La figura del coordinatore d’intimità è sempre più in voga nelle produzioni cinematografiche. Anche in Svizzera
Chissà cosa avrebbero detto, nel 1986, Mickey Rourke e Kim Basinger. E chissà se qualcosa sarebbe cambiato nelle scene di quella che è ormai divenuta, che lo si ami o no, un film culto del genere: 9 settimane e mezza. Quando Adrian Lyne aveva girato la pellicola, la figura del cosiddetto coordinatore d’intimità ancora non esisteva. Oggi, per contro, questa figura è sempre più presente sui set delle produzioni cinematografiche e televisive. In parole semplici, si tratta della persona che si occupa di gestire nel modo migliore le scene di sesso sul set.
L’addetta o l’addetto in questione è responsabile dello svolgersi adeguato delle sequenze con contenuti erotici, in modo da evitare ad esempio gli abusi. Una figura ormai in voga anche in Svizzera, nata sulla scia del moto sollevato dal movimento ‘Me Too’ e che si è fatto conoscere sulla scia di vari scandali, a cominciare da quello legato al produttore americano Harvey Weinstein. Allo stesso modo di quanto fa un coordinatore delle scene di azione o di combattimento, il consulente in intimità si occupa di momenti ben precisi e deve avere varie competenze: in psicologia, in sessuologia, ma anche in ambito legale. Il suo primo compito è quello di assicurarsi che gli attori siano consenzienti.
«Il rischio è che un mio collega o una mia collega mi tocchi in un punto del corpo che non è appropriato –, racconta Julia Effertz, attrice tedesca che svolge il ruolo in questione in produzioni elvetiche –. In passato non vi erano dei protocolli chiari. L’idea era: ‘Sapete come ci si abbraccia, sapete come si fa sesso, quindi avanti, forza’. Ma era sbagliato, sono stati superati molti limiti e vi sono state attrici ferite psicologicamente».
Ci sono poi le pretese dei registi. L’attrice vallesana Barbara Terpoorten ricorda che nei suoi 25 anni di carriera ha dovuto girare molte scene erotiche: «Non si vuole apparire come un’attrice complicata, quindi si risponde sì, sì, sì, poi una volta a casa o in auto si pensa: m..., ho fatto delle cose che non volevo», confida la 47enne.
Il consulente d’intimità non è comunque solo un difensore delle persone coinvolte: ha anche il compito di far funzionare a dovere le scene, che non sempre sono facili a realizzarsi. Una regista ginevrina racconta quanto successo durante la lavorazione del suo ultimo film: «L’attore si vergognava. L’attrice faceva di tutto per farlo stare a suo agio; è successo veramente il contrario di quello che ci si può aspettare in una situazione del genere... Ma lui non ci riusciva. Io dicevo che non doveva dare l’impressione di accarezzare la partner, doveva fare un po’ di più, cercavo di essere il più semplice possibile». L’attore era però «completamente bloccato e inoltre arrossiva». In questo ambito una persona che coordina le scene erotiche si rivela molto utile.
Il nuovo mestiere si sta diffondendo in Svizzera e negli altri Paesi europei, anche se vi sono registi che oppongono resistenza perché considerano i nuovi venuti l’ennesimo prodotto del politicamente corretto in salsa anglosassone. Comunque l’emittente televisiva americana Hbo, l’inglese Bbc e l’operatore statunitense Netflix si rifiutano di girare pellicole senza un coordinatore di intimità. Netflix propone anche una formazione a chi vuole lanciarsi nel nuovo mestiere.