Spettacoli

Polanski, trionfo dopo le polemiche

Il regista racconta l'affaire Dreyfus, denunciando anche i ciechi ordinamenti giudiziari – servi dei poteri politici – che lo perseguitano da oltre 40 anni

30 agosto 2019
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Incredibile, l’attesa per il “J’accuse” (L’ufficiale e la spia) di Roman Polanski. Dopo le polemiche che hanno seguito l’annuncio della proiezione del film a Venezia, finalmente sullo schermo si è scoperto un grande film – e una denuncia precisa ai ciechi ordinamenti giudiziari servi dei forti poteri politici, gli stessi che stanno perseguitando da oltre quarant’anni il regista stesso, con la pratica conseguenza della sua assenza qui al Lido.
Il film si occupa dell’affaire Dreyfus che, spiega il regista, “divise la Francia per dodici anni, causando una vera e propria sollevazione in tutto il mondo, e rimane ancora oggi un simbolo dell’iniquità di cui sono capaci le autorità politiche, nel nome degli interessi nazionali”. Siamo a Parigi il 5 gennaio 1895, dove nel grande cortile dell'École Militaire, di fronte a truppe schierate e un pubblico contro gli ebrei, l’ufficiale Georges Picquart (un superbo Jean Dujardin), assiste alla pubblica condanna e all'umiliante degradazione del capitano Alfred Dreyfus, un giovane ebreo. 
Dreyfus (un magnifico Louis Garrel) è accusato di alto tradimento. Poco dopo scopriamo Picquart prima con l’amante (una intensa Emmanuelle Seigner) poi con lo stato maggiore dell’esercito che lo assegna a comandare i servizi segreti militari. Qui, tra i documenti del controspionaggio trova prove che lo portano alla scoperta che il capitano Alfred Dreyfus, condannato al disonore e all'esilio sull'Isola del Diavolo, nella Guyana francese, è innocente. Anche il regista è stato condannato al disonore e all'esilio.
Per Picquart è una questione d’onore: è anche lui antisemita, ma non sopporta che un militare sia ingiustamente condannato. Scopre il vero colpevole, un altro ufficiale, ma la giustizia militare non può ammettere lo sbaglio, e dopo aver spedito Picquart in giro per Francia, Algeria e Tunisia, lo arresta. Ma prima il testardo ufficiale riesce a spiegare tutto a un gruppo di amici, tra cui lo scrittore Émile Zola che per aiutare l’amico e per far luce sul caso scrive un editoriale, in forma di lettera aperta al presidente della Repubblica Félix Faure: il suo “J'Accuse…!” fu pubblicato il 13 gennaio 1898 dal giornale socialista ‘L'Aurore’. Proprio lo scritto di Zola scatena l’opinione pubblica e il caso venne riaperto. Con una scrittura magistrale nella sua essenzialità cinematografica, Polanski regala al pubblico una riflessione fondamentale per leggere non gli eventi dello scorso secolo – dall’antisemitismo imperante in Francia, Germania e Italia, al peso delle strutture militari nazionalistiche – ma per comprendere meglio il peso di certe idee che oggi ritornano a vivere con la violenza che già le aveva caratterizzate. Grande Cinema.