Al Sociale sabato 28 il nuovo spettacolo della compagnia ticinese Opera retablO, ispirata alla relazione tra il pittore austriaco e la vedova di Gustav
«Questo non lo diciamo, perché è il perno dello spettacolo». Ride Ledwina Costantini, mantenendo un velo di mistero. Il riferimento è al modo in cui il pittore austriaco Oskar Kokoschka reagì, quando Alma Mahler mise fine alla loro relazione. Un modo «abbastanza folle, che ha catturato la nostra attenzione» e dal quale è nato ‘Kokoschka’, nuovo spettacolo della compagnia Opera retablO che debutterà sabato 28 gennaio al Teatro Sociale di Bellinzona (20.45).
L’idea era germogliata nel 2018, visitando l’ampia retrospettiva che il Kunsthaus di Zurigo aveva dedicato proprio a Oskar Kokoschka. Del pittore e drammaturgo espressionista erano presentati circa cento dipinti e altrettante opere su carta, fotografie e lettere. «Mi è sempre piaciuto», ma dell’artista morto nel 1980 sul lago di Ginevra e di cui molte opere sono conservate a Vevey e a Zurigo, «sapevo poco. Grazie a quella esposizione ho conosciuto meglio il suo lavoro e la sua vita, apprendendo anche della storia d’amore che ebbe con Alma Mahler. Vedova del compositore Gustav Mahler, era soprannominata ‘la vedova delle quattro arti’. Donna assai emancipata per l’epoca, si era presa il diritto di avere numerose relazioni; tra le quali, oltre al marito musicista, sono note quelle con un poeta, un architetto. E appunto, Kokoschka; che ho scoperto essere personaggio complesso e dalla figura interessante. Perché uomo sia di pittura che di teatro e per il modo in cui alimenta la storia di sé stesso: come se fosse un anticipatore delle performance moderne».
Usando come pretesto il legame tra il pittore viennese e l’intellettuale, lo spettacolo si propone di indagare il complesso rapporto fra amore e violenza. «Quando Alma ruppe con lui, Kokoschka compì un suo rituale simbolico per sublimare questa perdita – spiega Daniele Bernardi, collaboratore alla creazione ed elaborazione dei testi –. Rituale estremamente violento ma, appunto, figurativo; non c’è nessun passaggio all’atto. A colpirci è stato il fatto che questo rituale fisico e concreto, che compie nella realtà di tutti i giorni, ha un’estrema risonanza con ciò che vediamo e ascoltiamo nella nostra epoca. Quello che ha fatto Kokoschka agli inizi del Novecento, ci richiama quello che riportano oggi televisioni e giornali riferendo dell’ennesima donna uccisa o stuprata o flagellata». Una pulsione violenta sviluppata dopo la lacerazione amorosa, quella di Kokoschka, che – aggiunge Costantini – essendo lui un’artista «ha sublimato attraverso un atto creativo. Singolare è perciò l’ambivalenza di questa azione: che è creativa per non essere distruttiva e però al contempo è distruttiva. Ambivalenza che caratterizza anche i suoi lavori artistici e che, in fondo, riguarda tutti. Nelle relazioni amorose ognuno attraversa sia un amore rispettoso sia, talvolta, un amore meno rispettoso. Invece di indugiare nel gioco di riflessi che è l’innamoramento, la relazione va trasformata per entrare in quello che si chiama l’amore. Per farlo, occorre vedere l’altro per quello che è e al contempo vedere sé stessi. Un processo complesso, che trascende l’essere artisti o panettieri o avvocati, e tocca tutti allo stesso modo». Perché ognuno – prosegue Bernardi – quando si innamora dà un po’ ‘fuori di testa’, come se vivesse una sorta di invasione e non fosse più del tutto sé stesso. Questa è una violenza e poi c’è un altro tipo di violenza, che consiste in ciò che uno, per amore, sceglie di fare per l’altro e che ‘normalmente’ magari non farebbe mai».
Sul palco, sola, Ledwina Costantini (che dell’associazione Opera retablO è direttrice) sarà in dialogo «con un oggetto di scena particolare», interpretando il creatore o la creatrice, l’artista. «L’artista in senso lato, quindi non Kokoschka in particolare), vestito con un abito d’oro, a simboleggiare la luce che l’artista stesso dovrebbe portare nel discorso della sua contemporaneità. Anche dopo così tanto tempo (ho iniziato questo lavoro che ero ragazzina) stare in scena è sempre una grande sfida, anche perché ci si espone proprio. Nel caso di questo nuovo spettacolo, ciò che ha fatto Kokoschka è davvero strambo e di riflesso pure il nostro spettacolo è uscito ‘strano’. E se si portano idee singolari, ci si ritrova in una situazione fragile. Del resto l’arte del teatro stessa è fragile, perché costringe a mettersi in gioco».
‘Kokoschka’ verrà replicato, in Ticino, al Teatro Foce di Lugano nell’ambito della Rassegna Home giovedì 9, venerdì 10 e sabato 11 febbraio (ore 20.30), al Circolo di Cultura di Bellinzona per Domus Poetica sabato 3 giugno (ore 17).