Maurizio Solieri, fra Modena Park e un disco maturato lungo tre anni, alla maniera di chi non deve “macinare singoli e dischi”. E torna a un rock capace di osare...
C’è un po’ dei Led Zeppelin, qualcosa degli Ac/Dc, certe atmosfere beatlesiane, ma anche i Pink Floyd, Elton John, Freddy Mercury e Jimi Hendrix: «Perché il rock’n’roll è pieno di generi e sottogeneri. Sono le sonorità a fare il rock, la musica è senza confini». Il nuovo disco di Maurizio Solieri, ex storico chitarrista di Vasco Rossi, è una dichiarazione d’intenti già dal titolo: ‘Dentro e fuori dal Rock’n’Roll’, uscito ieri.
«Il titolo è preso da uno dei 12 brani, ho pensato dopo che poteva avere un significato più ampio, quello di dire sono dentro all’hard rock e fuori dal blues, per esempio. Io per la mia formazione, sono questo e sono quello», dice Solieri. I 12 brani, di cui 7 strumentali, spaziano negli stili musicali, di cui si è nutrito fin da ragazzino: «Tanta musica con un taglio internazionale ma dal cuore fortemente italiano, perché i musicisti che suonano con me sono italiani, registriamo in Italia anche se il nostro background arriva da Stati Uniti e Nord Europa. E non lo nascondo, anche se non parto dicendo ‘ora faccio un pezzo alla...’. Le canzoni vengono fuori da sole».
I riferimenti vanno dagli anni 50 fino ai primi 90: «È stato un periodo d’oro, di rivoluzione nella musica, ma anche nella società. Beatles, Rolling Stones, Hendrix, Cream, B.B. King, fino ai Police... Ancora oggi sono suonati dai ragazzini di 15 anni, hanno segnato la via, anche se in Italia siamo meno attenti e più propensi a seguire le mode. C’è anche molta più pigrizia, avendo tutto non c’è più voglia di sperimentare«. Solieri si è preso tre anni per portare a compimento questo lavoro: «Non avevo la fretta dei giovani che devono macinare singoli e dischi. Io sono il primo fan di me stesso, se una cosa non emoziona prima me lascio perdere e continuo a lavorarci su».
Alle spalle Solieri ha una lunga collaborazione con Vasco, durata trent’anni. E nel disco il brano ‘Io dico no’ sembra quasi chiudere il cerchio con ‘C’è chi dice no’ del Blasco: «No, è un caso. Ma se qualcuno vede punto in comune... forse è perché l’autore è lo stesso», scherza. Con Vasco è tornato a suonare nel luglio scorso: «È stato un onore per me essere chiamato sul palco del Modena Park, peccato averlo fatto solo per una canzone». Rammaricato? «No. Di Vasco non posso che parlare bene, con lui ho scritto capisaldi della musica italiana, è solo che avrei preferito fare qualcosa di più, però si dice che l’importante è partecipare, no?».