Al via la 25ª edizione del Premio Möbius multimedia Lugano: con il direttore Alessio Petralli facciamo il punto su venticinque anni di digitale
Venerdì 15 ottobre prenderà avvio l’edizione 2021 del Premio Möbius multimedia Lugano. Ma fa più impressione citare, invece dell’anno corrente, il numero raggiunto dalla manifestazione dedicata alla cultura digitale: 25. In altre parole, le “nuove tecnologie” che hanno segnato le prime edizioni sono ormai superate, “preistoria” vista la velocità con cui si muove il mondo digitale.
Gli incontri in programma venerdì e sabato – allo Studio 2 della Rsi a Lugano-Besso, prenotazioni sul sito www.moebiuslugano.ch – prevedono numerosi ospiti come il direttore della Treccani Massimo Bray, l’umanista informatico Gino Roncaglia, il docente dell’Usi Gabriele Balbi, il direttore del Centro di ricerca Ibm di Rüschlikon Alessandro Curioni, lo psicotecnologo Derrick de Kerckhove, la professoressa dell’Usi Antonietta Mira. Tra i temi affrontati, il futuro dell’editoria (con una tavola rotonda domani dalla 14 alle 16), la rivoluzione economico-industriale dell’intelligenza artificiale (sempre domani dalle 16.30), e poi ancora un incontro sull’evoluzione delle città e della democrazia con Mario Botta e Dick Marty (sabato alle 14) e poi ancora arti, scienza, filosofia. Senza dimenticare, nella giornata di sabato mattina, le presentazioni dei finalisti dei due premi: il Gran Prix Möbius Suisse che si concentra sull’organizzazione di eventi nell’era digitale (Stagend Sa, Wyth Sagl e Swicket Sagl) e
il Gran Prix Möbius editoria mutante per fiere e congressi (con le piattaforme di Expoplaza di Fiera Milano, Cersaie Digital per il Salone internazionale della ceramica e Ated-ICT Ticino per Swiss Virtual Expo).
“Futuro” è una delle parole più ricorrenti nel programma. Ma al futuro si guarda forti di un passato: da qui siamo partiti con il direttore della Fondazione Möbius Alessio Petralli.
25ª edizione del Premio Möbius multimedia Lugano. E già il titolo è testimone degli anni passati, con quel riferimento al ‘multimedia’ che oggi suona un po’ strano.
È vero, suona un po’ antico, mentre ricordo che a cavallo degli anni Ottanta e Novanta l’aggettivo multimediale era un nuovo miraggio, un cambio di paradigma. Ce lo portiamo dietro come omaggio alla tradizione, ai Cd-Rom da cui siamo partiti. Abbiamo attraversato le varie “ere geologiche” della tecnologia, con il Cd-Rom risucchiato dalla rete, il supporto sempre meno importante, passando dal i siti web alle app. Due anni ci siamo dedicati alle mostre immersive, poi la formazione immersiva e quest’anno fiere e congressi immersivi, per cercare di capire quale sarà il futuro di queste manifestazioni.
Vedendo poi i profondi cambiamenti nel mondo dell’editoria, per qualche anno abbiamo dato un premio “Editoria in transizione”, che poi voleva dire “in difficoltà”, ma adesso siamo al terzo anno di “Editoria mutante”, concetto messo a fuoco da Gualtiero Carraro e che, sintetizzando, mette in luce come gli editori del futuro potrebbero non essere operatori completamente diversi da quelli del passato.
Che cosa è cambiato in questi anni? E che cosa invece è rimasto costante?
Un’evoluzione di questi anni è stata certamente la dimensione crossmediale, il fatto che si possa fruire in mille modi diversi dello stesso contenuto.
Cosa è rimasto costante… è una bella domanda alla quale è difficile rispondere, ma direi il fatto che la digitalizzazione è come l’aria che respiriamo, ci siamo dentro ma non ce ne rendiamo propriamente conto. La mia sensazione è che ci sia un grande analfabetismo diffuso, anche tra le nuove generazioni che dovrebbero essere di “nativi digitali”, termine secondo me un po’ fuorviante perché sembra indicare che i giovani abbiano una sorta di “scienza infusa” e non è così.
Per questo il Möbius si è dato due compiti: da una parte valorizzare, con i premi, quello che c’è di buono; dall’altra divulgare, cercando di raggiungere le persone con un messaggio chiaro. Faccio un esempio concreto: l’intelligenza artificiale di cui tutti parlano, e in Ticino abbiamo l’Istituto dalle Molle con importanti ricadute, penso al centro di studi dell’Ubs a Manno.
Il Möbius valorizza il meglio del mondo digitale. Tuttavia soprattutto recentemente sono emersi lati oscuri, come la disinformazione diffusa sui social media.
Capisco la critica: siamo forse un po’ troppo ottimisti, sulla tecnologia?
Sì: 25 anni fa c’era forse un certo scetticismo ed era giusto evidenziare le potenzialità. Adesso forse gioverebbe un approccio critico, premere sul freno anziché sull’acceleratore.
Sono d’accordo, tanto è vero che stiamo già pensando al tema dell’anno prossimo e la scelta potrebbe cadere su post-verità e fake news, per capire quali sono le novità e i pericoli. Cosa hanno portati i social e la rete? Una aumento quantitativo, una velocizzazione, una personalizzazione. E adesso un bailamme spaventoso.
L’opera di divulgazione della cultura digitale è più urgente per i nativi digitali, che come detto hanno una confidenza che non necessariamente è una consapevolezza, oppure per gli ‘immigrati digitali’?
Mi verrebbe da rispondere: con tutti, perché tutti noi siamo fragili di fronte ai cambiamenti. Ma direi che il lavoro con i giovani è particolarmente importante. Come Möbius ci siamo resi conto che i giovani che tutti vogliono conquistare, non si fanno conquistare facilmente, sfuggono facilmente. Con la Supsi per esempio abbiamo fatto un progetto sulla valorizzazione dell’epistolario di Vincenzo Vela: siamo riusciti a motivarli con un lavoro iniziato mesi prima.
Il mondo digitale è sempre più globalizzato, mentre il Möbius Lugano è, fin dal titolo, premio geograficamente localizzato. Rimane spazio per un digitale locale?
Penso che la chiave sia l’Europa – e sono ben attento a non dire “la vecchia Europa” – contro lo strapotere di Stati Uniti e Cina che, ad esempio sul tema della protezione dei dati, non si fanno scrupoli o se ne fanno davvero pochi.
E come svizzeri – eccedo un po’ in retorica, lo so – dovremmo renderci conto che abbiamo la ricchezza di una piccola nazione all’avanguardia, ma anche che l’approdo ideale è l’Europa, sperando che l’Europa riesca a porre degli argini, a regolamentare aspetti come il “credito sociale” che troviamo in Cina. Rischiamo di tarpare le ali a un certo tipo di ricerca, ma è un passo che credo occorra fare.
In 25 anni si è passati dal Cd-Rom alla realtà immersiva. Posso chiedere una previsione su come sarà tra altri 25 anni il Möbius?
La futurologia mi piace sempre ed eviterò il classico “non ho la sfera di cristallo”.
Una parola chiave sarà sicuramente l’intelligenza artificiale che sta entrando in tutte le sfere culturali e promette grandi sconvolgimenti. Per questo mi piacerebbe mettere in piedi un premio sull’intelligenza artificiale, in collaborazione con l’Istituto dalle Molle.