In questi anni sono stati finalmente ‘aperti’ con nuove tecnologie alcuni nastri lasciati dall’artista, che contenevano brani sui quali si sta lavorando
Il primo gennaio del 1997 nella sua casa di Novafeltria, nel Riminese, ci lasciava Ivan Graziani, il cantautore con la chitarra elettrica o, se si preferisce, la chitarra rock della musica d’autore italiana.
Nato a Teramo, scompare a soli 51 anni un artista completo. Dotato di sensibilità e ironia uniche, attento osservatore di microstorie che riusciva a rendere esaltanti e intriganti nelle sue canzoni, Ivan Graziani ha raccontato l’Italia, quella meno evidente ma vitale della provincia.
Primo cantautore in assoluto a salire sul palco del Tenco nella primissima edizione del 1974; un album (“Pigro”) considerato tra i 100 più belli della musica italiana dalla rivista Rolling Stone; una tecnica chitarristica che ha fatto scuola; due album-tributo, a rendergli omaggio molti dei grandi del pop; e canzoni come “Lugano Addio”, “Firenze (Canzone triste)”, “Monnalisa”, “Maledette malelingue”, “Signora bionda dei ciliegi”, per citarne alcune delle più note, che rimangono nella memoria collettiva.
Con un repertorio in bilico tra rock e ballate di rara bellezza, Ivan ha incrociato tanti illustri colleghi: tra questi, Lucio Battisti, PFM, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Ron, Loredana Bertè e Renato Zero.
In questi anni, nel suo studio di registrazione, “Officine Pan Idler”, sono stati finalmente “aperti” con nuove tecnologie alcuni nastri lasciati dall’artista, all’interno sono state trovate molte tracce inedite su cui si sta lavorando per poterle pubblicare proprio nel 2022, a venticinque anni dalla sua scomparsa. Questo è l’auspicio dei tanti fan club dedicati ad Ivan Graziani, che continuano assiduamente a ricordarlo andando alla “ricerca” di materiale di nicchia.