Si unisce al coro Daniel Kwan, fresco di Oscar per ‘Everything Everywhere All at Once’: ‘Si tratta di ricevere un equo compenso’
La contrattazione tra sceneggiatori e produttori americani si alza di tono. Dopo tre settimane di negoziati infruttuosi sul rinnovo del contratto, il sindacato degli scrittori di cinema e tv (Writers Guild of America, Wga) chiede ai suoi iscritti di autorizzare lo sciopero con un voto on-line aperto fino al 17 aprile. Se gli Studios non accetteranno le loro richieste entro la scadenza del vecchio contratto, il 1 maggio, la guild più belligerante di Hollywood incrocerà le braccia.
L'ultimo sciopero risale a 15 anni fa, tra novembre 2007 e febbraio 2008: gli sceneggiatori paralizzarono l'industria cinematografica per 100 giorni. Da un'indagine tra gli iscritti alla Wga, risulta che la metà di loro percepisce la paga minima (mentre dieci anni fa guadagnava così solo il 33%) e che lo stipendio medio è sceso del 23%, considerando l'inflazione.
"Mentre le aziende guadagnano miliardi di dollari, investendo sempre più nello streaming, noi scrittori guadagniamo sempre meno", dice Chris Keyser, presidente del comitato che contratta con l'Alleanza dei produttori di cinema e tv: 300 case di produzione e distribuzione, tra cui le majors tradizionali come Disney, Warner Bros, Universal, Paramount, Columbia/Sony, e i "nuovi" arrivati come Netflix.
Una questione spinosa è il ricorso alle "mini-room". Gli Studios assumono ormai piccoli gruppi di creativi per scrivere velocemente 8-10 episodi di uno show, ancor prima di decidere se entrare in produzione. Se poi la serie non si fa, non sono costretti a pagare. "Quando stavamo scrivendo "Everything sucks" – si sfoga su Twitter lo sceneggiatore Michael Mohan – io e Ben rubavamo cibo dalla mensa di Netflix perché per molti mesi abbiamo lavorato gratis".
Un altro nodo da sciogliere è quello dei diritti d'autore per i lavori destinati allo streaming. Quando il Ceo di Netflix Ted Sarandos ha festeggiato perché "Bridgerton" era stato guardato da 82 milioni di account, la sceneggiatrice Leila Cohan ha twittato: "È una bella notizia! Sai cosa sarebbe bello anche? Ricevere i diritti d'autore proporzionati a questo grande successo!".
Tra gli altri, si unisce al coro anche Daniel Kwan, fresco di Oscar per "Everything Everywhere All at Once": "Si tratta di ricevere un equo compenso; di mantenere in salute la forza lavoro della nostra industria; di mostrare il nostro potere collettivo minacciato dalle nuove tecnologie".