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Là dove inizia la felicità e la mappa per arrivarci

Lo scrittore Gianluca Gotto, nomade digitale appassionato d'Oriente ci racconta del suo successo e di come lasciare aperta la porta al destino

(Foto G.G.)
27 giugno 2024
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Vuoi davvero aspettare che ti succeda qualcosa di brutto per iniziare a vivere? Domande schiette, come questa, guidano Gianluca Gotto, viaggiatore appassionato di Oriente, nomade digitale, autore di 5 bestseller (con oltre 700mila copie) e fondatore, assieme alla compagna Claudia, del blog ‘Mangia, vivi e viaggia’, che da 10 anni ispira migliaia di persone a vivere una vita autentica, libera, realizzando i propri sogni. Gotto non vive col pilota automatico inserito, galleggiando tra una routine e l’altra. Forse, piace per questo. Nato nel 1990 a Torino, a 20 anni si è avventurato fuori dalla sua zona comfort: lasciata l’università è partito per l’Australia, con in tasca un biglietto di sola andata. Poi ha vissuto in Canada, dove ha fatto diverse professioni manuali, per poi tentare di mantenersi lavorando come freelance in remoto dal computer. Scrive articoli e libri mentre gira il mondo, soprattutto l’Asia. E ha successo. Il segreto? Uscendo dalla routine ha percorso nuove strade, lasciando aperta la porta al destino: come si fa? “Cercando di non controllare ogni aspetto della vita, facendo qualcosa che è contrario alla mania di controllo che questa società fomenta, facendoci credere che tutto può essere diretto in ogni aspetto”. Lo incontriamo a Bellinzona dove ha tenuto due conferenze (con quasi mille persone), organizzate dalla Fondazione Madonna di Re per lanciare la raccolta fondi in favore del rifacimento completo della sua sede di Claro. “In poche ore abbiamo esaurito tutti i posti”, dice felice il presidente Michele Andina.

La responsabilità del guru

Il suo ultimo libro “Quando inizia la felicità” (edizione Mondadori) è una sorta di diario di viaggio, scandito da domande, una mappa verso la felicità, per trovarla dove siamo: qui e ora. “Sono le domande che hanno smosso in me qualcosa di profondo”. Maglietta nera, capelli raccolti, sguardo sereno, un ragazzo semplice, anche se in pochi anni è diventato una sorta di guru zen. Una bella responsabilità… “Le persone ascoltano ciò che dico, non è cosa da poco. È una responsabilità, ma non mi turba, non mi cambia. Insomma, non vedo controindicazioni. Il mio è un messaggio di felicità, di ricerca del benessere interiore ed esteriore. Una mamma felice è una madre migliore. Un figlio felice è un figlio migliore”, commenta.

Il tema è lanciato: la felicità. Lui è caduto, si è rialzato più volte e ne è uscito col sorriso. Ecco come. Primo consiglio: “Penso sia importante avere relazioni significative”. Aveva 16 anni, quando si è messo con Claudia, hanno viaggiato insieme, è la madre della loro figlia Asia. “Ho coltivato una relazione forte che mi ha consentito di fare questo percorso con serenità. Quando ho avuto successo, non mi sono dovuto preoccupare di chiedermi chi avevo al mio fianco”. Beh, ci vuole anche fortuna… “Si può anche coltivare una grande amicizia, un buon rapporto con genitori, fratelli. Creare legami solidi aiuta a costruire un percorso avendo maggiore fiducia in sé stessi”.


Foto G.G.
A 20 anni è partito per l’Australia

Il secondo consiglio riguarda quei pensieri tossici che ci limitano. “Tendiamo a sottovalutare l’effetto dei rimpianti e sopravvalutare l’effetto degli errori”. Ci spiega meglio: “Se sbagliamo qualcosa, crediamo sia finita, perché ci vergogniamo dei fallimenti. Così non si rischia mai. Non rischiando, non si inizia a realizzare sé stessi”. Il terzo consiglio è vestito su misura per noi svizzeri, un po’ maniaci del controllo. “Non si vive mai su una linea retta. Inoltre, proprio quando c’è qualcosa di inatteso e devi tirarti fuori dai guai, la vita assume un profondo significato, si colora, diventa un’avventura”. Non è un invito a cadere o a fallire. “Chi raggiunge qualcosa ha sempre avuto a che fare con svolte, muri, ostacoli…”.

‘Ogni mattina guardo il cielo’

Per alcuni è troppo, penso ai giovani rifugiati in casa, ipnotizzati dai social, afflitti dall’eco-ansia: una generazione che tendenzialmente non pensa di fare figli. “Bisogna chiedersi: la mia ansia a cosa serve? A volte l’ansia è un motore per andare nella giusta direzione. Spesso è una forma di autodistruzione”. A chi sta chiuso in camera a pensare che il mondo va a pezzi, Gotto ricorda che non sta dando nessun contributo positivo al mondo. “Non ci sarà l’eroe che salva il pianeta. L’impatto c’è quando tante persone fanno tante piccole azioni positive. Agendo si sta meno dentro pensieri ansiosi”. E ogni mattina è buona cosa iniziare col piede giusto. “Ovunque mi trovi guardo il cielo. So il posto che occupo e mi sento grato, per questa meravigliosa realtà. Io ne faccio parte”. Con Claudia ha un rituale. “Quando mi agito per qualche progetto che non so se riuscirò a realizzare, mi fermo, respiro e penso che domani il sole sorgerà lo stesso”.

Al funerale di mia nonna non piangevo...

L’insegnamento che forse lo ha più segnato riguarda il non-attaccamento, che nasce dalla consapevolezza che tutto è un continuo divenire, motivo per cui non ha senso aggrapparsi a finte sicurezze. Un suo mantra è quello di coltivare la gratitudine per quello che c’è ora. Vivere l’istante, l’unico che abbiamo in una realtà dove tutto è destinato a cambiare, noi stessi, chi ci sta vicino. Mi parla di sua nonna che è morta a 88 anni, quando è nata sua figlia. Il rientro di corsa in Italia. “L’ha tenuta in braccio solo una volta. Quasi come l’avesse aspettata”. Il buddismo l’ha aiutato. “Al funerale non ho pianto perché riconoscevo la bellezza del suo percorso, miliardi di momenti, di ricordi”. Quando c’è troppo attaccamento, continua, e una visione della morte come la fine di tutto, si tende a ricordare una persona per come è morta. “A chi soffre chiedo, raccontami chi era, quali erano i suoi sogni”.

Mentre discutiamo la sala si sta riempiendo, sono attese 700 persone. C’è un serpentone senza fine di fan che aspettano una sua dedica. “La meditazione mi aiuta, sono calmo, sono me stesso”. Pronto a vivere l’attimo.

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