Spettacoli

Marco Solari: essenziale un Festival in presenza

Locarno 2020 avrà anche delle proiezioni in sala, presentate giovedì. Ma dovrà rinunciare a Piazza Grande e alla Rotonda, “palla al piede necessaria”

Marco Solari (Ti-Press)
4 luglio 2020
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Locarno 2020 sarà un festival ibrido: gli eventi di questa edizione speciale del Locarno film festival non saranno infatti solo online ma prevederanno, dal 5 al 15 agosto, proiezioni in tre sale. Annunciate durante l'assemblea ordinaria dei giorni scorsi, ne abbiamo parlato con il presidente Marco Solari.

Presidente, quanto è importante un festival anche in presenza?

È una necessità.

Io ho insistito enormemente per avere qualcosa di fisico: è vero che in un certo momento si giocava con l’idea di fare tutto online. Ma avremmo deluso enormemente le persone: avremmo forse soddisfatto la comunità cinefila internazionale, ma il pubblico non avrebbe avuto niente. Dovevamo quindi non solo offrire qualcosa al pubblico locarnese e ticinese, ma anche qualcosa che non fosse un semplice riempitivo, ma di alto livello. E devo dire che la direttrice artistica ha capito subito l’importanza di una presenza fisica durante il festival.

Ci sono state lunghe discussioni. Si è ad esempio valutato di fare un drive-in. Ma non sarebbe stato al livello di Locarno! Così pure l’idea di una Piazza Grande con mille persone: impensabile. Quella delle tre sale mi pare un’ottima soluzione, perché non bisogna fare concessioni alla qualità.

Momenti di incertezza ai quali partner e sponsor hanno risposto positivamente.

Quest’anno sì. Perché – e ce lo hanno detto, oltre che dimostrato con i fatti – hanno fiducia nella squadra di Locarno e hanno deciso di aiutarci a superare questo 2020 difficile.

Quest’anno, come detto, niente Piazza Grande. E niente Rotonda, centro della vita notturna la cui gestione ha dato qualche grattacapo al Festival, tanto che durante l’assemblea l’ha definita ‘una palla al piede’.

Una palla al piede, ma necessaria perché il Festival non è più solo una sedia e uno schermo, ma un’esperienza completa con anche la Rotonda e la sua offerta. Perché ho detto palla al piede? Perché sono due società diverse: il Festival ha l’esenzione fiscale mentre la Rotonda, in quanto attività commerciale, no. Per cui non possiamo sovvenzionare la Rotonda e dobbiamo assumerci dei rischi… e l’anno scorso abbiamo avuto 50mila franchi di deficit. Dal punto di vista finanziario è una palla al piede, ma è assolutamente necessaria per l’enorme valore di marketing che ha per noi.

Durante il dibattito in Gran Consiglio si è dibattuto del Festival come datore di lavoro. Si avrà un contratto collettivo?

No: è tutto aperto. Si va verso un colloquio approfondito con i sindacati ai quali abbiamo spiegato la situazione e la reazione è stata estremamente positiva. Hanno visto le particolarità del festival e soprattutto che noi non siamo degli sfruttatori: con gli stage diamo a dei giovani la possibilità di approfondire la loro formazione, non approfittiamo di specialisti formati che si trovano in situazione di vulnerabilità. E anche se non c’è obbligo di pagare gli stagisti, noi lo facciamo, diamo qualcosa perché da quando sono al Festival ho sempre seguito il principio che non c’è lavoro che non sia pagato. E vale anche per i cinquecento giovani che aiutano nelle sale: prendono mille, millecinquecento franchi. E sono sempre di più di quanti in fondo ne avremmo bisogno, perché sappiamo quanto sia importante il primo impiego per un giovane.