Prima dello spettacolo con Davide Gagliardi scritto da Egidia Bruno partendo da un un poster “troppo inquietante per appenderlo in camera”
Arte e traslochi in scena al teatro Paravento di Locarno con la prima di ‘DA Lì’, spettacolo con Davide Gagliardi che andrà in scena a Locarno domani sera e sabato alle 19, con repliche il 4 dicembre al Plaza di Mendrisio e il 10 e 11 dicembre al Foce di Lugano.
Il riferimento è ovviamente a Salvador Dalí, l’artista noto per le sue opere surrealiste e per la sua personalità eccentrica e stravagante.
Questo spettacolo segna il debutto non di Davide Gagliardi – l’attore collabora da anni con diverse compagnie ticinesi –, ma di Teatro Lunaparco, associazione che lo stesso Gagliardi ha deciso di creare l’anno scorso. «Non è una vera e propria compagnia, piuttosto un “cappello produttivo” per produrre dei lavori teatrali e ho pensato di iniziare con questo in cui sono protagonista» ci ha spiegato. L’associazione è nata nel 2020, «quando il mondo era tutto fermo per la seconda volta: mi sono detto che o mi deprimo, oppure proprio mi metto a creare una struttura e a produrre uno spettacolo, anche se chissà quando riapriranno i teatri…».
Per realizzare ‘DA lì’ Gagliardi si è rivolta a Egidia Bruno, attrice e autrice di origine lucana attiva sulla scena milanese e anche ticinese. Il suo racconto ‘La mascula’ ha vinto il premio Massimo Troisi ed è poi diventato un monologo per la regia di Enzo Jannacci, al quale ha anche dedicato un omaggio con lo spettacolo ‘No tu no’. Ma Gagliardi cita in particolare ‘Ne veryu – Non ci credo, K.S. Stanislavskij’: è quello che spettacolo di teatro-racconto che lo ha convinto a rivolgersi a Egidia Bruno per realizzare uno spettacolo su Dalí «cosa che da anni volevo fare, perché è un autore che mi piace molto. E il teatro-racconto mi è subito sembrato essere il modo giusto per parlare di un artista così importante, così “vasto”: non puoi fare una conferenza di un’ora sul surrealismo, o raccontare la vita di Dalí. E lei ha effettivamente trovato una chiave secondo me bella».
Partendo da un episodio veramente accaduto a Davide Gagliardi. «Sì, è stato il “motore” dello spettacolo: nel 1994 faccio il liceo e durante una gita a Barcellona compro un poster di Dalí, con questo ‘Autoritratto molle’, una faccia tenuta su da queste stampelline… sono entusiasta, poi arrivo a casa e lo sto per appendere alla parete… mi rendo conto che il quadro è inquietante. “Cosa è, una gruccia che entra in un occhio? No no mettiamolo in cantina!”. Per anni lo vedevo lì, mi dicevo “adesso lo appendo perché è bello” e subito dopo “no, è bello ma fa paura”. È questa la chiave che ha trovato Egidia Bruno: l’arte piace o non piace, ma non lascia indifferenti. Perché? Che cosa è quella cosa un po’ magica che fa scattare questa nostra reazione?».
Nel commissionare il lavoro a Egidia Bruno Gagliardi ha quindi raccontato questo piccolo aneddoto. «E ho subit messo in chiaro che non volevo fare un saggio, una conferenza, una biografia di Dalí». Che cosa ci sarà quindi in scena? «Egidia si è inventata che un personaggio, cioè io, sta traslocando per la settima volta: ha la casa piena di scatoloni, li sposta, li apre, decide quali oggetti portare e quali invece lasciare. E poi gli si presenta questo poster: con questo ritrovamento inizia a ricordarsi che l’aveva comprato trent’anni prima, che voleva appenderlo eccetera». Si parte dal quadro «ma non per farne un’analisi estetica, per parlare del surrealismo o dell’influenza della psicanalisi sull’opera di Dalí». Si prendono piccoli elementi, «come le sopracciglia: in questo quadro sono ben curate. E Dalì era un vanitoso! Così con la formula del teatro-racconto si evocano episodi nella vita di Dalì in cui lui si è messo in vetrina, al centro dell’attenzione a fare autografi con Amanda Lear… Sarà un monologo di narrazione, perché la quarta parete viene rotta fin dall’inizio, ma non una cosa da stand-up comedy».