"Un Giorno di Pioggia a New York" aprirà il 6 settembre il festival di Deauville. La distribuzione era stata bloccata da Amazon dopo le accuse di molestie
Mentre per Harvey Weinstein si avvicina il giorno del giudizio, Woody Allen, all'indice su Amazon, si e' preso una rivincita: la sua ultima commedia romantica, "Un Giorno di Pioggia a New York", aprirà il 6 settembre il festival di Deauville prima di venire distribuito in autunno.
Girato nel 2017, il film con Timothée Chalamet, Elle Fanning, Selena Gomez e Jude Law, era caduto vittima delle polemiche ispirate dal movimento #MeToo dopo le accuse di molestie rilanciate dalla figlia adottiva di Allen, Dylan Farrow. Amazon, che per contratto avrebbe dovuto distribuire la pellicola, aveva scaricato il regista che a sua volta aveva fatto causa chiedendo danni per 68 milioni di dollari. Si era ipotizzata anche la ribalta alla Mostra del cinema di Venezia (28 agosto - 7 settembre) ma, rammaricato, il direttore del festival Alberto Barbera aveva detto "lo avrei voluto ma hanno preferito un'uscita senza clamori".
"Un giorno di pioggia" racconta la storia di due giovani che arrivano a New York per un fine settimana e include un filo narrativo in cui un uomo più anziano (Jude Law) ha una relazione con la ragazza (la Fanning aveva 19 anni all'epoca della produzione).
Allen ha sempre negato le accuse di Dylan, ma, sull'onda del movimento #MeToo, molti attori tra cui Chalamet e la Gomez avevano fatto mea culpa per aver lavorato con lui e donato i loro guadagni alla causa del movimento contro le molestie. Non cosi' Jude Law, che nel gennaio 2018 aveva giudicato "una vergogna" il fatto che "Un giorno di pioggia" non dovesse mai vedere la luce.
Intanto il regista ha finito di girare in Spagna il nuovo film ambientato al festival del cinema di San Sebastian con Gina Gershon e Christoph Waltz (e non sono mancate proteste durante le riprese).
Se per Woody le cose sembrano dunque mettersi meglio, per Harvey Weinstein si avvicina il giorno del processo. Il caso contro il produttore dovrebbe andare in aula il 9 settembre a Manhattan, ma l'ex boss di Miramax ha chiesto di trasferire il processo per molestie sessuali e stupri fuori da New York affermando che l'intensa attenzione dei media nei suoi confronti rende impossibile trovare in città una giuria imparziale. "Undicimila menzioni del caso solo su Page Six, l'irriverente rubrica di gossip del New York Post", hanno protestato i legali argomentando che "New York e' l'ultimo posto al mondo dove il nostro cliente potrebbe ricevere un processo equo".