È l'attitudine che accomuna il presidente Mathieu Fleury e il direttore artistico Thierry Jobin, con gli occhi alla 36esima edizione, dal 18 al 27 marzo 2022
La 35esima edizione si è chiusa domenica scorsa con la vittoria dell'ivoriano ‘La Nuit des Rois’ di Philippe Lacôte (una produzione Costa d'Avorio, Francia, Canada, Senegal), gradito bis del cinema africano, trionfatore delle ultime due edizioni. Forte dell'aver ritrovato ritmo e pubblico, sopravvissuto alla crisi di Covid-19, il Festival internazionale del film di Friburgo (Fiff) dichiara le sue future ambizioni in vista del nuovo appuntamento, atteso fra soli otto mesi. “Il Fiff è uscito più forte dalla pandemia”, ha dichiarato il suo presidente Mathieu Fleury a Keystone-Ats. “Gli ultimi 18 mesi hanno permesso di rafforzare i legami con la comunità di supporto e il mondo cinematografico. A questo stadio, rappresenta un ritorno alla normalità”. Per il direttore artistico Thierry Jobin, “quello di quest'anno è un successo umano”, quello si una squadra “consolidata e rifocalizzata”, convinzione che è anche di entrambi.
Jobin ha definito lo svolgimento in luglio “una scoperta”; gli ha fatto eco Fleury, orgoglioso di come il festival abbia “spianato la strada a una stagione sconosciuta, con nuove pratiche”, con particolare riferimento alla cerimonia d'apertura “trasformata in una creazione musicale”. Preso atto che “il pubblico non è più abituato agli incontri collettivi” – il sole non ha favorito l'offerta all'aperto – ma che “i festival avranno un ruolo centrale nel riportarlo a poco a poco”, gli occhi di presidente e direttore artistico guardano già alla 36esima edizione in programma dal 18 al 27 marzo 2022: Jobin desidera continuare a far votare il pubblico, come accaduto per il cinque classici della commedia musicale scelti da 300 votanti lo scorso autunno per l'edizione appena conclusa; e intende anche potenziare l'offerta per le famiglie, organizzare una notte di proiezione e, ancora, proporre una “incredibile serata a sorpresa”. Oltre a garantire il bilinguismo, che grazie a nuovi sostegni della Confederazione e del Canton Friburgo verrà considerato come obiettivo quasi raggiunto a partire dal 2022 con la sottotitolazione di tutti i film in tedesco. Mathieu Fleury , dal canto suo, evoca la necessità di aumentare il budget dedicato all'ospitalità. Non tutte le stelle, infatti, rinunciano ai 5 stelle di Berna per alberghi di Friburgo come quest'anno Etienne Daho, e il festival può accogliere al massimo 5-10 invitati, oltre a giuria e cineasti in competizione. Fleury ha un secondo timore: quello di un contraccolpo della pandemia nei prossimi due o tre anni, quando le sovvenzioni scompariranno.
Con il risultato dell'offerta online ancora da contabilizzare – la quindicina di film disponibili tramite il sito del festival fino al 15 agosto – la frequentazione 2021 è inferiore ai quasi 45mila spettatori del pre-pandemia. Dato comunque limitato: “Speravamo di raggiungere il 50% delle cifre del 2019 e certamente siamo ben al di sopra”, rassicura Jobin, che ora si appresta a visitare cinematograficamente Locarno, Venezia e, se possibile, Toronto, per riprendere contatti finalmente personali. Per il futuro, il festival intende offrire incontri con esponenti della cultura, come il già citato Daho o il regista messicano Guillermo del Toro, protagonista di una masterclass in collegamento da Los Angeles lo scorso 18 luglio. Forte dell'appoggio di Fleury, desideroso di supportare la “dolce follia“ del direttore artistico, Jobin ha un sogno: ospitare a Friburgo un regista del calibro di Guillermo del Toro in veste di formatore degli studenti di cinema. Perché il Fiff – dice Fleury – “non è né il festival delle prime né delle star, ma un evento dove si riflette con pancia e cuore e dove ci si riunisce per buone ragioni”.