Il gruppo rock italiano si è esibito a Les Docks di Losanna davanti a un folto pubblico per due ore di concerto
I Litfiba, gruppo rock italiano capitanato da Piero Pelù e Federico "Ghigo" Renzulli, hanno suonato per l’ultima volta in Svizzera a Les Docks di Losanna davanti a un folto pubblico per due ore di concerto. Un addio come si deve dopo 42 anni di carriera.
Il momento dell’ultimo tour e del ritiro dalle scene dei Litfiba è arrivato. "L’ultimo girone" terminerà il 22 dicembre al Forum Assago di Milano. Il gruppo rock ha deciso per l’occasione di congedarsi anche dai suoi fan in Svizzera: giovedì è stato il turno del Volkshaus di Zurigo e ieri di Les Docks a Losanna. Nessun gruppo spalla per questo concerto, esaurito ormai da mesi. Il pubblico è molto misto tra giovani e meno giovani, italofoni e non.
Quando Keystone-Ats aveva intervistato i Litfiba a fine novembre avevano annunciato "Siamo belli carichi, preparatevi!", e così è stato. Alle 20:30 in punto, il batterista Luca "Luc Mitraglia" Martelli, il tastierista Fabrizio "Simoncia" Simoncioni e il bassista Dado "Black Dado" Neri fanno la loro entrata sul palco seguiti poco dopo dal cantante Piero Pelù e dal chitarrista "Ghigo" Renzulli, acclamati dal pubblico.
Si entra in pieno nell’energia rock dei Litfiba con "Proibito". Scegliere i brani da un repertorio così vasto, che ha inizio negli anni 1980 non è di certo facile. Ma la scaletta è un bel viaggio attraverso la carriera dei Litfiba: da "Resta" a "Spirito" passando per "Paname". Pelù da bravo frontman si sente subito a suo agio, fra microfoni volanti, smorfie, spruzzi d’acqua e saltelli. La sua energia è contagiosa e il pubblico non tarda a seguirlo a ruota applaudendo e cantando in coro.
Come un satellite, il cantante si sposta da destra a sinistra sul palco, scatenato. Renzulli è invece più calmo, ma con la sua chitarra fa eco ai vocalizzi del pubblico. Non manca un momento strumentale, molto apprezzato, con riff di basso e chitarra alternate alla batteria.
Pelù parla in un ottimo francese, ma il pubblico italofono chiede a più riprese "in italiano, in italiano!". Soltanto per introdurre "Regina di cuori" cede e spiega il tutto in italiano perché non sa come tradurre quello che chiama lo "scapezzolamento" - ovvero mostrare il seno - in francese. Le varie canzoni in scaletta sono collegate da un fil rouge e la transizione è sempre molto fluida e introdotta da Pelù con una frase rivolta al pubblico.
A un certo punto il frontman annuncia che nel prezzo del biglietto de "L’ultimo girone" è incluso il "fare casino", per "El diablo" indica che è compresa anche una purificazione e chiede al pubblico di mettersi in ginocchio. Dopo un attimo di suspense l’energia rock fa saltare la folla. Le note risuonano mentre i Litfiba lasciano il palco.
Quando tornano si siedono per un momento un po’ più acustico - Pelù imbraccia una melodica (pianola a fiato), Renzulli la sua chitarra elettrica. Molte canzoni sono ancorate al contesto politico e rimangono anche a distanza di anni tuttora attuali: un pensiero viene rivolto alle guerre e ingiustizie in corso nel mondo - in Ucraina, Iran, Yemen, Sudan - questi alcuni di quelli che Pelù menziona introducendo certi brani.
Alla fine i Litfiba si congedano dal pubblico in modo simpatico con "Cangaceiro", dando la mano ai fan davanti al palco. In diversi non lasciano subito la sala aspettando il ritorno dei loro beniamini, nonostante il concerto sia durato ben due ore non sono pronti a dire loro addio e a lasciare che questa performance indimenticabile diventi solo un ricordo.