Il virtuoso Ernst Reijseger e le voci del coro Cuncordu e Tenore de Orosei, giovedì 7 aprile alle 20.30 a Muralto per Osa!
L’improvvisazione e le polifonie del canto tradizionale sardo, il jazz d’avanguardia e la musica sacra, un’apparente contrapposizione che diventa armonia e concerto in ‘The face of God’, la faccia di Dio. Da una parte il violoncello di Ernst Reijseger, virtuoso dello strumento e compositore olandese; dall’altra le voci del coro sardo Cuncordu e Tenore de Orosei, attesi giovedì 7 aprile alle 20.30 a Muralto, nella Chiesa di San Vittore, all’interno del programma primaverile di Osa!. Il sodalizio tra le due parti, come spiega a laRegione Piero Pala, membro del Cuncordu e Tenore de Orosei, «nasce nell’ormai lontano 1998, quando entrambi pubblicammo un cd per la stessa casa discografica tedesca. Venimmo invitati a Venezia, a una festa concerto per tutti coloro che avevano registrato per quell’etichetta e dopo cena noi ed Ernst ci mettemmo a improvvisare, per non lasciarci mai più». Oltre che su cd, Reijseger e Tenore di Orosei si trovano, per esempio, nelle colonne sonore di molti film di Werner Herzog. «Con lui torneremo a incontrarci in ottobre», dice Pala, che ci porta ancor più dentro il concerto di giovedì. «L’accostamento tra un jazzista e i nostri canti trova il suo punto di contatto nella libertà. In un certo senso, anche i nostri canti sono un po’ jazz, soprattutto quelli profani, che hanno sì uno schema fisso, ma che offrono anche estreme possibilità d’interazione tra le voci». Il canto sardo può dunque essere improvvisazione? «Può esserlo, a partire dalla poesia che si canta, che consta generalmente dei versi di poeti conosciuti sardi, ma non è raro che un cantante particolarmente dotato possa intonare versi di saluto a una comunità, per esempio, improvvisando in quel preciso momento. Ma per libertà intendo soprattutto il fatto che è musica non scritta ma di tradizione orale, dunque non esiste l’esecuzione esatta di uno spartito, ma quella di voci che hanno la libertà di accelerare e rallentare, di anticipare le altre voci. Il nostro canto è soprattutto interazione».
Herzog a parte, violoncello e voci hanno girato l’Europa intera. «Ricordo in particolare un concerto in Olanda, al quale assistette la regina, con la quale bevemmo un calice di vino; alla fine le dedicammo altre canzoni, soltanto per lei. Ma le occasioni sono state tutte belle e uniche. Ora è due anni che siamo un po’ fermi, ancora ci sono strascichi del Covid, speriamo si possa riprendere una volta per tutte». A Muralto, Reijseger e Tenore suoneranno ognun per sé all’inizio, poi insieme. «Ci incontreremo soprattutto sul repertorio di Orosei, sui brani ‘a cuncordu’, i canti sacri delle confraternite, dei riti pasquali e dell’anno liturgico più in generale. E poi in brani del canto profano, a tenore, quello dei pastori, della campagna, caratterizzato dall’emissione gutturale della voce». Un canto che apre a più ampie e conclusive considerazioni: «La Sardegna ha una grandissima tradizione, soprattuto nel canto», chiude Pala. «Un etnomusicologo di fine Ottocento disse che quel che s’incontra in duecento chilometri di Sardegna, attraversandola da Sud a Nord, non s’incontra in tutta la penisola italiana, questo per dire di quante espressioni esistano su quest’isola. Il canto a cuncordu è un’esperienza più recente, risale al 1600 con l’avvento delle confraternite religiose, ma quello a tenore è più antico, ancestrale, tanto da essere dichiarato Patrimonio dell’Unesco. È un canto unico e nemmeno si riesce a stabilirne l’origine. L’unica espressione al mondo che gli assomiglia, come tipologia d’emissione, è il canto dei mongoli nella repubblica di Tuva, che pure resta qualcosa di molto diverso» (www.cuncorduetenore.com, www.ernstreijseger.com. Programma completo su: www.organicoscenaartistica.ch. Info e prenotazioni: tel. 076 280 96 90, e-mail: info@organicoscenaartistica.ch).