Earth, Wind & Fire senza più Freddy

"Il groove di famiglia era costruito su Maurice, Verdine e Freddy. Noi altri non abbiamo mai avuto tanto di più da dire, perché il groove era nel sangue. Riposa in pace fratellino". Fred White, 67 anni, batterista di una pacifica macchina da guerra del ritmo chiamata Earth, Wind & Fire, è morto il primo gennaio. Di quel groove unico, fusione di R&B, soul, jazz, funk e disco, Freddy era l’altra metà della mela, completata dal fratello Verdine, titolare di molte indimenticabili linee di basso elettrico.

Quelle in apertura di articolo sono parole di Philip Bailey, oggi voce principale degli Earth, Wind & Fire, ruolo condiviso per decenni con il fu Maurice, spentosi nel 2016, fondatore di una band da 90 milioni di dischi venduti nel mondo. "Era il fratello n. 4 nel line up di famiglia", scrive Verdine di Freddy; "Raggiunge Maurice, Monte e Ronald, e ora suona la batteria con gli angeli".

Bimbo prodigio, con le bacchette in mano sin dall’età di nove anni, prima di approdare nella già costituita band del fratello, Fred E. White (nato Frederick Eugene Adams) era stato il batterista di Donny Hathaway, ma il suo nome si trova anche nei dischi di Little Feat (‘Feats Don’t Fail Me Now’, 1974, anche autore), Linda Ronstadt (‘Heart Like A Wheel’, dello stesso anno), Deniece Williams (This Is Niecy’, 1976), Jennifer Holliday (‘Feel My Soul’, 1983) e in più album degli Emotions. A partire da ‘That’s the Way of the World’, uscito nel 1975 con dentro ‘Shining Star’ (singolo da Grammy, al numero uno come l’album), Freddy suona negli otto consecutivi Top Ten album degli Earth Wind & Fire, incluso il live ‘Gratitude’ (1975). Tra dischi d’oro e di platino, White è alla batteria fino a ‘Electric Universe’ del 1983.

Al principio fu ‘Shining Star’

Diciassette nomination (l’ultima nel 2005), sei Grammy vinti. È il palmarès degli Earth, Wind & Fire agli Oscar della musica, che in questo settore hanno la forma di piccoli grammofoni d’oro, decisi ogni anno dal 1958 dalla National Academy of Recording Arts and Sciences. Oltre a quello per ‘Shining Star’ (assegnato nel 1976), White & Co. vinsero altri due grammofonini nel 1979 per ‘All ‘n All’ (Miglior interpretazione vocale R&B) e ‘Runnin’ (Miglior interpretazione strumentale R&B). Altri due nel 1980 per ‘Boogie Wonderland’ (Miglior performance strumentale) e ‘After The Love Has Gone’ (Miglior canzone R&B sulla quale gli Elio e le Storie Tese, diciassette anni più tardi, avrebbero costruito la loro ‘T.V.U.M.D.B.’) e un Grammy alla Miglior performance R&B anche nel 1983, quello per ‘Wanna Be With You’, dall’album ‘Raise!’.

Altri Awards

I grammofonini non includono le hit planetarie ‘Sing a Song’ (1975), ‘Fantasy’ (1977), ‘Got to Get You into My Life’ (1977, cover del brano dei Beatles di ‘Revolver’), ‘September’ (1978), ‘In the Stone’ (1979), ‘Let’s Groove’ (1981), fior di composizioni con le quali la coloratissima band è ancora oggi identificata. Primi afroamericani a esibirsi, nel 1979, nel Madison Squadre Garden di New York sold out, gli Earth, Wind & Fire vantano, inoltre, dodici nomination agli American Music Awards e quattro vittorie, più una stella sulla Hollywood Walk of Fame, l’inserimento nella Vocal Group Hall of Fame e quello nella Rock and Roll Hall of Fame: correva l’anno Duemila, e Fred White sedette nuovamente alla batteria dopo l’addio di metà anni Ottanta.

Il canale YouTube dei premianti regala le esecuzioni di ‘Shining Star’ e ‘That’s The Way of the World’, dall’album per tre settimane in vetta alla Billboard e tra i 500 di tutti i tempi per il Rolling Stone. ‘That’s The Way of the World’ è anche la colonna sonora dell’omonimo film con Harvey Keitel nei panni di Coleman Buckmaster, ‘L’uomo dall’orecchio d’oro’, dirigente dell’industria discografica obbligato a spingere un trio composto da membri della stessa famiglia. Sotto mentite spoglie, gli eterni Earth, Wind & Fire.