diario di uno spettacolo

Prima di ‘Dopo la prova’, giorno 1

Abbiamo seguito il primo giorno di prove della nuova produzione del Teatro Sociale di Bellinzona.

Erland Josephson e Lena Olin nel film del 1983
12 aprile 2022
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Guardare la sala teatrale "al contrario", dal palcoscenico verso platea e loggioni, è sempre un po’ strano, almeno per chi – non facendo l’attore, il regista, il tecnico – non è abituato a guardare il teatro da quel punto di vista. Ad aumentare la sensazione di estraniamento contribuisce il fatto che non c’è alcuno spettacolo, almeno per ora: ‘Dopo la prova’ debutterà al Sociale di Bellinzona a inizio maggio – il 5, 6 e 7, per la precisione – e tutto quello che c’è, adesso, sono un testo, quello del dramma di Ingmar Bergman nato come film nel 1983, un regista, Andrea Chiodi, un’assistente alla regia, Gaia Caruso, gli attori Antonio Ballerio, Margherita Saltamacchia e Mariangela Granelli, una costumista e scenografa, Ilaria Ariemme. E un giornalista che, su invito del direttore del teatro Gianfranco Helbling, seguirà le prove di questa produzione del Sociale, cercando di raccontare come uno spettacolo teatrale nasce e si sviluppa.
Tra le presenze del primo giorno sono da includere, ovviamente, anche tante idee: delle scene e dei costumi, delle musiche – Andrea Chiodi ha fatto ascoltare un’ipotesi di melodia scritta da Daniele D’Angelo – e soprattutto di come affrontare il testo di Bergman. Il punto di partenza è proprio quello: seduti intorno a un tavolo messo nel mezzo del palcoscenico vuoto, gli attori hanno letto, una dopo l’altra, la cinquantina di pagine di ‘Dopo la prova’ (nella traduzione di Laura Cangemi per Garzanti). Vi si racconta di un anziano e venerato regista teatrale, Henrik Vogler, che sta mettendo in scena ‘Il sogno’ di Strindberg, della sua relazione con la giovane protagonista Anna, figlia di una sua vecchia amante, Rakel che a un certo punto gli appare come in sogno. L’amore e la passione, le relazioni umane, il rapporto tra genitori e figli, l’invecchiare, l’amore e l’ossessione per il teatro. «Bergman si prendeva molto sul serio» ha affermato a un certo punto Chiodi riferendosi alla densità di ‘Dopo la prova’: la sfida sarà prendere questo groviglio di temi e dipanarlo, dare vita a un testo che – forse perché Bergman scriveva proprio così, forse per il linguaggio un po’ stantio della traduzione – se semplicemente recitato rischia di restare semplice chiacchiericcio.
Ci sono, ovviamente, anche dei tagli da fare, soprattutto in alcune lunghe riflessioni di Bergman sul teatro. Ed è proprio quando si inizia a discutere di questi tagli che lasciamo il teatro, pronti a scoprire tra qualche giorno cosa sarà accaduto.