Il pianeta, scoperto grazie al progetto Carmenes (attivo dal 2016) dista 31 anni luce dal nostro e verosimilmente potrebbe essere abitabile
Un altro sosia della Terra, chiamato Wolf 1069 b, è stato scoperto a 31 anni luce di distanza da noi, in direzione della costellazione del Cigno: potrebbe essere abitabile, nonostante abbia una faccia perennemente illuminata e una perennemente al buio, proprio come la Luna.
Il nuovo pianeta si colloca così al sesto posto, per lontananza da noi, tra quelli di massa terrestre potenzialmente abitabili, ed è stato individuato grazie al progetto Carmenes, attivo dal 2016, che utilizza l’osservatorio Calar Alto in Spagna proprio alla ricerca di pianeti situati nelle zone abitabili delle loro stelle.
La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori guidati da Diana Kossakowski dell’Istituto tedesco Max Planck per l’astronomia (Mpia) di Heidelberg, che l’ha pubblicata sulla rivista Astronomy & Astrophysics.
Wolf 1069 b ha una massa appena superiore a quella terrestre e un’orbita che dura circa 15 giorni: si trova quindi molto vicino alla sua stella, la nana rossa Wolf 1069, ma nonostante questo riceve solo il 65% circa dell’energia che la Terra ottiene dal Sole. Questo perché la nana rossa è molto più debole e fredda del nostro Sole: la temperatura media calcolata per il pianeta, infatti, è di circa -23 gradi, cosa che suggerisce che si tratti di un corpo roccioso.
Se avesse anche un’atmosfera, gli autori dello studio hanno stimato che la temperatura potrebbe salire fino a 13 gradi, permettendo l’esistenza di acqua liquida in un’ampia regione della parte rivolta verso la stella. Un’altra caratteristica che gioca a favore dell’abitabilità di Wolf 1069 b è l’apparente tranquillità dell’astro attorno al quale orbita. Le nane rosse, di solito, sono note per essere molto attive e turbolente, provocando massicci venti stellari e intense radiazioni che rendono sterili i pianeti. Wolf 1069, invece, appare placida, anche se è probabilmente troppo presto per dirlo con certezza. Il nuovo sosia della Terra si avvia quindi a diventare un candidato promettente per ricerche più approfondite.