SPETTACOLI

In sala il concerto perduto di Dalla

Presentato oggi a Milano ‘Dallamericaruso’ l'esibizione a New York del 1986

La locandina del film
14 novembre 2023
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Un collezionista cinefilo di Civitavecchia che sembra uscito da un film di Nanni Moretti, una bobina ritrovata per caso, una barca che si rompe e una storia d'amore leggendaria, forse vera e forse no: c’è tutto questo nel film documentario di Walter Veltroni ‘Dallamericaruso. Il concerto perduto’, che arriva al cinema il 20, 21 e 22 novembre distribuito al cinema da Nexo Digital. "Aver ritrovato e rigenerato questo concerto, per chi come me ha sentito decine di concerti di Lucio – ha detto Veltroni presentando il documentario all'Anteo di Milano – significa ‘eternalizzarlo’, consegnarlo alla storia nella sua integrità". Il documentario è nato grazie al ritrovamento, che ha qualcosa di magico nella sua serendipità, delle riprese integrali del famoso concerto di Dalla al Village Gate di New York del 1986. "Il ritrovamento delle bobine del video – ha raccontato il regista – è merito di un collezionista cinefilo di Civitavecchia, che a dirlo così sembra un personaggio di Nanni Moretti, che le ha trovate da un rigattiere di Faenza. Il contenuto è emerso solo dopo un restauro ed è stato mandato alla Sony". Al concerto, Veltroni ha voluto aggiungere il tassello mancante: di ritorno dal concerto al Village, dove è stato registrato un album live destinato a chiamarsi ‘Dall'America’, Dalla è in barca con alcuni amici nel Golfo di Sorrento, alla ricerca del brano inedito che manca per chiudere il disco. La barca si rompe, lui scende a Sorrento e va a dormire all'Hotel Excelsior, nella camera dove, nel 1921, aveva soggiornato Enrico Caruso. Secondo la leggenda, il grande cantante, malato e alla fine della vita, in quell'hotel di Sorrento si era innamorato di una giovane cui insegnava musica. Al cantautore bolognese lo racconta l'allora barista, Angelo Leonelli. Seduto al pianoforte di Caruso, Dalla compone il brano che porta il suo nome, uno dei più amati della storia della canzone italiana. Insieme a lui, quell'estate, c'era la cantautrice e attrice Angela Baraldi, che oggi nel film è la guida a quei giorni magici, insieme ai proprietari dell'Hotel e all'ex concierge.

Con un inedito di Turturro

A raccontare l'avventura newyorchese, invece, ci sono Gaetano Curreri e Ricky Portera degli Stadio, il regista di allora Ambrogio Lo Giudice, Paolo Glisenti, fortunato spettatore – come si vede nelle immagini di repertorio – della serata del Village Gate. Un documentario emozionante, con chicche come la struggente interpretazione di ‘Caruso’ fatta dal pianista Danilo Rea, in barca sul golfo, e quella inedita dello stesso Lucio Dalla, sullo stesso sfondo, girata da John Turturro e mai vista al cinema, così come sono inedite le immagini che chiudono il film, girate dal produttore Renzo Cremonini, con Lucio che gioca a calcio. "Siamo diventati matti per trovare l'inedito di Turturro – ha raccontato Veltroni –, siamo stati un po’ Indiana Jones anche noi". Un lavoro di scavo nato da un affetto vero: "Lucio era un fuoco d'artificio con una vena di malinconia, gli ho voluto molto bene e questo – ha sottolineato il regista – è un modo per testimoniare l'affetto e la riconoscenza che abbiamo per questo meraviglioso genio". "La nostra amicizia – ha raccontato Angela Baraldi – è nata in musica, una notte di Natale, ci conoscemmo e mi disse ‘tu sei una cantante’. Cercava una voce femminile per una canzone di Ron e dopo 16 ore ero in studio per un provino. Da lì è iniziata un'amicizia divertentissima e piena di musica". C’è molto di questo nel concerto al Village, dove Dalla con gli Stadio conquista il pubblico del mitico club con brani come ‘Anna e Marco’, ‘La sera dei miracoli’, ‘Cara’. Il concerto ritrovato sarà disponibile per la prima volta anche in un album, ‘Dallamericaruso - Live at Village Gate, New York 23/3/1986’(Sony Music), dal 20 novembre in digitale e dall'1 dicembre in formato fisico. In copertina una foto sempre inedita, scattata da Ambrogio Lo Giudice durante quell'avventura newyorchese, con Dalla nudo, ritratto di spalle, le braccia spalancate al cielo come ad abbracciare tutta la città. "Lucio – ha raccontato il regista – non aveva alcun senso del pudore, era così, quest'immagine lo rappresenta molto, è l'uomo più libero che abbia mai conosciuto".