Sul ‘Tubo’ con nuovi brani e relativi video. Qui con l’Emilio Castorina pensiero. Giovedì 22 luglio dal vivo a Roveredo (l'intervista)
Gli appassionati di podcast lo avranno ascoltato in ‘Generi di conforto’ (quello della ‘Regione’) durante i giorni del lockdown a suonare una chitarra acustica dal salotto di casa, in solitaria oppure con Sibi, la sua bimba, alla voce. Gli appassionati di musica, invece, conoscono Emilio Castorina come chitarrista e band leader di Zezel (entità, o degli Zezel, nella forma lessicale tipica della band). E di Zezel, in questi giorni di semilibertà, il Tubo ci offre nuove registrazioni – ‘Piton’, ‘Mahi (Versione 1)’, ‘Lydia’, composte da Castorina – sintomo che la formazione ticinese, con almeno due piedi nei Grigioni, è tornata operativa. Anzi, non si è mai fermata.
«Nel lockdown non ci si poteva vedere – racconta il band leader – ma la cosa che io amo è comporre. Abbiamo scoperto la piattaforma Splice, che permette di condividere progetti nel programma che uso, e ogni musicista può accedere al progetto, suonare, creare nuove versioni del pezzo. Danilo Boggini sta registrando la parte di fisarmonica per ‘Abubu’, un pezzo che ho scritto per mia figlia. E in aggiunta ai musicisti di Zezel se ne sono uniti anche altri, come il bassista Giuliano Ros». Fermo restando il nucleo indivisibile, Davide Paterlini (sax tenore e soprano, Ewi), Francesco Magni (tastiere), Giandomenico Borelli (basso elettrico), Patrizio Usel (batteria). «Mi piace estendere la musica ad altri musicisti, la musica non è una gara, è condivisione».
Poco prima del lockdown, Zezel ha detto addio al tastierista (ma anche suonatore di Teremin) Carlo Maragni, andatosene nel giorno del suo compleanno. «Ha scritto cose molto belle, alcune le abbiamo registrate nuovamente, forse le ripubblicheremo. Oltre che mancarmi come amico, in questa fase così particolare Carlo sarebbe stato ancora il compagno ideale, amante come me della composizione e della tecnologia». Oggi, a sostituirlo, c’è Francesco Magni e, in nome della condivisione di cui sopra, a suonare le tastiere per Zezel c’è anche, dalla Puglia, Corrado Visconte, «uno di quelli che, scoperto Splice, l’entusiasmo è andato a mille».
Chi ha ascoltato ‘Inversione di tendenza’ (2013) oppure ‘Poink’ (2015), con tutta probabilità ama i tempi dispari. Frutto della mente del matematico Castorina? «Può darsi, ma anche degli ascolti di gruppi come King Crimson, Jethro Tull, il rock progressivo anni Settanta, gli Area in Italia. Quegli ascolti mi hanno aperto strade diverse dal solito 4/4, e ho cercato di mantenere sempre una certa spontaneità. Dai tempi dispari possono anche uscire cose senza alcun senso, e la mia intenzione è quella di riuscire a dare coerenza a tutto quello che scrivo. Non ho la necessità di mostrare di saper suonare i tempi dispari, anche perché non sono un supertecnico». E la musica, che non è solo matematica, può essere tempi dispari e cuore, coppia di fattori che rimanda al Sud che è in Castorina e alla musica napoletana, concetto più ampio di quanto si pensi: «Pino Daniele, Napoli Centrale, la musica napoletana puoi metterla in forma di jazz e si adatta perfettamente, cosa che accade a molti suoni del sud dell’Italia». Su YouTube, a proposito di Napoli, c’è una prima versione di ‘Mahi’: «Il titolo è come un bimbo chiamava mia madre, Maria Luisa. Il video è curato dal batterista, che ha inserito qualche immagine di quella città e di quell’epoca, essendo mia madre campana». Una seconda versione è attesa a breve.
Come compone Emilio Castorina? Esce sul balcone, vede la natura ed è preso da illuminazione divina o si abbatte e produce cose fantastiche? «Ogni tanto ho qualche idea, la salvo sull’iPhone e la metto da parte. Il più delle volte alla chitarra, provo dei suoni, faccio esercizi. Spesso, sbagliando, escono ‘cellule’ da sviluppare». Una cosa alla Gianni Rodari, che sull’errore ci scrisse un libro, l’errore fonte di novità. O l’errore sul quale il jazzista prende, dal punto di vista improvvisativo, strade diverse. «Ma la prima cosa in assoluto è la melodia, che mi auguro possa sempre rimanere quando un brano è finito, altrimenti è esercizio fine a sé stesso. Non sono Beethoven, non sono in grado di creare strutture enormi; penso a incastrare bene la melodia, e creo spazi all’interno dei quali la mente può viaggiare».
I tempi dispari non fanno di Castorina uno snob. «Vogliamo parlare de ‘La fisarmonica’ di Gianni Morandi? Una melodia semplice, straordinaria». E in confidenza: «‘Lydia’ è stata scritta per la madre di Davide, scomparsa nel periodo del Covid insieme al papà. La sua canzone preferita era ‘Montagne verdi’: ho preso le prime tre note per farne l’inizio, e l’intervallo di note poco più avanti, da elaborare». E nei tempi – a loro modo dispari – del momento storico dell’io a tutti i costi, Castorina è sì band leader, ma sempre dentro Zezel: «Suonerò sempre con i miei amici. E spero di recuperare due musicisti che in questo momento fanno fatica a pianificare il proprio tempo libero. Non è facile, hanno un lavoro, ma ho bisogno di loro in questo senso, perché è anche al gruppo che si devono le cose belle, e vorrei avere anche una certa interazione con gli altri per migliorare. Perché dopo aver perso Carlo non ho più lo scambio che serve».
Ci sarebbe anche la musica liquida («Mondo dinamico, bello, ma così dispersivo…»), il supporto fisico che va sparendo («Ma io non mi arrendo»), e le canzoni senza più assoli dentro («Alla Vasco Rossi di ‘Ridere di te’, per intenderci»), ma anche lo spazio in pagina ha i suoi tempi radiofonici. Giusto il tempo di segnalare l’occasione più prossima per ascoltare Zezel dal vivo: domani, giovedì 22 luglio alle 19 al Ristorante Santana di Roveredo (Gr), ospite Anna Guastalli. E Castorina a dare lo start (pari, di solito).