Locarno 74

Le donne di ‘She will’, film horror sulla rinascita

Intervista a Alice Krige, Kota Eberhardt e Charlotte Colbert, rispettivamente attrici e regista del thriller psicologico

6 agosto 2021
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L’intervista è iniziata in ritardo, ma appena Alice Krige, Kota Eberhardt e Charlotte Colbert – rispettivamente attrici e regista dell’horror psicologico ‘She Will’ – ci raggiungono nella terrazza di Villa Orselina è subito chiaro perché la rigida griglia oraria prevista dagli uffici stampa è saltata: la complicità e l’incontenibile entusiasmo delle tre donne trasforma l’incontro in una chiacchierata senza domande vere e proprie, figuriamoci delle risposte. Bastano le semplici presentazioni (come nelle barzellette, eravamo uno svizzero, un norvegese e un greco) per far partire un discorso sugli incendi nei pressi di Atene, sulla bellezza di certi luoghi, sul rapporto con la natura. Ed ecco Kota Eberhardt iniziare a parlare di quanto siano suggestive le Highlands scozzesi – «negli Usa non abbiamo una simile magia!» – che quantomeno porta la discussione sul film, ambientato appunto in Scozia. È lì che Veronica Ghent, attrice dal glorioso passato interpretata da Alice Krige, si reca per la riabilitazione dopo da una doppia mastectomia, andando incontro a tutt’altra rigenerazione: entrando in contatto con forze soprannaturali recupererà coscienza di traumi passati arrivando a vendicarsi. Con lei la giovane infermiera Desi (interpretata appunto da Kota Eberhardt), e il rapporto tra le due donne è uno dei motori del film. «La relazione che si sviluppa tra i nostri due personaggi – spiega Eberhardt – ci porta a essere inaspettatamente amiche, due donne con storie molto diverse che si ritrovano unite dalle proprie lotte. La protagonista è Veronica, ma c’è un continuo rispecchiamento, Desi è il riflesso di Veronica e Veronica è il riflesso di Desy ed è attraverso questo rispecchiarsi che si prende coscienza di sé stessi».

Veronica Ghent ha subito una doppia mastectomia, un intervento che non ha semplicemente toccato il suo corpo: nell’evoluzione che subisce il personaggio, vediamo le due cicatrici sul petto prima negate e poi accettate come parte di un nuovo sé. «Non c’è stato molto tempo per preparare il personnaggio» ha spiegato Alice Krige. «Ho parlato con due donne che hanno subito la mastectomia ed è stato un incontro molto utile, ma a un certo punto ero molto preoccupata durante le riprese perché non sapevo se sarei riuscita a mostrare tutto il dolore dell’operazione… ho fatto una cosa per me insolita e che è difficile da spiegare: ho smesso di pensare e mi sono lasciata andare. Conosci la sceneggiatura, conosci dove l’arco narrativo si concluderà ma poi accade qualcosa di strano, di elusivo e quello che devi fare è non lasciarti sfuggire quello che sta accadendo».

Sospettiamo che il lavoro sul set sia andato come questa “intervista”, in maniera collettiva. Significativo che a un certo punto l’attrice dice alla regista “hai fatto un film che” e lei subito la interrompe: “Abbiamo fatto un film”. Nelle Highlands scozzesi si è lavorato «come in una specie di sogno, siamo entrate subito in connessione con il luogo» raccontano le tre. «Lavorare con Charlotte – ha spiegato Alice Krige accompagnata dalle risate della regista – è strano: lei è una maga. C’è stata una scena in cui non so perché, lei e io non riuscivamo a smettere di ridere. Ti ricordi? Eri in mezzo al set con le mani nei capelli…».

«La storia e la sceneggiatura sono particolari – ha spiegato la regista – : è un thriller psicologico con diversi livelli di lettura, diversi temi e Alice è arrivata con la sua esperienza, la sua storia, la sua relazione con il suo corpo e questo ha dato molta profondità al film. È stata questa la magia». Il cinema, ha proseguito Charlotte Colbert, «è innanzitutto narrazione e questo film è una continua ridefinizione della narrazione: il personaggio di Alice si ridefinisce a livello fisico, quello che prima era una ferita diventa una forza, prende il suo dolore e… urla “Fuck You!”». 

Nel cast anche Rupert Everett, nella parte del gigionesco e un po’ inquietante gestore della struttura di riabilitazione, e Malcolm McDowell che interpreta il regista del film che ha lanciato la carriera della allora giovanissima Veronica Ghent. «È stato uno spasso lavorare con lui: è fantastico, è divertentissimo, conosce un sacco di storie. Questo progetto gli è subito piaciuto, si è subito impegnato mettendo tutto il suo talento e il suo spirito». Durante le riprese, ha aggiunto Alice Krige, «abbiamo realizzato diverse foto sul set, e in tutte quelle in cui c’è Malcolm tutti ridono».