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‘Il demolitore di camper’, una surreale fiaba natalizia

Lunedì 28 dicembre debutto su Rsi La1 per il film di Robert Ralston tratto dal romanzo di Luca Saltini

27 dicembre 2020
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È strano leggere “prima assoluta” non sui programmi dei festival cinematografici, ma sulla guida dei programmi tv. È un mondo alla rovescia, quello del cinema dopo quasi un anno di pandemia, con film che debuttano in streaming – dopo ‘Mulan’, Disney ha portato direttamente online ‘Soul’ di Pete Docter, e la Warner sta facendo lo stesso con ‘Wonder Woman 1984’ – o, appunto, in televisione. Di ‘Atlas’ di Niccolò Castelli, film d’apertura delle Giornate di Soletta sulle reti Ssr il 20 gennaio, abbiamo già scritto; lunedì 28 dicembre alle 21.05 su Rsi La1 avremo un’altra prima: ‘Il demolitore di camper’ di Robert Ralston, regista nato a Zurigo nel 1966. Il film è l’adattamento dell’omonimo romanzo di Luca Saltini (pubblicato da Fernandel nel 2013 e recentemente ristampato da Dadò).

Per chi crede nel cinema come esperienza condivisa è certo un dispiacere, ma la speranza è di riuscire comunque a portare il film in sala, quando la situazione sanitaria lo permetterà. Ed è giusto che ‘Il demolitore di camper’ incontri adesso il suo pubblico: perché il film è (anche) una storia natalizia, e perché tra non molto sarà l’anniversario della scomparsa della produttrice Tiziana Soudani che ha creduto in questo progetto, coinvolgendo la Rsi, coproduttrice insieme alla sua Amka films. E già che parliamo di chi ha sostenuto il film: Suissimage, Repubblica e Canton Ticino, FilmPlus della Svizzera italiana, Ticino Film Commission (siamo in un sorprendentemente scenografico Mendrisiotto) senza dimenticare l’Associazione Genitori Non Affidatari.

Protagonista del film è infatti Dino (il bravo Leonardo Lidi), padre non affidatario che deve concordare con l’ex compagna, i servizi sociali e lo psicoterapeuta ogni contatto con il figlio Ruben. Non che abbiano tutti i torti, madre e istituzioni, a voler sorvegliare i contatti tra padre e figlio: Dino è immaturo, impulsivo, in perenni difficoltà finanziarie solo in parte dovute alla separazione; non ha neanche una casa e vive in un camper parcheggiato nella sua officina, almeno finché non lo demolirà a colpi di martello come da titolo di libro e film.

In realtà i protagonisti di questa storia sono due: insieme a Dino troviamo infatti Leo (l’altrettanto bravo Luca Di Giovanni), un fumettista che odia profondamente il suo personaggio così perfettino e saccente. Ma in realtà lui odia tutto e tutti, come proprio nelle prime scene gli ricorda la nonna Rina (una Milena Vukotic semplicemente perfetta) con cui ancora vive. Leo è asociale, con un disturbo ossessivo-compulsivo dovuto all’essere stato abbandonato dal padre quando era ancora piccolo (“ma avevi 21 anni” gli ricorda a un certo punto la nonna; “è un’età fondamentale” ribatte lui).

Dino e Leo non possono che finire sotto lo stesso tetto, con tutte le conseguenze che è facile immaginare, e se certo la convivenza forzata di caratteri incompatibili non è particolarmente originale, viene qui sviluppata con intelligenza e non può che divertire. Qualche cliché rimane (sui disturbi psicologici di Leo o sui “cattivi” assistenti sociali e psicologi, per quanto ben interpretati dai ticinesi Jasmin Mattei e Igor Horvat), ma ‘Il demolitore di camper’ li fa dimenticare grazie a un buon ritmo da commedia surreale, con alcune trovate particolarmente ben riuscite (l’appartamento dell’amica di Dino; l’albero di Natale rubato) e una buona colonna sonora (musiche originali di Marcel Vaid, più un’apparizione di Paolo Meneguzzi). Con un finale che non stiamo a svelare ma più che altro perché messo per iscritto non può che risultare stucchevole, ma all’interno del film trova il suo posto dando a ‘Il demolitore di camper’ quell’atmosfera da fiaba natalizia che, visto il periodo, ci sta sempre bene.

Robert Ralston, ‘Il demolitore di camper’ avrà la sua prima in televisione e non al cinema. Cosa significa per un regista?

Naturalmente c’è un gran dispiacere: non poter essere insieme al pubblico, vedere come reagiscono, poter finalmente capire se quelle scene effettivamente funzionano come immagini. Magari dopo la trasmissione ricevi qualche commento, ma manca quella tensione che hai in sala, non vivi il momento della prima visione con loro.

È un gran dispiacere, ma stiamo attraversando un momento difficile, con questa malattia che sta distruggendo tante vite e capisco benissimo che non è possibile andare nei cinema, adesso.

Il film è un po’ commedia surreale, un po’ (soprattutto nel finale) fiaba natalizia, affrontando anche temi delicati come la situazione dei genitori non affidatari. Da regista, come ha gestito questi livelli?

A me piace toccare il cuore, avere una base di verità, se vogliamo di dramma, anche in un film leggero e divertente. Il sorriso fine a sé stesso non mi interessa, preferisco una commedia che sia un po’ “nera”, che parli della tristezza. Da una parte il tono del film va verso il nero, ma dall’altra per avere un po’ di equilibrio ho voluto spingere nell’altra direzione, con un lieto fine per questa famiglia un po’ disorientata.

Due parole sul cast: dai due protagonisti Leonardo Lidi e Luca Di Giovanni alla meravigliosa Milena Vukotic nel ruolo della nonna.

Sono stato molto fortunato. Abbiamo cercato prima in Ticino, poi abbiamo un po’ allargato il campo con un casting a Roma, con anche alcuni attori veramente favolosi. Avevo in mente, per Dino e Leo, due tipi particolari, molto contrastanti, per questo era importante trovare gli attori giusti. Una volta trovati, abbiamo costruito tutto un mondo intorno a loro, perché sono loro che portano avanti la storia.

Il film è tratto da un romanzo di Luca Saltini. Come è stato il lavoro di adattamento?

È stato un processo lungo, iniziato se ricordo bene quattro anni fa. È stata Tiziana Soudani che, dopo aver mio visto un precedente film, mi aveva chiesto se volevo entrare in questo progetto. Così ho letto il libro e ho trovato molto affascinante il carattere di Dino. Abbiamo iniziato a lavorare alla storia, sui personaggi, sugli elementi del romanzo. È stato un lavoro molto interessante, una discussione molto aperte con Luca che ha lavorato alla sceneggiatura.