Respinto il ricorso presentato dall'ex cappellano scout condannato per pedofilia. Il film 'Grazie a Dio' fa parte di 'un dibattito d'interesse generale'
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da padre Bernard Preynat contro la diffusione del film ‘Grazie a Dio’ di François Ozon. All'inizio del 2019, tramite i propri legali, il sacerdote aveva chiesto la sospensione dello sfruttamento del lungometraggio, accusato di avere infranto la sua presunzione d'innocenza mentre egli non era stato ancora processato in quello che sarebbe diventato il caso di pedofilia più clamoroso di Francia.
Ispirato alla storia di tre uomini che accusano l'ex cappellano scout di avere abusato di loro trent'anni fa, il film di Ozon racconta la lotta dei sopravvissuti a Preynat condotta tramite l'associazione La Parole Libérée, per portare il caso alla giustizia e denunciare l'inerzia della Chiesa. Premiato al festival di Berlino, il film ha chiamato nelle sale francesi oltre 900mila spettatori.
Nel marzo 2020, Bernard Preynat è stato condannato a cinque anni di carcere per innumerevoli aggressioni sessuali commesse tra il 1971 e il 1991 nella diocesi di Lione. Il religioso e ha rinunciato in appello lo scorso autunno. L'anno precedente, nel febbraio 2019, due giorni prima dell'uscita del film, il tribunale di Parigi aveva respinto la sua richiesta di vietare la diffusione del film fino alla decisione finale del tribunale. Richiesta respinta anche in appello, nel giugno dello stesso anno. Padre Preynat ha quindi presentato ricorso, respinto lo scorso mercoledì: ricordando la motivazione della corte d'appello, ovvero il fatto che film fa parte di un "dibattito d'interesse generale", la Corte ha confermato che una sospensione della sua diffusione avrebbe costituito una misura "sproporzionata".
"La presunzione d'innocenza vieta di presentare un uomo come colpevole e non solo come colpevole. Purtroppo la Corte ha deciso il contrario", si è rammaricato Emmanuel Mercinier-Pantalacci, avvocato del sacerdote.