Memorabile l'ultimo e definitivo Jean-Claude Carrière; era il giorno del (fin troppo) perfetto 'French Dispatch' di Wes Anderson e del folle ‘Petrov's Flu’
Lo aveva annunciato senza retorica Thierry Frémaux, direttore di questo festival o, come si dice qui, delegato generale del Festival di Cannes, che aggiunge a questo ruolo anche quello ben importante di direttore dell'Istituto Lumière di Lione, uno dei centri mondiali più quotati per essere memoria e sentinella del Cinema. Ebbene, Frémaux aveva fin dall'inizio detto che questo Festival non può chiudere gli occhi di fronte alle esigenze climatiche e ambientali di questo mondo. Lo ha fatto non solo dedicando una sezione al cinema legato all'ambiente il Festival, ma, come ha spiegato davanti a un pubblico attento, durante la presentazione di ‘La Croisade’ di Louis Garrel, uno dei film selezionati in questo ambito, dando conto agli accreditati tutte e tutti del festival che i 25 euro che erano stati richiesti per partecipare sono finiti in progetti legati all’ecologia, alla salvezza del pianeta, un piccolo gesto che solo fatto insieme può diventare importante.
E il film è memorabile, non per la fresca regia di Garrel, ma perché è l'ultima caustica e provocante sceneggiatura di Jean-Claude Carrière, che ci ha lasciato vedovi l'8 febbraio di quest'anno, lui geniale surrealista capace di accompagnare Luis Buñuel e non solo in un confronto violentemente intellettuale con il mondo in cui viviamo. Ha pianto Frémaux ricordandolo e noi lo abbiamo ritrovato splendido nelle idee più folgoranti del film. Solo la sua capacità di essere lucido, ironico fino al sarcasmo mai volgare, può regalare una simile storia dove due genitori dell'alta borghesia, interpretati dallo stesso regista e da Laetitia Casta, si ritrovano a confrontarsi col tredicenne figlio che insieme a compagni di classe e del mondo intero si è messo in testa di riempire di acqua dolce il deserto del Sahara; per recuperare i soldi necessari, ha prelevato da casa e venduto su internet i preziosi vestiti della mamma, i suoi gioielli e le scarpe, e gli orologi del padre, i libri preziosi e gran parte dei suoi vini leggendari, oltre ad altre cose; lo stesso figlio, scoprono, ha già conosciuto l'amore carnale con una ragazza più grande di lui. Di più: sempre il figlio, con una compagna di scuola con cui andrà ad amoreggiare, annuncia agli esterrefatti genitori il piano di spopolare il pianeta di quattro miliardi di persone scegliendo con una lotteria ed escludendo anziani e vecchi che tanto moriranno presto. Se si aggiunge che la moglie sceglie di stare dalla parte del figlio contro un uomo, il marito, che negli anni ha perso la capacità di sognare, d'illudersi, di provare emozioni, accontentandosi di un banale e noioso quotidiano, abbiamo il quadro completo di un film cui manca solo la regia di Buñuel per essere da applausi. Grazie mille mitico Jean-Claude Carrière.
‘La Croisade’ di Louis Garrel (foto: Shanna Besson / Why Not Productions)
In concorso, intanto, è passato l'attesissimo ‘The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun’ di Wes Anderson. Attesissimo Wes Anderson perché ormai è così familiare che YouTube è ormai stato invaso da imitatori dei suoi modi intelligenti, le voci fuori campo sonore e le composizioni rettilinee dettagliate... Qualcuno è arrivato a dire che il regista sta a Youtube come Elvis a Las Vegas. Ma andiamo con ordine. Non è un film fulminante come altri di Anderson, è un andirivieni elegante e originale di slapstick, tenute insieme dal desiderio, non nascosto, di rendere eccentricamente omaggio alla rivista New Yorker, al suo stile, al suo taglio culturale, ai suoi lettori, gli intellettuali di New York principalmente. Il ‘French Dispatch’ del titolo è il supplemento tipo feuilleton di un giornale immaginario del Kansas dedicato alla vita intellettuale della Francia. Siamo alla fine degli anni '60 nella immaginaria cittadina di provincia francese di Ennui -Sur-Blasé. È qui la redazione del giornale edito e diretto da Arthur Howitzer Jr. (un sempre formidabile Bill Murray); gli amici newyorchesi vedono in questo e in altri personaggi del film proprio la parodia dei redattori e delle figure più note del New Yorker. Tilda Swinton è il critico d'arte JKL Berensen, che racconta la storia dell'assassino artista Moses Rosenthaler (imperdibile Benicio Del Toro) per il quale la guardia carceraria Simone (straordinaria Léa Seydoux) funge da modella nuda e musa. Frances McDormand è Lucinda Krementz, una scrittrice che sulla scena rivoluzionaria studentesca di Ennui-Sur-Blasé finisce per avere una relazione con il suo giovane leader Che-ish Zeffirelli (Timothée Chalamet). C’è l’esperto culinario (un misurato ed efficace Jeffrey Wright). C'è James Baldwin nella parte di un redattore gay di colore mandato a fare difficili interviste. Al giornale si viene licenziati se non si rispettano due regole: non piangere e cerca di far sembrare che tu l'abbia scritto in quel modo apposta. La commedia ha anche una sua parte semi drammatica, con il rapimento del figlio del commissario (il sempre puntuale Mathieu Amalric), e l’azione live diventa un disegno animato. Non manca niente in questo divertente e malinconico film, tutto è perfettamente a posto. Solo, a volte, fa capolino un po’ di noia: già perché tutto è perfetto. Applausi meritatissimi al regista e a un cast clamoroso.
‘The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun’ di Wes Anderson (foto: 20th Century Studios and TFD Productions LLC)
Ancora in Concorso, ‘Petrov's Flu’ di Kirill Serebrennikov, tratto dal popolare libro di Alexei Salnikov, ‘Petrovy v grippe I vokrug nego’ (I Petrov dentro e intorno all'influenza). Un film costruito come un concerto per violino e orchestra, e il violino è il Petrov del titolo (un bravissimo e intenso Semyon Serzin). Siamo in una città, nella Russia post-sovietica, alle prese con un'epidemia d'influenza; Petrov, disegnatore di fumetti, è sconvolto da una persistente tosse, mescola medicine scadute e abbondanti dosi di alcool che lo pongono in una situazione d'incoscienza e allucinazioni, mescolate a rari momenti di coscienza. Nella sua mente, i ricordi suoi e quelli della storia si mescolano: lo vediamo scaraventato giù da un autobus e messo in un plotone di esecuzione dove mitraglia un gruppo di borghesi impauriti, poi di colpo si trova in un carro funebre portato a casa di un falso prete che impreca contro il governo e dio. Si rivede bambino alla festa di Natale, ma forse è quella del 19 maggio giorno dei pionieri e in mente ha un maglione rosso e sua mamma e la febbre e una donna vestita da fiocco di neve, cui chiede se è un vero fiocco di neve e lei, incinta, vuole solo abortire. Petrov si ritrova a casa, ha divorziato dalla moglie, ma ora sono vicini perché il loro bambino ha la febbre troppo alta, e lui sogna di portare il figlio all'ospedale in una notte di bufera, senza riuscirci. Film che scorre, inciampa si rialza; un vortice di follia, un film che regala cinema vero, senza la barriera di voler piacere.
‘Petrov's Flu’ di Kirill Serebrennikov (foto: Hype Film)