LA RECENSIONE

Il concerto rock di Lucio Corsi

Un viaggio esaltante tra talkin’ blues e glam, inediti e cover di Lucio Dalla e Ivan Graziani

‘Lui suona la chitarra in una rock’n roll band’
(laRegione)
17 dicembre 2023
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Pubblico eterogeneo e numeroso a Lugano questa sera. Trasferte dalla Toscana, famiglie con bambini al seguito, giovani e meno giovani per assistere allo show del folletto di Vetulonia. Non sappiamo cosa aspettarci, sebbene l’intervista pre-concerto lasciasse trapelare cose parecchio interessanti, soprattutto nelle diverse fasi previste dallo show. Che inizia ben oltre l’orario prestabilito da programma, con la giusta dose di irrequietezza nel pubblico, soprattutto quello infantile presente in sala (chi ha figli sa bene quanto Lucio Corsi e band con ‘Bestiario Musicale’, l’album a tema animale del 2017, abbiano lasciato ai più piccini) che lancia a più riprese battimani e qualche coro per smuovere la band dalle quinte. Si presentano in sei più il tecnico di palco e sin dai primi brani l’impressione è quella di un unità di suono magica. Una band coesa all’insegna del rock’n’roll più sfrenato, sposato ai testi poetici e alla mise en travestì di Lucio, creando un ponte reale con quanto Bolan, Bowie, Slade e New York Dolls misero nella storia della musica. Filippo è la spalla di Lucio alla chitarra, contraltare smaccatamente rock. Marco tiene ritmi e pelli con la sua batteria, Giulio e Iacopo si occupano rispettivamente di tastiere e pianoforte, Tommaso segue al basso.

Ma stasera c’è qualcos’altro, un non so che di magico nell’aria…del resto siamo a Lugano, diretta protagonista di ‘Amico vola via’, leggero come una foglia che il vento si portò via. Lucio Corsi è il frontman e la star, un leader che sa come giocare e accendersi con la sua backing band. Si schiera apertamente pro Gibson ed anti-fender nell’introduzione de ‘La gente che sogna’, tra un cambio di chitarra e l’altro. Poi la parte folk del concerto, con una ‘Trieste’ nella quale sentiamo realmente un vento caldo spingersi. Poi ‘Bigbuca’, dove tra un colpo di pala e l’altro il suono si fa acustico e caldo, compare un’armonica a bocca. Quelle di Lucio sono canzoni nelle quali i sentimenti si mescolano, fra sofferenza, tristezza, luce e amore. ‘Orme’, ‘Radio Mayday’, fino ad arrivare a ‘Il Lupo’, cantata grazie al librone posato sul leggio visto che il testo, oh, non rimane in mente.

Una grande band umana e aliena

Poi la band si congeda, Lucio si prepara per ‘La Lepre’, intensa, solitaria e toccante. Il talkin’ blues di ‘Senza Titolo’, l’inedita ‘Francis de La Croix’, surreali avventure di un amico fotografo, brano che non finisce ma che promette benissimo. Un’altro inedito, ‘Zulu Time’, che nell’interpretazione piano e voce risveglia qualcosa di Lucio Dalla per chiudere anche questa parte con ‘La ragazza trasparente’. Cambio d’abito, basco e petto in mostra, rientra la band e parte ‘20th Century Boy’ dei T.Rex, poi di filato ‘Magia Nera’ in un tripudio di groove. Siamo in pieno rock’n’roll, con ‘Glam Party’ che non fa nulla per interrompere il flusso. Poi un omaggio a Ivan Graziani con un ‘Doctor Jekyll & Mr. Hyde’ che ci fa ben capire come la dieta a base di Blues Brothers nella sua giovane infanzia abbia portato a frutti succosi.

‘Cosa faremo da grandi’ è la perfetta canzone per tutte le generazioni, dove ieri, oggi e domani perdono di senso, granelli di sabbia trascinati dalla corrente e dal ritmo. ‘Rocco Giovannoni’ è uno splendido inedito su un compagno di scuola bullo, figlio di spacciatori ed elemento che ci entra nel cuore nel giro di una strofa. Di ‘Altalena Boy’ rimane il mistero su dove sia finito fra alieni, marziani e zingari, ma la musica lenisce la sparizione. Prima di uscire cambiano idea, regalandoci ‘Ho un anno di più’ di Battisti, acida e tumultuosa con il vocale vibrante del tastierista Giulio Grillo. Alla richiesta di ‘Addio Lugano Bella’ promette di prepararla insieme ad ‘Angeli’ di Dalla (una delle più belle canzoni su questa città per Lucio). È chiaro, dopo quasi due ore di concerto, di come il segnale dell’ultimo brano stia arrivando. ‘Freccia Bianca’, che ci lascia fra le mani la sensazione di aver assistito all’esibizione di una grande band, spontanea, imperfetta, umana e aliena.