Niente concerti in streaming e registrazioni per l’Osi. Intanto si attende ancora il chiarimento su come applicare le restrizioni annunciate domenica
Da ieri sono vietate le “manifestazioni, pubbliche e private, con più di 5 partecipanti”: che cosa di preciso sia manifestazione e cosa no, non è chiaro, visto che il documento di delucidazioni, annunciato dal Consiglio di Stato dopo l’entrata in vigore delle restrizioni, non è ancora arrivato; circostanza che ingenuamente potrebbe far pensare a un certo dilettantismo da parte delle autorità, ma sono dettagli. È in ogni caso certo, come anticipato dalla Regione e confermato in giornata ai vari operatori culturali, che cinema e teatri rientrano nelle nuove restrizioni. Nel pomeriggio sono arrivati gli annullamenti, dal Lac dove rimane aperto solo il museo al Sociale di Bellinzona.
Caso diverso quello dell’Orchestra della Svizzera italiana che già nelle scorse settimane, con il limite di 50 partecipanti, aveva deciso di tenere i concerti della stagione a porte chiuse, trasmettendoli in diretta streaming e radiofonica. Da una prima risposta della hotline cantonale, l’Osi avrebbe potuto continuare a tenere i concerti in streaming, ovviamente seguendo il piano di protezione allestito nei mesi scorsi. «Tuttavia» ci spiega Samuel Flury, vicedirettore della Fondazione per l’Osi e “responsabile Covid” dell’orchestra «anche se legalmente non ci tocca, la decisione di domenica ci ha fatto capire che la situazione è drammatica: è l’ultimo passo prima del lockdown che avrebbe conseguenze disastrose per tutti noi». Di conseguenza, «la direzione ha deciso di sospendere ogni attività dell’Orchestra della Svizzera italiana fino a fine novembre: in questo difficile periodo siamo anche noi chiamati a dare il nostro contributo alla tenuta del sistema sanitario». Nonostante il fermo di concerti e registrazioni, ha concluso Flury, «cercheremo di fare qualcosa per essere presenti e vicini alla popolazione».