Spettacoli

Giorgio Fieschi, note di una vita da cronista innamorato

La musica (degli anni ’60) e un suo grande cultore protagonisti del documentario di Paolo Vandoni, domenica per Storie alla Rsi

Fieschi con Dall’Aglio e Celentano ad Asiago
(Massimo Pacciorini)
7 maggio 2022
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Con Mal a Fognano Olona, ricordando l’incredibile successo ottenuto con la sigla di ‘Furia’, che gli costò però una partecipazione a Sanremo ‘77, vinto tra l’altro dagli Homo Sapiens con la sua canzone, ‘Bella da morire’. Con Mario Totaro, dei Dik Dik, nel suo podere sul Piano di Magadino. E poi con Gianni Dall’Aglio, ex batterista di Adriano Celentano e dei Ribelli, raggiunto a Mantova e "sfidato" alle percussioni con il solito sorriso da "baloss" sulle labbra. Inconfondibile.

Ci sono tante pietre miliari, nel curriculum di Giorgio Fieschi: la principale è aver potuto e poi soprattutto saputo realizzare l’ultima intervista in assoluto concessa da Lucio Battisti. Era il 18 maggio 1979, a Zurigo. Fu l’incontro in cui Battisti «si mise a nudo», e lo fece confidandosi con un giornalista – ticinese, anziché italiano – che lo colpì «per la sua grande umiltà». Parole con cui lo stesso Dall’Aglio traccia di Giorgio il più semplice e preciso degli "identikit": umile, e capace d’indagare l’interlocutore andando oltre il personaggio. Probabilmente perché personaggio, a suo modo, è sempre stato anche lui.

«Umile ma anche simpatico», come ebbe a dire lo stesso Celentano, che con Giorgio Fieschi ha sviluppato un rapporto particolare, tanto da includerlo in pratica nel suo clan per omaggiarlo (e forse anche un po’ prenderlo in giro) quando in una delle interviste, ad Asiago, dichiara: «Io penso che gli svizzeri siano un pubblico… fresco!». E giù a ridere, con Fieschi accanto, sprofondato nel divano, nella solita modalità della chiacchierata amichevole-che-è-anche-intervista, cui non è estraneo il bicchiere di bianco, presumibilmente un vicentino di qualità.

Poi si sente una specie di morbida mitragliata: sono gli scatti di Massimo Pacciorini, l’amico fotografo di sempre: memorabili certi primi piani di un Vasco giovanissimo, 1987, che a Giorgio Fieschi, abbracciandolo, parlava, invece di dichiarare parole musicali di circostanza.

Dai Monks a Les Sautrelles, dai Ribelli ai Nightbirds

In fondo, è anche una lezione di giornalismo, l’intenso e intimo ‘Giorgio Fieschi - La musica che gira intorno’, documentario che il regista Paolo Vandoni ha realizzato per Storie e che sarà presentato alla Rsi domani, domenica 8 maggio, con Mal ospite in studio.

Costruito sugli incontri con i personaggi di un’epoca musicale impareggiabile come gli anni 60 – dai Monks a Les Sautrelles, dai Ribelli agli Yarbirds di Eric Clapton, giunti in concerto all’Innovazione di Locarno (reparto giocattoli) e capaci d’ispirare a Eliano Galbiati la nascita dei Nightbirds – il film propone una serie di ritratti evocativi.

Quello di Fieschi tutti li valorizza perché offre immagini di amicizia, prima che meramente professionali. C’è il Giorgio che cammina per la sua Arbedo, quello che porta i panni da lavare alla cugina Franca. C’è il Giorgio che affida a Mario Del Don la geometria dei quadri appesi in salotto. Quello che allo stesso Del Don affida un modellino di VW T1 ancora da montare: ne uscirà un furgoncino tale e quale al mito, con cui tornare, per un attimo, a viaggiare con la mente sulle note degli amatissimi Who.

E poi la carrellata su Zucchero, Pupo, Ramazzotti, Venditti, Amanda Lear e molti altri. Spicchi di carriera e di vita, presi in prestito dagli archivi Rsi, che il montatore Mauro Filipponi ha reso poetico mosaico. Cui manca una tessera, che lo spettatore, per 57’, tiene in mano. Vi è idealmente scritta una propria risposta alla domanda: "Chi è Giorgio Fieschi?". Ognuno la posizioni dove meglio crede.