Nuove scoperte rivelano una possibile origine diversa rispetto agli altri massi del monumento
La cosiddetta "pietra dell'altare" di Stonehenge, un blocco di cinque metri di arenaria, nasconde un segreto sulla sua origine: la sua composizione la rende diversa da tutte le altre pietre di dimensioni simili della struttura, che provengono da una cava nel Galles occidentale a oltre 225 chilometri di distanza, e anche da quelle più grandi, che arrivano a oltre 55 tonnellate di peso e che furono trasportate per circa 25 chilometri.
La scoperta, pubblicata sul Journal of Archaeological Science, è stata fatta da ricercatori della britannica Aberystwyth University e indica che la pietra potrebbe arrivare da molto più lontano, forse dal Nord della Gran Bretagna: una scelta che sottolinea un significato particolare attribuito a questo "altare".
Teorie precedenti suggerivano che la pietra dell'altare provenisse da un altro giacimento situato sempre nel Galles occidentale e formatasi circa 400 milioni di anni fa, quando Europa e Nord America si scontrarono. I ricercatori guidati da Richard Bevins hanno quindi effettuato diverse analisi su campioni provenienti da questa cava, mettendoli a confronto con la pietra di Stonehenge: i risultati mostrano che non corrispondono.
Secondo gli autori dello studio, dunque, la pietra dell'altare non può più essere considerata simile alle altre "pietre blu", così chiamate perché assumono una sfumatura bluastra quando sono bagnate. I 225 chilometri che hanno percorso queste pietre di dimensioni più piccole rappresentano una delle più lunghe distanze di trasporto conosciute per un monumento ma, se l'ipotesi dei ricercatori è corretta, questo record potrebbe essere infranto dall'altare di Stonhenge: la ricerca della sua origine è dunque iniziata.