Il debutto della regista franco-britannica Charlotte Colbert e la nuova opera del russo Gleb Panfilov, già Pardo d'Oro nel 1969
Gala Premiere della sezione Fuori concorso dedicata al thriller psicologico ‘She Will’, debutto della regista franco-britannica Charlotte Colbert; in Piazza Grande, l’anteprima mondiale di ‘Sto minut iz zhizni Ivana Denisovicha’ (100 Minutes) del regista russo Gleb Panfilov, già vincitore del Pardo d’oro nel 1969. Sono i titoli che vanno a completare l’offerta di Locarno 74, dal 4 al 14 agosto.
Andando per ordine. ‘She Will’, giovedì 5 agosto alle 17 – un Q&A subito dopo la proiezione – è la storia di Veronica Ghent (Alice Krige) la quale, dopo una doppia mastectomia, si reca nella Scozia rurale con la sua giovane infermiera Desi (Kota Eberhardt) per un ritiro di guarigione. Il film è prodotto da Edward R. Pressman (The Crow, American Psycho), e annovera nel cast Alice Krige (Star Trek: First Contact, The OA, Carnival Row), Kota Eberhart (X-Men: Dark Phoenix), Malcolm McDowell (Bombshell, A Clockwork Orange) e dal vincitore del BAFTA® Award Rupert Everett (The Happy Prince, My Best Friend’s Wedding) con il montaggio di Yorgos Mavropsaridis (The Favourite, The Lobster, The Killing of a Sacred Deer) e una colonna sonora originale di Clint Mansell (Black Swan, Requiem for a Dream, Moon).
‘Sto minut iz zhizni Ivana Denisovicha’ (100 Minutes), la nuova pellicola di Panfilov – già premiato nel '69 a Locarno per il suo lungometraggio d’esordio ‘Vogne broda net’ (No Path Through Fire, 1968), e vincitore di un Orso d’oro al Festival di Berlino del 1987 per Tema (The Theme, 1979) – sarà presentata durante la serata di venerdì 13 agosto. Sullo schermo, una nuova versione della vita di Ivan Denisovich Shukhov, eroe letterario dal tragico destino che valse al suo creatore, Aleksandr Solzhenitsyn, il Nobel per la letteratura. ‘100 Minutes’ è il racconto dei soldati sovietici che hanno combattuto contro i nazisti, finendo per essere catturati e diventando dei prigionieri di guerra, più tardi – al ritorno in Patria – vittime della ‘giustizia’ di Stalin, che a loro serbò dieci anni di duro lavoro nei campi siberiani.
Il film di Panfilov risponde alla domanda su quale sia il motivo per cui i prigionieri come Denisovich rimangono in vita e cosa li spinge a svegliarsi ogni mattina per affrontare un altro giorno d’inferno.