la recensione

Un libro è un libro è Trickster-p

Nel TeatroStudio del Lac la nuova “performance senza attore” di Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl

10 marzo 2020
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Che cosa è un libro? Dopo aver vissuto – difficile trovare un altro termine – Book is a Book is a Book della compagnia ticinese Trickster-p, verrebbe da rispondere parafrasando Agostino d’Ippona: se non mi chiedono cosa sia lo so, ma se me lo chiedono non lo so. Perché certo, il libro è quell’oggetto che ogni “spettatore” trova sul proprio tavolino, un elegante volume rilegato di poco più di 300 pagine. Quell’oggetto è “uno spazio bianco con dei segni neri”, dirà abbastanza all’inizio la voce narrante che, con delle cuffie, parla in maniera intima, quasi fosse la voce della coscienza, a ognuno, guidandolo nell'esplorazione delle pagine (e degli altri “aspetti sensoriali” del libro, ma non diciamo altro).

Dalla semplice superficie del foglio si passa subito alla lettura, alla percezione, agli occhi che guardano e costruiscono lo spazio, alle finestre, alle città, alle mappe, alle forme di vita che crescono e si trasformano in un affastellamento di ricordi personali, citazioni colte e nozioni forse eccessivamente intellettuale ma senza risultare mai saccente – anche grazie agli spazi sonori di Zeno Gabaglio che accompagnano la narrazione.
Un libro è un libro è un libro recita – tradotto – il titolo della spettacolo; ma potremmo benissimo dire “un libro è un teatro è una persona”, perché senza la guida della voce, senza la drammaturgia come sempre meticolosamente curata di Trickster-p, quel libro alla fine dice poco: è solo un oggetto, uno spazio vuoto. I tre livelli, quelli del libro, del teatro e della vita, si uniscono e si specchiano, giocando anche sull'isolamento dello spettatore che si trova, in questa sala piena di scrivanie, al contempo separato e unito agli altri spettatori – questione di drammaturgia che ha “graziato” lo spettacolo dalle norme anti-coronavirus, al Lac fino al 15 marzo.