Intervista a Kevin B. Lee, professore per il futuro del cinema all’Usi, tra gli ospiti dell’evento primaverile del Festival di Locarno
L’avevamo incontrato lo scorso agosto a Locarno, fresco di nomina: sei mesi dopo Kevin B. Lee, il "Locarno Film Festival Professor for the Future of Cinema and Audiovisual Arts" all’Università della Svizzera italiana, ha iniziato a imparare l’italiano – «but not so well» e dopo un "buongiorno" ha preferito l’inglese – e soprattutto ha iniziato le prime lezioni all’Usi. «Il semestre è iniziato lunedì e in aula c’erano molti studenti: sono contento di aver iniziato». E con la nona edizione di ‘L’immagine e la parola’, l’evento primaverile del Locarno Film Festival – in programma il 12 e 13 marzo al PalaCinema di Locarno, vedi più avanti per il programma –, avremo anche un primo appuntamento con il pubblico: Lee terrà infatti una masterclass dedicata al cinema all’epoca di Netflix.
Da una parte, quindi, il film che scopriamo in una sala cinematografica o in un multisala. Dall’altra un servizio in streaming «che non è neanche principalmente orientato al cinema, visto che il business è soprattutto rappresentato da serie tv, ma non si può negare che Netflix abbia una grande influenza nella cultura audiovisiva, nell’industria dell’intrattenimento e anche nell’arte cinematografica».
L’idea, prosegue Lee, è «cercare di comprendere qual è la relazione tra Netflix e il cinema, come Netflix può determinare il futuro del cinema sia come industria culturale, sia come forma artistica». E anche «come il cinema, incluse istituzioni come il Locarno Film Festival, possa reagire alla posizione dominante che ha Netflix».
Quando parla di posizione dominante, Lee ha ben chiara la situazione: con i suoi studenti – prima di arrivare all’Usi ha insegnato in varie istituzioni tra cui la Merz Akademie di Stoccarda – fa sempre una autovalutazione delle loro abitudini mediatiche «e in media parliamo di 6 o 7 ore di Netflix a settimana, è la parte più importante del tempo che dedicano all’intrattenimento». Se vogliamo guardare al futuro del cinema «dobbiamo guardare ai giovani e pensare al ruolo che il cinema avrà nelle loro vite».
Lee ha citato vari aspetti in cui Netflix, e in generale i servizi di streaming, hanno cambiato il settore dell’audiovisivo. Iniziamo dall’ambito più commerciale: che cosa vuol dire per l’industria cinematografica sapere che già adesso i profitti arrivano dallo streaming e non più dalle sale o dalla televisione? «Come giustamente osservato, questa è già adesso la realtà e il presente è in rapida evoluzione: pensiamo a come la pandemia ha cambiato le nostre abitudini anche per quanto riguarda l’audiovisivo. Ci siamo tutti abituati a guardare i film al computer o sul telefonino, adesso che le restrizioni vengono tolte le persone torneranno negli spazi pubblici come i cinema? Perché, dobbiamo riconoscerlo, lo streaming ha dei vantaggi: la scelta è più ampia e grazie agli algoritmi abbiamo una selezione basata sulle nostre preferenze». La domanda alla quale cercare una risposta è quante persone saranno ancora interessate all’esperienza collettiva del cinema, a recarsi insieme ad altre persone in una sala per guardare insieme un film. «Personalmente io spero di sì perché sono cresciuto vivendo molti bei momenti di questo tipo: in una sala al buio guardando un bel film con altre persone. Ma non possiamo darlo per scontato e dobbiamo capire come proporre questo tipo di esperienza alle nuove generazioni».
Ma il cinema non è solo un’esperienza collettiva: è anche totale o, quantomeno, ha meno distrazioni di un film visto su un dispositivo con le sue notifiche, email, social media… «Dalle ricerche che ho fatto con i miei studenti, avviare la riproduzione di un video e poi neanche guardarlo, lasciandolo in ‘background’ mentre si fa altro, è un comportamento normale, soprattutto durante la pandemia. È una reazione all’ansia di isolamento, cerchiamo di compensare facendo più cose, consumando più media. E questo va a vantaggio delle compagnie che basano il proprio modello di business sul tempo che trascorriamo sulle loro piattaforme».
E dal punto di vista artistico? Netflix, come del resto molti produttori "tradizionali", ha un’offerta varia, da film di cassetta non particolarmente originali a opere d’autore che vengono selezionate, e premiate, nei festival. «Credo che l’obiettivo di Netflix sia realizzare ogni film che possa ambire a un premio e ogni film che possa avere successo, rimpiazzando Hollywood e l’industria cinematografica internazionale». E anche se questo obiettivo è ancora lontano dall’essere realizzato, è difficile pensare di fare a meno dell’offerta di Netflix, e questo sia per il grande pubblico, sia per i festival. E qui Lee cita l’eccezione di Cannes che con i film delle piattaforme di streaming ha un rapporto conflittuale. «Che cosa significa per un festival? Che tipo di film può presentare che siano un’alternativa a Netflix? I festival si concentreranno sui film che davvero meritano un grande schermo, per un pubblico che non è del tutto soddisfatto dai "Netflix movie"? Questa è uno dei possibili scenari».
La masterclass sarà accompagnata dalla proiezione del film d’animazione ‘Bombay Rose’ di Gitanjali Rao, distribuito da Netflix. Perché questa scelta? «Perché il film sta esattamente al centro agli argomenti dei quali abbiamo parlato. Si tratta del lavoro di una cineasta presentato in un importante festival internazionale, a Venezia, e poi è stato acquistato da Netflix diventando il primo lungometraggio d’animazione indiano presente sulla piattaforma. Diventa quindi interessante studiare come è andato un film di questo tipo e che tipo di esperienza ha avuto la regista».
Nona edizione, gratuita e nuovamente in presenza, per L’immagine e la parola: l’evento primaverile del Locarno Film Festival si aprirà sabato 12 marzo alle 14 con la masterclass di Kevin B. Lee seguita, alle 18.30, dall’incontro tra Giona A. Nazzaro, direttore del festival di Locarno, e Alberto Barbera, direttore della Mostra di Venezia. All’incontro seguirà l’anteprima svizzera di ‘Il buco’ di Michelangelo Frammartino, vincitore del Premio speciale della giuria a Venezia, fotografato dal maestro della luce bellinzonese Renato Berta.
Domenica 13 marzo alle 10.30 masterclass di Michelangelo Frammartino in collaborazione con il Cisa e moderata da Renato Berta. Alle 16, il regista Stefano Knuchel porterà il pubblicato nel mondo del fumetto con il creatore di Nathan Never Bepi Vigna e la proiezione del documentario di ‘Hugo in Argentina’.
Il programma sarà arricchito da proposte formative rivolte alle giovani generazioni, con le attività di Locarno Kids e la Spring Academy.
Info suwww.locarnofestival.ch.