laR+ La recensione

Jazz a Chiasso, gli affascinanti Lunatics, Holland e TUN

Con lo statuario contrabbassista centro gravitazionale, terna di concerti sabato scorso, ultima notte del 24esimo Festival di Cultura e Musica Jazz

Dave Holland Trio
(E. Giordano)
12 marzo 2023
|

Serata dal marquee ricco e allettante, la proposta musicale dell’ultimo appuntamento della 24ma edizione del Festival di Cultura e Musica Jazz di Chiasso è un’interessante terna di concerti molto diversi tra loro e diversamente affascinanti. 

Il materiale composto dagli italiani Lunatics Quartet si ramifica trasversalmente in intrecci ritmico/armonico/melodici condivisi tra gli interpreti attraverso brani modali, edificati a partire da elementi percussivi circolari e ipnotici, e costruzioni formali che sfociano in un corpus ricco e vibrante.
 Umberto Petrin (piano), attivo in diverse discipline, cuce e decora con garbo e misura i propri interventi, Tino Tracanna (sax tenore e soprano) plasma i suoi suoni in una marea di elementi melodici e ritmici, Roberto Cecchetto (chitarra ed effetti) inonda ogni spazio in maniera estrosa, supplendo linee di basso fantasmatiche, suonando all’unisono e armonizzando con costrutto intrigante.

Il percussionista Francesco d’Auria è un musicista singolare: il suo set è costituito da batteria, tubofono, hang-drum, monocordo e percussioni e fonda il cuore pulsante di una narrazione articolata che àncora il materiale volatile espresso dagli strumenti armonici a una base solida.
Il gruppo sa sviluppare un progetto ambizioso, in movimento e alla piena portata della prorompente musicalità del collettivo che regala momenti di persuasiva intensità lirica e deflagrazioni controllate fuse in un surreale congegno liquido.


Statuario

Dalle prime battute, il Dave Holland Trio mette in chiaro il calibro degli interpreti e una direzione musicale tesa verso un’esplosività viscerale e un rigoroso dominio di dinamiche, obbligati, momenti liberi e passaggi concordati. 
L’intero concerto poggia sul centro gravitazionale dello statuario bassista britannico/statunitense, membro onorario del pantheon del jazz in grado di erigere un altro act sopraffino con l’assertivo Kevin Eubanks (chitarra), filadelfiese, eroe di un fingerstyle peculiare capace di generare una paletta timbrica inesauribile e, dopo il warm-up iniziale, di assurgere a un’incontenibilità stupefacente.
Completa la band, un massivo Marvin ‘Smitty’ Smith, illinoisiano e eclettico percussionista dallo stile saldo e duttile al costante servizio del progetto.


Il concerto, che ha visto Holland anche in veste di bassista elettrico, è magmatico, pregno della forza di un estro superiore, dell’esperienza e dell’abilità nell’elaborare e riproporre i generi attraverso contaminazioni che, puntualmente, giungono a una finissima risoluzione di suoni saturi e cristallini che coagulano e si sciolgono senza soluzione di continuità fino ad assumere angolature tipiche del rock e del blues. Sono composizioni difficili da catalogare, imbevute di tutti gli idiomi musicali dove l’affabulazione si rimescola e ripresenta continuamente, con una consistente tendenza all’esplorazione di territori prossimi al funky pronti a confluire in momenti di denso swing.

Happening



A conclusione della serata ecco TUN (Torino Unlimited Noise), power trio formato da giovani musicisti italiani: Gianni Denitto (sax e elettronica), Fabio Giachino (tastiere) e Mattia Barbieri (batteria ed elettronica). Il progetto fonde cadenze techno con fraseggio e voicings tipici del jazz innescando un mix di suoni elettronici e acustici combinati in un happening che ne ridefinisce i confini stilistici. Un incedere incalzante e primitivo frammisto a possibilità combinatorie d’ispirazione contemporanea: una vera esperienza per i sensi.