L'oboista russo tra i protagonisti dell'evento di lunedì 24 luglio a Lugano, nell'Aula Magna del Conservatorio
Lunedì 24 luglio alle 21, nell’Aula Magna del Conservatorio della Svizzera italiana, si terrà per Ticino Musica l’evento ‘3x3: Concerto in trio’, che vedrà sul palcoscenico una rosa di grandi maestri: Alessandro Moccia al violino, Danilo Rossi alla viola, Asier Polo al violoncello, Ivan Podyomov all’oboe, Calogero Palermo al clarinetto, Gabor Meszaros al fagotto e Ulrich Koella al pianoforte. In programma, trii di Mendelssohn, Poulenc e Brahms. Conosciamo più da vicino l’oboista Ivan Podyomov, che ci introduce al concerto e ci fa ‘respirare’ più da vicino l’atmosfera del Festival.
Quest’anno lei è alla sua terza partecipazione a Ticino Musica: quali aspetti secondo lei rendono speciale questo Festival?
Sì, quest'estate partecipo al festival per la terza volta consecutiva, ma in realtà sono già stato qui 14 anni fa con un recital solistico dopo aver vinto il Concorso di Praga e mi sono subito innamorato di questo luogo! E il festival è così ricco di eventi meravigliosi di alto livello! Ogni anno, quando arrivo, apro la brochure e mi rendo conto che vorrei assistere a tutti i concerti. Qui ho ascoltato alcuni concerti che non dimenticherò mai. Adoro inoltre il format delle masterclass di due settimane; innanzitutto gli studenti che decidono di iscriversi a Ticino Musica, nel bel mezzo delle vacanze estive, arrivando spesso volte da lontano e rimanendo per un periodo così lungo, sono dei veri appassionati! E per me è un'esperienza molto stimolante – oltre al fatto poter lavorare con loro sugli aspetti musicali e tecnici più di quanto non potrei fare durante una breve masterclass – assistere al loro sviluppo già alla fine del corso. Ci affezioniamo l'uno all'altro e rimaniamo spesso in contatto. In più, suonare in concerto per questi giovani professionisti, ansiosi di captare da te ogni suono, dà la è qualcosa di veramente importante. Mi piace anche lo scambio quotidiano con i meravigliosi artisti del festival, gli organizzatori e gli studenti, è una sensazione molto familiare e Ticino Musica ha davvero la componente più importante che un festival dovrebbe avere: l'atmosfera felice, eccitante, amichevole e festosa. E tutto ciò in una delle città più affascinanti della Svizzera!
Dal 2016 lei è primo oboe dell'Orchestra del Concertgebouw, una delle più importanti al mondo. Accanto a questo ruolo, qual è l'importanza della musica da camera nella sua attività?
In realtà non distinguo troppo le due attività. L'orchestra è una grande musica da camera che funziona esattamente come l'ottetto, il trio o il duo. È tutta una questione di ascolto, immaginazione, comunicazione (per lo più non verbale), proposta e ricezione delle idee. Sono molto grato di poter suonare in una delle orchestre più sensibili e musicali che ci siano, di essere circondato da musicisti così devoti, dove sento soprattutto lo scambio musicale cameristico. Probabilmente il suonare in un ensemble (non troppo grande, però) è una delle gioie più grandi per me; e in un certo modo la mia orchestra conserva questa dimensione, così che il singolo musicista senta di avere un certo impatto sul risultato collettivo. Come in un gioco sportivo, in cui un giocatore “passa” il messaggio musicale all'altro e dà un tocco speciale, contribuendo alla creazione della magia finale.
Nel programma del concerto del 24 luglio il Trio Poulenc per oboe, fagotto e pianoforte si colloca tra due capolavori forse più conosciuti: quali sono le sue peculiarità?
Quest'opera si inserisce perfettamente nel programma di questo concerto, perché è piena di imitazioni e citazioni di compositori classici, combinando caratteristiche come la semplicità o addirittura l'ingenuità con l'eleganza raffinata classica, il lirismo nostalgico con l'espressione provocatoria, esagerata, al limite, il ritmo spezzato con l'umorismo sarcastico.
Il 29 luglio vi esibirete nuovamente in Aula Magna nel concerto ‘Grandi maestri e giovani promesse’. Quanto è importante un'esperienza del genere per entrambe le parti?
È molto arricchente, non solo per gli studenti, che imparano molto da questo processo di lavoro, ma anche per noi musicisti più esperti, che vediamo questo enorme entusiasmo e questa nuova motivazione da parte dei loro colleghi più giovani. Ci incoraggiamo a vicenda e impariamo tutti insieme cose nuove!