Società

Storia di Charly, primo 'padre single' con congedo 'maternità'

Dopo aver avuto la piccola Sofia grazie alla pratica legale dell' 'utero a noleggio' la ditta dove lavora gli ha concesso i tre mesi previsti dalla legge per le madri

(Foto: profilo Instagram del padre)
27 settembre 2019
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Sofia ha due mesi ed è figlia di Charly. I due abitano a Buenos Aires. Lui, il papà, è sempre accanto a lei da quando è nata dopo aver fatto capire al suo datore di lavoro che è un padre single, il primo in città. Così la ditta dove lavora gli ha riconosciuto il diritto al congedo maternità, che in Argentina dura tre mesi. Fantascienza? Non proprio, piuttosto una storia di un’umanità straordinaria, non priva di controversie.

‘Voglio avere un figlio’

“Ho cominciato a sentire il desiderio di avere un figlio otto anni fa”, spiega Charly. Dopo essersi informato su come funziona l’adozione in Argentina aveva deciso di lasciare perdere. Poi però ci fu un suo amico a raccontargli che insieme alla compagna sarebbero diventati genitori grazie al metodo dell’ “utero a noleggio”, una pratica possibile in Argentina per via di un vuoto legale.  Questa modalità aveva un unico ostacolo: fino a poco fa per la legge locale chi partorisce un bambino è automaticamente la madre. Ma basandosi sul fatto che le donne che accettano di “ospitare” l’embrione accordano a priori di non voler esercitare la maternità, un gruppo di persone aveva potuto presentare un ricorso davanti al Tribunale cimentato sul criterio della “volontà procreativa”. Il ricorso venne accolto visto che il concetto della “volontà procreativa” è stato inserito nel Codice civile argentino nel 2015. Esso consente di attestare che la decisione sulla nascita di un bambino o bambina in una determinata maniera è un atto frutto della ‘volontà di amore genitoriale’ da parte di coloro che scelgono di diventare padri. In questo modo al momento della nascita il bambino non viene iscritto nel registro civile come figlio di chi l’ha partorito, ma di chi ha manifestato previamente tale volontà.

La ricerca dell’utero

Charly iniziò la ricerca su Facebook di una persona per la gestazione con certi dubbi: “Sarà un atto egoista avere un figlio e dargli amore incondizionato da parte di un sola persona e non da due?”. Nonostante le perplessità qualche giorno dopo aveva già ricevuto una risposta da parte di una donna. Charly sapeva che uno delle obiezioni principali in merito agli ‘uteri a noleggio’ riguarda la possibilità che certe donne povere vengano sfruttate e usate come ‘contenitore’, viste le loro necessità economiche. “Non volevo che lei sentisse ciò. Ci siamo trovati e ho visto una donna molto sicura della sua decisione. Mi è sembrato che aveva molto in chiaro che essere madre (la donna in questione aveva già due figli grandi) era tutt’altra cosa rispetto a concepire un figlio per qualcun altro”.  Si sono trovati altre volte e hanno trovato un accordo: “Ci siamo aiutati a vicenda: lei mi ha aiutato a formare la famiglia che io sognavo e io l’ho aiutata a concretizzare alcuni progetti che lei desiderava”.

Prima di cominciare il trattamento di fertilità Charly e la donna hanno firmato un atto notarile in cui lei ha manifestato di non avere alcuna ‘volontà procreativa’ e pertanto che non sarebbe stata la mamma del bebè. Charly invece ha dichiarato che era lui ad avere questa volontà e che sarebbe stato soltanto lui a esercitare la paternità.

Grazie agli ovuli di una donante e allo sperma di Charly sono stati concepiti sei embrioni di cui uno è stato depositato. “Siamo usciti dalla clinica, siamo andati a prendere un caffè e lei mi ha detto: stai tranquillo, sono incinta”.

Congedo di pater/maternità

Dopo i primi tre mesi di gravidanza Charly si era accorto che avrebbe avuto un problema: come avrebbe fatto per prendersi cura di Sofia quando lei nascesse? “Sono l’unica fonte di sostentamento per lei e non avevo tre mesi di vacanza da prendere”.  Charly si è rivolto all’ufficio Risorse Umane della ditta in cui lavora e la prima risposta che ha ricevuto è che la licenza per paternità che legalmente gli aspettava era di due giorni. Allora Charly ha portato tutta la documentazione in suo possesso: il ricorso collettivo, l’atto notarile, il contratto con la clinica di fertilità e ha spiegato la situazione con estrema chiarezza: “Non c’è un'altra persona, sono solo io”. Dopo analizzare il tutto l’ufficio del personale lo richiamò per comunicargli che avrebbe avuto diritto al congedo di maternità di tre mesi previsto dalla legge.

Finalmente Sofia è nata. A Charly rimane ancora un mese di congedo. È riuscito a fare l’iscrizione all’ufficio dello stato civile senza che venga considerata ‘madre’ la donna che ha ‘ospitato’ l’embrione per nove mesi.  Alcuni c’erano già riusciti a iscrivere i figli nati da un ‘utero a noleggio’ ma erano sempre state delle coppie. Charly è il primo padre single di Buenos Aires.