Nuovo singolo per la band ticinese, scritto da Matteo Ballabio e supervisionato dai ‘padri fondatori’ Lombardi e Bertini (aspettando l’album)
Rivenduto nel dark web, chissà, il pattern di pianoforte che apre ‘Out The Nest’, nuova canzone degli Hotlanta, è così bello che frutterebbe una discreta cifra. Non fosse che questa è una boutade e nel dark web pare si traffichi altro. Resta il fatto che quelle poche, ritmiche note di Matteo Ballabio a chiamare, e il resto subito sotto a rispondere, creano la tensione quella bella, e quel suono riconoscibile degli Hotlanta sin dai tempi di ‘Arcade Tales’ (aprile 2020), uno dei primi ‘vagiti’ filostatunitensi prodotti da Rocco Lombardi e Matteo ‘Tedd’ Bertini, rispettivamente batteria e voce (e molto altro).
In ‘Out The Nest’, fresco fresco per l’estate calda calda, scrive le note Ballabio e il testo Bertini. Com’è noto, non si chiede agli autori di spiegare le canzoni, ma Bertini lo fa e chi siamo noi per dirgli di no: «In mezzo a strofe facili, danzerecce, a concetti come ‘beat’, ‘music’, ci sono riferimenti anche sociali a quanto sia dura questa vita», spiega Tedd. «Riferimenti al fatto che siamo persone che ballano e se ne infischiano, che continuano a fare musica, che si danno da fare per rendere la propria vita qualcosa di almeno divertente, nonostante non siamo nella condizione perché questo avvenga. Siamo giocolieri strattonati, siamo domatori senza una frusta...». Bertini attinge dal testo, che attinge da concetti dichiaratamente ‘beat’. Inteso in questo caso come ‘beat generation’: «Tra gli anni 30 e i 50 del secolo scorso tanti giovani mollavano tutto per una vita meno materialista, fatta più d’esperienza. È quello che canto».
Musicalmente parlando, invece: ‘Out The Nest’ – dice Lombardi – ha preso forma nel modo in cui avevo sempre sperato, ovvero «con l’intervento di tutti. Il brano è di Matteo Ballabio, scritto non per gli Hotlanta ma da me proposto agli Hotlanta. Ho invitato Tedd ad aggiungere un testo, abbiamo ‘arrangiato’, ma il brano non necessitava di molto. Per quello che è stato il mio contributo, mi sono rifatto al groove di ‘Les Is Mo’ degli Yellow Jackets (sull’album ‘Mint Jam’, 2001, ndr), un groove molto basico, diretto. Ma allargare l’aspetto compositivo agli altri è stato il mio obiettivo». Ferma restando la gestione ‘alla Steely Dan’ della band, nella quale in cabina di regia restano in due, Lombardi e Bertini: «Il progetto è partito da noi, è gestito da noi. A noi spetta l’onere delle finanze, le spese dei lavori in studio e tutti gli aspetti più amministrativi. Il che non significa che paghiamo dei turnisti cui viene detto cosa fare. Hotlanta coinvolge sempre più gli altri musicisti, scelti per le loro qualità e perché possano inserirsi sempre più nel discorso globale».
Hotlanta
Un decimo pezzo chiuderà la prima tranche della produzione. E a novembre di nuovo in studio, «con più idee da parte di tutti. I tempi sono sempre tirati, gli impegni personali sono tanti, ma questa è la strada per ora». La lista d’attesa post pandemica per suonare (quella dei concerti che devono essere recuperati) pare ancora lunga; si può nel frattempo mettere fieno in cascina. E da quando nelle auto non c’è più il lettore cd (ma nemmeno ci sono più i cd), per dare un senso a tutto non resta che il vinile: «L’idea è quella, anche se nella mia concezione dell’ascolto della musica il vinile resta, oggi, un complemento d’arredo. E avere una gran bella copertina e finire in mezzo agli scaffali delle case altrui non mi entusiasma. Si stampa il vinile perché esiste, perché è meno etereo che mettere le canzoni sul web e avere l’impressione di non aver prodotto nulla. Per il resto...».
Per il resto c’è Romeo, il primogenito, che ha già le bacchette in mano. «A livello di gusti non sappiamo ancora cosa gli piaccia e cosa no. Non so cosa ne pensi di ‘Out The Nest’. Ma ogni tanto suoniamo insieme» (vuoi mettere?).