di cent’anni: «Adolph Appia è uno dei miei punti di riferimento. È svizzero, è uno scenografo dell’epoca wagneriana, lavorava per un principato di Ginevra. Non è conosciutissimo ma fu il primo a lavorare sugli effetti visivi e sui livelli, con l’utilizzo di scale. Mi rifaccio a lui per tutti gli spettacoli con le luci».


Chromophobia studio - Lione
Dal 18 al 21 gennaio al Teatro Sociale di Bellinzona

Linguaggio aggiunto

‘Minotauro’ è una coproduzione Teatro Sociale Bellinzona e LaTâche21, compagnia indipendente che è la proiezione di Saltamacchia della propria ricerca artistica. Il Dürrenmatt di Margherita nasce da «bellissimi momenti di lettura nella natura» ma anche dalla passione per il portare in scena testi non scritti per il teatro, dal ‘Fondo del sacco’ al ‘Frankenstein, autoritratto d’autrice’. «La voglia di quel tipo di teatro c’è sempre, ma è come se a questo giro avessi sentito il bisogno di qualcuno che ci mettesse il resto, che contribuisse al testo con del linguaggio aggiuntivo, forte, visuale».

Se Margherita cercava «un po’ più di luci, di colore, un’alternativa a “oh come mi ha fatto pensare la Saltamacchia!”» (ride, ndr), e qualcosa che andasse «oltre il semplice labirinto di specchi», a Picchetti mancava «la parte del senso, qualcosa che andasse oltre il fine a sé stesso delle luci». Col testo sempre al centro, il loro ‘Minotauro’ è l’interesse reciproco a captare una parte di pubblico non solo teatrale. Ali Salvioni, che fa musica non necessariamente legata al teatro (e la farà dall’interno di uno dei palchi del teatro), è armonicamente parte del tutto.

Il processo

Anche della platea del Sociale trasformata in palcoscenico avevamo accennato. Via le poltrone per quella che vuol essere un’esperienza di tutti. «In questa impostazione da gladiatori nell’arena – spiega Saltamacchia – Minotauro è l’emblema della società che uccide il diverso, tema che va ad aggiungersi al dualismo verità/giustizia e ad altre grandi questioni che Dürrenmatt tenta di spiegare sino alla fine dei suoi giorni, anche in questo potente libriccino di 40 pagine. Abbiamo scelto di far partecipare il popolo a questa sorta di processo dal quale è difficile restare esclusi, e che chiama una presa di posizione» (continua…).


Chromophobia studio - Lione
Ali Salvioni