laR+ La recensione

Osi@Vanilla, l’orchestra al tempo del tunz-tunz

Mirrorball(s) e raggi laser rendono Čajkovskij un po’ John Williams, ma non c’è nulla di male e Osi@Vanilla non è niente di sacrilego. Anzi

A sinistra, Markus Poschner
(Osi / S. Ponzio)
16 marzo 2023
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"Come mi devo vestire?" è la domanda che il mondo del teatro e della musica classica riferiscono di sentirsi chiedere più spesso. Hai voglia a ricordare che la musica non è solo la Prima alla Scala e il teatro non è solo il Ballo delle debuttanti. Eppure qualcuno ancora soffre di complessi d’inferiorità (spesso giustificati) e l’Orchestra della Svizzera italiana (Osi) da tempo prova a curarli, mostrandosi per quello che è: persone. Ma non è il come vestirsi il problema di andare a sentire l’Osi al Vanilla, quanto entrare al Vanilla. E il problema non è il Vanilla in quanto Vanilla, quanto la discoteca in quanto discoteca. Soprattutto se sono 28 anni che si rifugge il luogo deputato al ballo e l’ultima volta era il 1995, il concerto di una giovanissima Giorgia in una discoteca del Nord Italia chiamata ‘Altaluna’, locale che dopo anni di onorata e danzereccia carriera è diventato un negozio di abbigliamento con gli occhi a mandorla.

Lasciatecelo dire. Frequentatori della discoteca si nasce, e solo chi ha trascorso le feste delle medie (quelle cantate da Elio in ‘Tapparella’) appoggiato agli stipiti delle porte con il bicchiere di Fanta in mano può capire la sensazione di sentirsi un pesce fuor d’acqua, ritrovandosi, come in gioventù, a lisciare gli stipiti e rifuggendo i comodi divanetti in similpelle. Chi, addirittura, avesse fatto il musicista e avesse suonato nelle discoteche di fine ’90 in quei set preparatori al ballo (sulla locandina: "Dalle 22, pop rock con i fantastici Tizio e Caio, a seguire Dj set") potrebbe ricordare di come il popolo della discoteca se ne sbattesse altamente della rock band, non aspettando altri che il Dj per invadere la pista, sculettando sui ritmi latin mentre i musicisti smontavano la scena, nello stato psicofisico di Maruska e i suoi Micioni (grazie Flavio Sala. Fine del momento autoriferito; inizio dell’articolo).


Osi / S. Ponzio
Osi@Vanilla, 14 marzo 2023

Dj Markus

L’Osi ai tempi del tunz-tunz non è molto diverso dall’andare in discoteca, o almeno da quello che sappiamo essere l’andare in discoteca: ci si mette in lista e all’entrata si ritira il braccialetto autoadesivo che non si stacca se non tagliandolo con le forbici prima di fare la doccia; quello del braccialetto che non si stacca è il minore dei mali, pensando che ai concerti di Bob Dylan in Italia verrà requisito il telefonino e messo in una busta sigillata (il sistema Yondr, così nessuno fa le foto a Mister Tamburino che, si sa, non ha voglia di scherzare).

Non ci sono le cubiste, per l’Osi@Vanilla, e Markus Poschner è nella vecchia postazione del Dj, che nella discoteca di Riazzino ora ha un nuovo trono giusto di fronte, voluto dall’evoluzione di una figura che oggi regna sovrana. Messo lì, Poschner, verrebbe da chiamarlo Dj Markus, nel suo regnare, non fosse che tutto è molto serio. E bello. In quest’ambientazione da Studio 54 dove però sono tutti sono sobri e vestiti, sotto la gigantesca mirrorball ("palla a specchio", simbolo della discoteca almeno quanto le cubiste) e sotto altre mirrorball più piccole, va in scena la Terza di Piotr Il’ič Čajkovskij o ‘Polacca’, il cui terzo movimento, dannatamente bello – complici le palle a specchio, i raggi laser e l’intero mondo luminoso creato dal light designer ticinese Marzio Picchetti – per un attimo ha portato tutto dalle parti della fantascienza di John Williams. La Polacca, per inciso, risuonerà il 16 marzo nell’Osi al Lac che vede anche la star del violino Julia Fischer alle prese con Brahms.


Osi / S. Ponzio
Osi@Vanilla, 14 marzo 2023

Silenzio

L’Osi@Vanilla aveva uno scopo, trasformare il concerto sinfonico in happening, che ognuno può andare un po’ dove gli pare. Eppure – e da una parte è un bene, anzi, il bene assoluto – il pubblico non se l’è sentita di andare dove gli pareva, restando seduto e composto sulla tribunetta alla sinistra del direttore d’orchestra, nella sala ricolma di sedie trasparenti alla sua destra e tra i suddetti divani. In silenzio, forse perché al cospetto di una gloria locale, l’Osi, forse perché rispettoso delle regole (ovvero "io suono e tu ascolti", e se ti senti delusa c’è Vasco e se vuoi ballare sul mondo c’è Ligabue). Forse perché ha ancora un senso il rigore del silenzio, visto che il silenzio è suono (anche le ventole degli aspiratori della discoteca erano suono, meno intonato, ma qualche concessione va fatta).

Osi@Vanilla non ci è dispiaciuto affatto, e nemmeno ci dispiacerebbe un eventuale Osi@Altromondo Studios, o un’Osi@Papete. Perché con tutto il minimalismo dei giovani del Conservatorio a far da contrappunto, all’inizio e tra un movimento e l’altro, Osi@Doveglipare sarebbe performance ovunque.

Tra le cose belle, una bella e tenera: dopo l’ultima nota, una volta partiti l’applauso e l’invito di Poschner alla sua orchestra ad alzarsi, quel non saper dove guardare dei musicisti abituati a un pubblico che da sempre sta di fronte e non tutt’intorno è l’onesto e divertito smarrimento di tutte le novità, arrivato a dare un senso al "come mi devo vestire?", e al fatto che siamo tutti persone.


Osi / S. Ponzio
Osi@Vanilla, 14 marzo 2023